giovedì 25 ottobre 2012

Vi Presento...



CENTRO DI PSICOTERAPIA FAMILIARE

Il Centro di Psicoterapia Familiare è uno spazio accogliente e contenitivo destinato a individui e famiglie che vivono difficoltà legate alle diverse fasi del ciclo di vita.
Il disagio psicologico espresso viene letto attraverso la comprensione delle sue origini e l’analisi delle dinamiche interpersonali che emergono nel sistema famiglia.
In quest’ottica le difficoltà manifestate da uno dei membri di questo sistema esprimono simbolicamente il conflitto interno che questo vive e acquisiscono una funzione precisa solo se considerate all'interno del contesto familiare stesso.
Il processo terapeutico diventa un contesto di incontro e di costruzione di una esperienza comune tra famiglia e terapeuta il cui fine è la realizzazione di un campo emotivo in cui si possano esprimere liberamente i propri vissuti.
Il programma di intervento utilizza l’approccio Sistemico Relazionale che si basa sul presupposto secondo cui le relazioni interpersonali hanno una grande influenza sullo stato di benessere o malessere sperimentato da un individuo in un particolare momento di vita.
Servizi offerti:
Consulenza Psicologica
Un intervento mirato su specifiche richieste quali difficoltà comunicative, gestione dei figli, crisi relazionali, caratterizzato da un lasso di tempo limitato in cui l’individuo, la coppia o l’intera famiglia possano rafforzare le proprie risorse personali finalizzate alla risoluzione di tali difficoltà.
Psicoterapia Familiare
In questo modello di intervento è prevista la presenza di tutta la famiglia. Si utilizza questo spazio anche quando a manifestare il problema è solo uno dei suoi membri che si fa “portatore di un sintomo”, segnalando un disagio che spesso è allargato a tutta la famiglia. Gli incontri sono quindicinali e prevedono la collaborazione simultanea di due professionisti, uno dei quali segue l’incontro in supervisione diretta assistendo alla seduta attraverso l’uso di telecamere.
Psicoterapia di Coppia
Il lavoro con la coppia è volto a riconoscere il significato del disagio vissuto dai partner, contestualizzandolo alla luce della fase del ciclo vitale in cui esso si manifesta, delle regole di relazione della coppia, della storia personale dei suoi membri e di quella delle loro famiglie d'origine. L’obiettivo è riportare l'equilibrio precario in cui si trova la coppia ad uno più funzionale ad essa, facendo leva sulle risorse e sulle potenzialità dei partner.
Mediazione familiare
Prevede un percorso breve mirato ad affrontare le difficoltà legate alla separazione di una coppia. L’obiettivo principale è rafforzare le capacità della coppia genitoriale di trovare degli accordi nel rispetto delle esigenze personali e dei figli. Il mediatore è un Terzo nella coppia che permette ai suoi componenti di raggiungere un’intesa reciproca e durevole su questioni che riguardano la gestione dei figli oltre che sulla situazione economica .

Aree di intervento:
Problematiche relative a fasi critiche della vita (eventi traumatici, fobie, ansia, passaggi evolutivi, ecc.) personali, di coppia o familiari;
Difficoltà di relazione e di comunicazione all'interno della coppia e della famiglia (tra coniugi, genitori e figli, fratelli, ecc.);
Conflittualità nella gestione di separazioni e divorzi;
Sostegno alla genitorialità e supporto psico-educativo;
Criticità scolastiche e di apprendimento;
Difficoltà e conflittualità legate all'ambiente lavorativo;
Prevenzione del disagio (rischi correlati all'abuso / dipendenza di sostanze psicoattive, gioco e internet).

Pescara, Via Nicola Fabrizi, 60 - cpfpescara@gmail.com - 349.5948873

venerdì 19 ottobre 2012



Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

(P. Neruda)





giovedì 18 ottobre 2012



 "I Cormorani"

... i cormorani sono uccelli marini,
che, prima di abbandonare il nido,
regrediscono a comportamenti appresi
nelle prime ore di vita: dondolano, pigolano,
poi spiccano il volo.
Fanno un passo indietro per poi farne due in avanti,
in una sorta di "re-progressione" biologica.

Cosi anche nell'umano:
"ritornare per  rifare le valigie e ripartire dinuovo"
significa approfittare di un incontro emozionale,
un viaggio a ritroso, per riscoprire il nutrimento affettivo,
il senso di Sè,
per poi spontaneamente "ripartire per il proprio viaggio"..

                                    A.Canevaro, psichiatra psicoterapeuta

                             

martedì 9 ottobre 2012

Approfondimento - Psicologia dello sport

Lo spogliatoio e lo spirito di gruppo


Foto: www.forzapescara.tv

Si dice che lo spogliatoio è l’anima della squadra. Attraverso quella porta gli individui diventano gruppo, si vestono di un colore, di un’identità. Dentro quelle mura si indossano le scarpe che rappresentano gli strumenti del mestiere, la base di tutto, il collegamento tra le estremità di un corpo, mente e piedi, questi ultimi intesi come sostegno del peso dell’individuo e del carico della sua esperienza tecnica. In questo spazio il giocatore comunica con dialoghi, sguardi, atteggiamenti e respiri, il suo voler “stare dentro” la squadra, il suo voler contribuire all’essenza storica di quel nome che è chiamato in campo a difendere. Se in campo il campione è tenuto a mostrare la sua competenza tecnica, è nello spogliatoio che può esprimere se stesso in relazione agli altri. In questo spazio, il gruppo si compone così di tanti rapporti individuali che si intersecano e diventano la solida rete che deve proteggere da eventuali cadute, dagli attacchi del mondo esterno (squadra avversaria, mass media) e ciò rappresenta la costante che accompagna importanti squadre di seria A come anche piccole squadre dilettantistiche.
Il gruppo squadra di calcio è un gruppo in cui i calciatori si ritrovano insieme per il solo motivo di aver sottoscritto un contratto con la medesima società. Molte difficoltà possono quindi insorgere da questo fattore e diventa importante, al fine di superarle, la struttura relazionale del gruppo, la rete di comunicazione attuabile sui vari livelli: tra membro e membro del gruppo, tra i sottogruppi, tra conduttore e singoli membri o sottogruppi. Tali interazioni, oltre che in campo, si esplicano maggiormente nello spogliatoio dove il confronto è costante e si lavora per una maggiore coesione, ovvero un grado di solidarietà tra gli appartenenti al gruppo e la condivisione di norme comuni che producano il senso di appartenenza.
Qualora il comportamento di alcuni membri e l’idoneità dei loro atteggiamenti o prestazioni vengano messe in discussione, si possono sviluppare situazioni di conflitto. Nel conflitto, però, esiste un’opportunità di sviluppo e crescita, uno spazio di possibile creatività, in cui attivare competenze legate alla negoziazione ed alla comunicazione; non deve pertanto essere messo a tacere o curato, piuttosto controllato e gestito come segnale (sintomo) per ridefinire la situazione. Se il Mister riesce ad attuare con successo comportamenti mirati a ridurre il conflitto, l’ostilità può essere sostituita con la coesione e il gruppo-squadra potrà, quindi, considerarsi maturo, per cui gli sforzi dei singoli componenti vengono proiettati al raggiungimento dello scopo comune.
La frase “i panni sporchi si lavano in famiglia” aggiunge significato al valore dello spogliatoio e si unisce alla simbologia che c’è dietro questo luogo fisico in cui si discutono i problemi del gruppo ed ognuno può sentirsi libero di esprimersi poiché ciò che accade lì dentro non ne attraversa le mura. Rappresenta quindi una garanzia ed una tutela reciproca di cui ognuno di loro fa uso ad esempio nel confronto con i mass media che, indirettamente con gli articoli, ma esplicitamente nelle interviste, lavorano per far emergere le dinamiche di spogliatoio, probabilmente conosciute nell’ambiente, che però non vengono confermate ai giornalisti, ai commentatori ed al pubblico della tifoseria. La vittoria in sé resta il fine ultimo di una squadra di calcio, mentre tutto il percorso che si costruisce per ottenerla passa attraverso un impegnativo lavoro di definizione del gruppo che avviene proprio nello spogliatoio. Esiste, dunque, un’influenza molto forte tra spirito di squadra, senso di appartenenza e risultato della prestazione: la loro interazione genera coesione e rende il gruppo squadra più stabile e candidato all'altezza ad una prestazione vincente.

dott.ssa  Ivana Siena

http://www.forzapescara.tv/altri-sport/3648-lo-spogliatoio-e-lo-spirito-di-gruppo-approfondimento.html