Secondo
alcuni autori una conseguenza comune della Philofobia
è l'anoressia
sentimentale dal suffisso privativo greco "an" e dal
verbo greco "orao": mancanza
di desiderio, in questo caso sia sentimentale che sessuale.
Ma chi è l’anoressico affettivo?
Può
essere una persona in apparenza socievole, amante della buona compagnia e dei
divertimenti, ma allo stesso tempo un individuo solitario. La struttura di personalità
che lo caratterizza è autarchica, ossia una persona chiusa in se stessa,
regolata da stili di vita tanto indipendenti e conflittuali da non consentire
la nascita e la persistenza di legami.
Ecco le 5 personalità philofobiche….
1.
Anoressico Ascetico
Si tratta di un individuo fondamentalmente solitario, poco incline
alle relazioni in genere, spesso è una persona timida con tratti infantili. Presenta
una normale rete sociale, spesso anche fitta, ma che pur al suo interno resta
priva di contatti profondi e duraturi (sia in amicizia che in amore).
2.
Single Discontinuo
Questi individui prediligono relazioni brevi e fugaci, con il solo
obiettivo di soddisfare la bramosia fisica e di fare esperienza. Una volta
raggiunto il loro scopo essi si ritraggono nella loro abituale solitudine,
caratterizzata da ipercriticità, noia, disgusto e la sensazione di uno scampato
pericolo.
3.
Anoressico
Conflittuale
Individui che inizialmente entrano nei rapporti con forti
idealizzazioni, con stati di esaltazione che simulano l’innamoramento, ma
presto riesce a trasformare il rapporto in un inferno. I sentimenti che
prevalgono sono:
Ø
Gelosia Morbosa E
Strumentale
Ø
Perpetua
Insoddisfazione
Ø
Invidia
Ø
Critica
Ø Competizione
4.
Anoressico
Parassitario
Sono individui che si nutrono delle vite altrui, spinti da un’invidia
nei confronti di coloro che sono in grado di vivere l’amore. Il vero oggetto
delle loro pulsioni erotiche e aggressive è il legame stesso; infatti ottenuto
l’amore del partner si stancano del loro «giocattolo» e l’abbandonano il
partner.
5.
Manipolatore
Narcisista
Queste persone godono nel controllare la sua preda non perché la
amano e ne sono gelosi, ma perché il controllo è per loro la forma perfetta di
dominio. Così facendo, il manipolatore, acquisisce con il maltrattamento della
sua preda il “diritto” di umiliare e denigrare costantemente i sentimenti di
unione, allo stesso tempo difende se stesso dai sentimenti d’amore, da cui è
terrorizzato e che è incapace di provare.
Dott.ssa Luisana Di Martino
Dott.ssa Chiara Giaquinta
Laureate in Psicologia e tirocinanti presso la Obiettivo Famiglia Onlus di
Pescara