domenica 28 aprile 2013

ESSERE DONNA

La sindrome premestruale:
un disagio femminile spesso sottovalutato



Con il termine Sindrome Premestruale (SPM), ci si  riferisce all’insieme di sintomi fisici e psichici che si manifestano nei giorni del ciclo precedenti la mestruazione.
La caratteristica comune dei suddetti quadri clinici è che l’insieme dei sintomi fisici e psichici si manifesta dopo l’ovulazione e scompare con l’inizio della mestruazione, per poi ripresentarsi nella stessa fase del ciclo del mese successivo e così via.
I sintomi fisici riscontrati più di frequente sono: tensione mammaria (con o senza mastodinia), aumento ponderale, iperfagia (spesso con craving per i carboidrati), diarrea, stitichezza, vertigini, cefalea, ritenzione idrica, dolori alla schiena e all’addome.
I sintomi psichici possono essere rappresentati da: labilità affettiva, irritabilità, irrequietezza, deflessione del tono dell’umore, ansia, tensione, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, astenia.Tali sintomi non devono essere tutti presenti contemporaneamente.
Riguardo alle cause della SPM sono state formulate diverse ipotesi, ma a tutt’oggi non è stato identificato un unico fattore etiologico sufficiente a spiegare la genesi di tale patologia. Sono stati chiamati in causa fattori biologici, ambientali e socio-psicologici. Tra i primi, si è ipotizzato che potesse verificarsi una carenza di progesterone con aumento degli estrogeni, un aumento della prolattina o dei livelli di aldosterone. I fattori socio-psicologici che favoriscono lo sviluppo della SPM potrebbero essere riconducibili a un vissuto nevrotico di tipo conflittuale della femminilità e della sessualità, determinato di frequente dall’atteggiamento culturale e religioso della famiglia e del contesto sociale di riferimento, nei confronti di queste tematiche.

 Centro di Psicoterapia Familiare

ATTACCHI DI PANICO


Ho paura da morire




Chi ha provato gli attacchi di panico li descrive come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta. E’ ovvio che la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante.
Il singolo episodio, quindi, sfocia facilmente in un vero e proprio disturbo di panico, più per "paura della paura" che altro. La persona si trova rapidamente invischiata in un tremendo circolo vizioso che spesso si porta dietro la cosiddetta "agorafobia", ovvero l’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico inaspettato.
Diventa così pressoché impossibile uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, e cosi via.
L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo dei suoi attacchi di panico, costringendo spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque, con l’inevitabile senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere "grande e grosso" ma dipendente dagli altri, che può condurre ad una depressione secondaria. 
La caratteristica essenziale del Disturbo di Panico è la presenza diattacchi di panico ricorrenti, inaspettati, seguiti da almeno 1 mese di preoccupazione persistente di avere un altro attacco di panico.
La persona si preoccupa delle possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi di panico e cambia il proprio comportamento in conseguenza degli attacchi, principalmente evitando le situazioni in cui teme che essi possano verificarsi.
Il primo attacco di panico è generalmente inaspettato, cioè si manifesta "a ciel sereno", per cui il soggetto si spaventa enormemente e, spesso, ricorre al pronto soccorso; poi pssono diventare più prevedibili.
Per la diagnosi sono richiesti almeno due attacchi di panicoinaspettati, ma la maggior parte degli individui ne hanno molti di più.
Gli individui con Disturbo di Panico mostrano caratteristiche preoccupazioni o interpretazioni sulle implicazioni o le conseguenze degli attacchi di panico. La preoccupazione per il prossimo attacco o per le sue implicazioni sono spesso associate con lo sviluppo di condotte di evitamento che possono determinare una vera e propriaAgorafobia, nel qual caso viene diagnosticato il Disturbo di Panico con Agorafobia
Di solito gli attacchi di panico sono più frequenti in periodi stressanti. Alcuni eventi di vita possono infatti fungere da fattori precipitanti, anche se non indicono necessariamente un attacco di panico. Tra gli eventi di vita precipitanti riferiti più comunemente troviamo la separazione, la perdita o la malattia di una persona significativa, l’essere vittima di una qualche forma di violenza, problemi finanziari e lavorativi.
I primi attacchi si verificano di solito in situazioni agorafobiche (come guidare da soli o viaggiare su un autobus in città) e comunque spesso in qualche contesto stressante.
Gli eventi stressanti, le situazioni agorafobiche, il caldo e le condizioni climatiche umide, le droghe psicoattive possono infatti far insorgere sensazioni corporee che possono essere interpretate in maniera catastrofica, aumentando il rischio di sviluppare attacchi di panico e disturbi di panico.
I SINTOMI
L’attacco di panico ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente l’apice (di solito entro 10 minuti o meno) e dura circa 20 minuti (ma a volte molto meno o di più).
I sintomi che possono caratterizzare l’attacco di panicosono:
Palpitazioni/tachicardia (battiti irregolari, pesanti, agitazione nel petto, sentirsi il battito in gola)
Paura di perdere il controllo o di impazzire (ad esempio, la paura di fare qualcosa di imbarazzante in pubblico o la paura di scappare quando colpisce il panico o di perdere la calma)
Sensazioni di sbandamento, instabilità (capogiri e vertigini)
Tremori fini o a grandi scosse
Sudorazione
Sensazione di soffocamento
Dolore o fastidio al petto
Sensazioni di derealizzazione (percezione del mondo esterno come strano e irreale, sensazioni di stordimento e distacco) e depersonalizzazione (alterata percezione di sé caratterizzata da sensazione di distacco o estraneità dai propri processi di pensiero o dal corpo)
Brividi
Vampate di calore
Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio)
Nausea o disturbi addominali
Sensazione di soffocamento
Sensazione di asfissia (stretta o nodo alla gola)
La frequenza e la gravità degli attacchi di panico varia ampiamente nel corso del tempo e delle circostanze. Ad esempio, alcuni individui presentano attacchi moderatamente frequenti (per es., una volta a settimana), che si manifestano regolarmente per mesi. Altri riferiscono brevi serie di attacchi più frequenti (per es., quotidianamente per una settimana), intervallate da settimane o mesi senza attacchi o con attacchi meno frequenti (per es., due ogni mese) per molti anni. 
Vi sono anche i cosiddetti attacchi paucisintomatici, molto comuni negli individui con Disturbo di Panico, che sono degli attacchi in cui si manifestano soltanto una parte dei sintomi del panico, senza esplodere in un vero attacco. La maggior parte degli individui con attacchi paucisintomatici, tuttavia, hanno avuto attacchi di panico completi in qualche momento nel corso del disturbo.
Durante un attacco di panico, pensieri catastrofici automatici e incontrollati riempiono la mente della persona, che ha quindi difficoltà a pensare chiaramente e teme che tali sintomi siano veramente pericolosi. Alcuni temono che gli attacchi indichino la presenza di una malattia non diagnosticata, pericolosa per la vita (per es., cardiopatia, epilessia). Nonostante i ripetuti esami medici e la rassicurazione, possono rimanere impauriti e convinti di essere fisicamente vulnerabili. Altri temono che gli attacchi di panico indichino che stanno "impazzendo" o perdendo il controllo, o che sono emotivamente deboli e instabili.

 Centro di Psicoterapia Familiare

Fonte: ipsico.org

SESSUALITA'


DESIDERIO RICERCATO


Il desiderio sessuale individuale o di coppia appare nelle domande sessuologiche immerso in una dimensione sociale che ha subito nell'ultimo decennio una evoluzione paradossale.
In passato, si riteneva che l'uomo giovane e virile fosse il portatore del desiderio più forte e dell'erotismo più naturale, mentre donne, bambini e anziani erano confinati nel limbo di altri desideri (dolcezza e saggezza).
Oggigiorno sono proprio gli uomini fra i 30 e i 40 anni che presentano più sovente disturbi del desiderio, la sessualità ha cambiato volto, da fatto privato e confinato nella camera da letto è diventato un fenomeno pubblico, un prodotto di consumo, un territorio di prestazione e di confronti, un supporto alle forme più svariate della pubblicità.
L'uomo che trovava nella conquista il motore del suo desiderio si scopre oggi sovente conquistato, e soprattutto, obbligato a riuscire.
Emerge frequente la paura dell'uomo di fare brutta figura, in particolare il timore che gli amici lo vengano a sapere. La paura di essere “ tradito ” si è trasformata in una paura di non essere all'altezza. In questa ottica fare l'amore con piacere è diventato un nuovo dovere sociale.
Se vissuta in questi termini la sessualità, si allontana da ciò che significa desiderare qualcosa, desiderare una persona, creare quei movimenti interni che spesso ci portano ad andare verso “l'oggetto” desiderato.
All'inizio di una storia, il livello di desiderio tra due persone è, e dovrebbe essere altissimo.
Nel campo della sessuologia, “Il desiderio” consiste in fantasie sull'attività sessuale e nel desiderio di praticarle. E' proprio questo desiderio di pratica e la conseguente soddisfazione che alimenta il desiderio in quanto l'insoddisfazione di tale progetto determinerà un'inibizione dello stesso ed una maggiore prudenza in una successiva situazione.
In un rapporto di coppia il desiderio per esistere e mantenersi deve potersi fondare su un'attenzione calda e piacevole della relazione tanto da permettere una libera espressione del proprio desiderio volto così alla ricerca del piacere.
Desiderare di far l'amore con una persona è qualcosa che spesso và al di là della semplice sessualità. Ma nel medio o lungo periodo qualcosa può cambiare. E tutto non è più come prima.
“Desidero” ancora questa persona o “Non la desidero più”?
Ci si comincia a fare queste domande e spesso le questioni caratteriali prendono il sopravvento. Non desiderò più questa persona perché realmente non ne sono più attratto o perché questa persona contraddicendomi non mi fa sentire più amato/a? la fiamma iniziale comincia piano piano a spegnersi e il desiderio lascia il posto all'ego.
La disponibilità gioiosa verso l'esperienza sessuale diminuisce.
Le cause intrapsichiche sono spesso la ragione della diminuzione del desiderio sessuale.
Le paure infantili, le inibizioni derivanti dalla religione ed i blocchi emotivi possono condizionare la sessualità e l'intimità, quando ciò accade i risultati sono drammatici.
Nel momento in cui si parla di un calo del desiderio la causa si può rifare anche a fattori interrelazionali. In una coppia esiste un “IO” ed un “Tu” e spesso queste due identità si fondono non lasciando spazio ad una propria individualità, l'altro perde una sua identità che si fonde con la mia.
Shnarch sottolinea che i disturbi del desiderio sessuale siano indicativi di una mancanza o di una perdita di differenziazione nella relazione.
Ciò significa che ambedue i partner stanno perdendo la loro capacità di attuare uno sviluppo personale rischiando di perdersi nell'altro, sottolinea come la differenziazione permette la relazione senza dipendenza dall'altro e promuove la capacità di vivere pienamente l'intimità, l'erotismo, la passione e l'accudimento.
Se ci accorgiamo che il nostro desiderio nei confronti del partner stà diminuendo, non lasciamo cadere la cosa ma domandiamoci perché, che cosa posso fare, che cosa è cambiato rispetto a prima.
Mantenere vivo il desiderio sessuale significa “Coltivare la coppia”, “Coltivare se stessi” permettendo ad ognuno di noi di sentirsi rispettati.

Bibliografia
SHNARCH D. - Disturbo del desiderio: una prospettiva sistemica in
Principi e tecniche di terapia sessuale di S. R. Leiblum; R.C. Rosen.
The Guilford Press . N.Y., 2000
HELEN SINGER KAPLAN. – Il disturbo del desiderio sessuale; Oscar Mondatori 1992 

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Fonte: Opsonline