martedì 5 febbraio 2013

III PARTE DEPRESSIONE POST PARTUM



Sintomatologia e valutazione del rischio


La PND oggi è convenzionalmente riconosciuta a livello scientifico in base ai sistemi di classificazione diagnostica DSM-IV  e ICD-10. Il DSM-IV include la voce “post partum” nella sezione “specificazione per la descrizione del più recente episodio di alterazione dell’umore” dove infatti è contemplata la voce “ con esordio nel post partum” entro le prima quattro settimane dopo il parto, sottolineando che i sintomi non sono diversi da quelli dell’alterazione del tono dell’umore al di fuori di questo periodo.
I sintomi maggiormente frequenti negli episodi depressivi che si manifestano nel post partum, benchè non siano specifici per essi, sono: fluttuazione dell’umore, caratterizzate da un rapido alternarsi del tono dell’umore con sintomi di tristezza, svogliatezza, pianto, caduta della concentrazione; preoccupazione eccessiva per il benessere del bambino: l’intensità di queste preoccupazioni può variare dall’iper-coinvolgimento fino a veri e propri deliri.
La presenza di gravi ruminazioni mentali e pensieri deliranti relativi al neonato si associa ad un rischio particolarmente elevato di danneggiare fisicamente ed emotivamente il bambino.
L’infanticidio è spesso associato ad episodi depressivi psicotici che si verificano nel post partum, caratterizzati da allucinazioni che ordinano alla donna di uccidere il figlio o da deliri di possessione demoniaca del neonato. L’uccisione del bambino può anche verificarsi duranti gravi episodi di alterazione dell’umore post partum, privi di deliri e di allucinazioni specifici.
Riconoscere e diagnosticare precocemente la PND risulta spesso difficile soprattutto per la natura mascherata ed ambigua dei primi sintomi. I primi segni depressivi si manifestano, appunto, in modo subdolo e la forma mascherata iniziale può evolversi in modo silente per lungo tempo. Si può assistere, nei primi mesi, ad una depressione “sorridente”.
In altri casi, la madre depressa tende a vivere in modo ritirato con il suo bambino e fatica a riconoscere ed ammettere il suo stato di sofferenza. Uno dei motivi che impediscono alla madre di cercare aiuto sembra essere l’immaginario popolare che trasmette un quadro idilliaco di felicità entro  il quale bisognerebbe trovare istintivamente i gesti dell’efficacia materna.
La sintomatologia della PND appare in modo conclamato tra le 8 e le 12 settimane dopo il parto. In ogni madre si può manifestare una diversa costellazione di sintomi, che variano in base alle caratteristiche individuali, psicosociali ed ambientali. I sintomi più frequenti sono:
·        Umore depresso e tristezza;
·        Disinteresse in varie attività;
·        Affaticamento  e mancanza di energia;
·        Agitazione o rallentamento psicomotorio;
·        Pianto persistente ed immotivato;
·        Bassa autostima;
·        Sensi di colpa ed auto biasimo;
·        Pensieri di morte, ideazioni suicidarie;
·        Ansia;
·        Irritabilità;
·        Pessimismo;
·        Ruminazione ossessiva;
·        Senso di solitudine;
·        Scarsa capacità di concentrazione;
·        Difficoltà nel prendere decisioni;
·        Difficoltà di memoria;
·        Disturbi del sonno;
·        Disturbi dell’appetito;
·        Disturbi della sfera sessuale;
·        Melanconia.
I fattori di rischio della PND, schematicamente, sono rappresentati da:
·        Un basso status socioeconomico;
·        Fattori biologici dati soprattutto dai cambiamenti dei tassi di alcuni ormoni nei primi giorni dopo il parto ( come il progesterone);
·        Fattori ostetrici-ginecologici: vari studi hanno indagato le possibili associazioni tra aspetti legati alla storia della gravidanza e del parto e la comparsa della PND;
·        Fattori psicosociali come gli eventi di vita stressanti o negativi recenti nel corso della gravidanza; le difficoltà nel rapporto di coppia; la cattiva qualità della relazione con il partner; lo scarso sostegno sociale.
Anche alcuni fattori psicologici possono avere un ruolo nell’aumentar il rischio di sviluppo della PND, come:
·        La storia personale o familiare di disturbi psichiatrici;
·        La depressione e l’ansia durante la gravidanza;
·        La maternity blues;
·        Fattori di personalità;
·        Il temperamento difficile del bambino.
La depressione produce nelle madri una generale limitazione dell’espressione dell’affettività: tale predisposizione, ricavabile dall’aspetto triste, teso, ansioso e talvolta irritato, si esprime nella tendenza ad evitare il contatto fisico e visivo con il bambino, mediante la messa in atto di atteggiamenti punitivi, oppure attraverso il mancato coinvolgimento in attività comuni.
Le madri depresse si impegnano poco in comportamenti di imitazione: appaiono generalmente ritirate o inibite, oppure estremamente ipercontrollate ed intrusive. Inoltre, queste donne, incontrano numerose difficoltà nell’interpretare correttamente i segnali inviati dal bambino, non riuscendone a soddisfare le esigenze fisiologiche primari. Ad esempio, durante l’allattamento, tendono ad evitare il contatto visivo con il figlio, non riuscendo a comprendere adeguatamente i ritmi di suzione.
Anche il motherese, peculiare tipo i linguaggio che le madri producono istintivamente nelle interazioni con i bambini piccoli, è spesso influenzato negativamente dal disturbo depressivo.
La valutazione o assesment della PND è di primaria importanza per promuovere un intervento precoce sulla donna, sulla costruzione della relazione madre-figlio e sulla relazione di coppia. L’assesment riguarda sia la possibilità di individuare, fin dalla gravidanza, le donne a rischio, sia di individuare correttamente le donne che soffrono di PND.
Gli strumenti maggiormente utilizzati in ambito scientifico prevedono l’utilizzo di questionari di autovalutazione ed interviste psichiatriche semistrutturate; i primi strumenti sono di screening e danno informazioni sulla presenza della sintomatologia depressiva, mentre i secondi consentono una diagnosi precisa di PND.
La valutazione della depressione post natale non si rivela un’operazione facile; bisogna sempre tenere in considerazione la difficoltà della donna stessa a riconoscere i segnali di allarme di uno stato depressivo. Difficile risulta anche la prevenzione in quanto: la comparsa del disturbo è legata alla compresenza di vari fattori di tipo ereditario, ambientale, psicologico e sociale che rendono complessa l’individuazione del disturbo e il suo riconoscimento può essere occultato dalla natura ambigua dei primi sintomi.

Dott.ssa Valentina Mossa

Psicologa, laureata  presso l'Università G. D'Annunzio  di Chieti (CH), impegnata nel tirocinio formativo presso l'associazione Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara (PE). 


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