giovedì 24 marzo 2016

A CIASCUNO I PROPRI SPAZI


Avete mai provato la sensazione di sentirvi soffocati, invasi e frustrati? Se la risposta a tale quesito è SI, è probabile che si sia verificata nella vostra vita una rottura dei propri confini o addirittura un loro non riconoscimento.

I confini personali sono i limiti che definiscono dove inizia e finisce il nostro spazio personale fisico, emotivo e mentale. Questi margini, naturalmente sono flessibili, allargabili o no a secondo del tipo di relazione che vogliamo stabilire con gli altri (con il/la partner, in società, in famiglia, con i colleghi...) e a secondo della situazione in cui ci troviamo.
Edward T. Hall, un antropologo statunitense, nel corso dei suoi studi si è occupato prevalentemente di prossemica, ovvero lo studio del rapporto tra comunicazione ed uso degli spazi interpersonali, individuandone quattro tipi:
·  distanza intima (0-45  cm). Questa è la più vicina al nostro corpo, poiché in essa si verificano diversi fenomeni emozionali, per cui possono accedervi soltanto persone con le quali si sia stabilito un rapporto di intimità (genitore - figlio, coppia).
·  distanza amicale/personale (45-120 cm). Caratterizza le relazioni tra conoscenti che si sentono a proprio agio. Alla zona personale possono accedere familiari, amici, colleghi e tutte quelle persone con le quali di solito si hanno rapporti di affabilità. Questa distanza ci permette di essere maggiormente obiettivi e meno invischiati come accade nella relazione intima.
·  distanza sociale (1,2-3,5 metri). È lo spazio riservato ai contatti sociali meno profondi, più convenzionali e formali.
·  distanza pubblica (oltre i 3,5 metri). Riguarda le pubbliche relazioni, incontri di lavoro, seminari, cerimonie, conferenze e spettacoli... Tale distanza è regolata, di solito, da precisi protocolli e spesso stabilisce il potere di un individuo sugli altri.
Naturalmente la quantità di spazio di cui ognuno di noi ha bisogno è soggettiva poiché in alcuni casi può essere maggiore, in altri minore. Spesso, però, per paura di offendere l’altra persona o per quieto vivere non esercitiamo il diritto di rispettate i nostri confini e lasciamo che l’altro invada il nostro spazio, manipolandolo o obbligandoci a fare qualcosa contro la nostra volontà, ed è proprio in questi casi che ci sentiamo sopraffatti.
È fondamentale, quindi, definire e conoscere i propri confini e far in modo che essi vengano rispettati in qualsiasi relazione al fine di non creare né dipendenza né troppa distanza. Trovare il proprio equilibrio è basilare e allo stesso tempo, è necessario che esso sia dinamico.
Come facciamo allora a identificare i nostri confini? È necessario conoscere se stessi, riconoscere e sentire le proprie reazioni emotive, il pensiero che queste emozioni ci suscitano e quali azioni mettiamo in atto per gestirle. Queste sono una guida infallibile, perché quando qualcuno cerca di invadere il nostro spazio, è il corpo che per primo lo segnala, ma questo non è altro che il propagarsi della reazione che abbiamo provato a livello emotivo.
Quando ci sentiamo a disagio, infastiditi, frustrati, arrabbiati, delusi dopo un commento o un comportamento è importante capire il perché quelle  parole o quegli atteggiamenti hanno provocano in noi quelle sensazioni o reazioni. Non bisogna reprimere ciò che stiamo ‘sentendo’ perché faremmo un danno solo a noi stessi accumulando stress e tensioni che potrebbero poi sfociare in una reazione esagerata.
Se conosciamo i nostri confini, difficilmente chi si troverà di fronte a noi potrà invadere il nostro spazio. Se non riusciamo a comunicare in primis a noi stessi e poi agli altri qual è il nostro spazio, non facciamo altro che consegnare il nostro potere personale in mano all’altra persona. Quindi, come spesso accade, non è l’altro che ci invade, ma siamo noi che lasciamo i cancelli aperti e ci facciamo mettere “i piedi in testa”.
In conclusione appare chiaro come  rispettare e conoscere se stessi è fondamentale per ottenere anche il rispetto e riconoscimento altrui.

 Dott.ssa Luisana Di Martino
Laureata in Psicologia a Chieti (CH) e tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara (PE).