COMUNICARE…
un’abilità essenziale, senza dubbio una delle competenze che caratterizza
l’essere umano, presente già dai primissimi anni di vita e che diventa via via
sempre più importante e necessaria. Permette lo scambio di pensieri, la
risoluzione dei problemi, l’acquisizione
di nuove visioni o idee. Oltre a questo, una buona comunicazione permette la
creazione di una rete sociale e un funzionamento ottimale delle nostre
relazioni, elemento imprescindibile della vita di tutti i giorni.
Tuttavia, vediamo
come non sempre e non per tutti sia così semplice comunicare, con conseguente,
e a volte incomprensibile, frustrazione, incapacità di risolvere i problemi, in
altre parole sofferenza.
C’è un termine,
poco conosciuto e spesso mal interpretato, che indica proprio questa abilità
comunicativa che sembra mancare sempre di più al giorno d’oggi: ASSERTIVITA’. Questa parola, che a
prima impressione comunica qualcosa di imposto, negativo, autoritario, invece
definisce proprio la capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le
proprie emozioni e opinioni, di ascoltare il punto di vista dell’interlocutore
e sentirsi libero di esprimere il proprio parere, nel rispetto di sé e dell’altro.
È quindi la capacità di comunicare in maniera adeguata in ogni contesto
relazionale in cui ci si trova ad interagire.
La persona
assertiva è quella che ha trovato un punto di equilibrio fra un comportamento
aggressivo e uno passivo, fra un atteggiamento svalutante tipico di chi vuole
avere sempre ragione e che è irremovibile rispetto alle proprie posizioni e,
dall’altro lato, l’atteggiamento di una persona incapace di esprimere i propri
pensieri e sentimenti, che ha difficoltà a prendere decisioni, che si considera
inferiore rispetto agli altri e per questo dipende dal giudizio altrui.
Indubbiamente, l’assertività è, fra le tre, la posizione preferibile per l’uomo
in quanto ha tutta una serie di conseguenze positive: fa star bene con se
stessi, rafforza l’autostima, migliora la qualità delle proprie relazioni. È
indubbio quindi che una buona capacità di comunicare sia una condizione
imprescindibile per il benessere proprio e delle proprie relazioni sociali.
Nonostante ciò, comunicare bene risulta sempre più difficile. E nell’affermare
ciò non possiamo non tener conto della società di oggi, in cui cresciamo e
viviamo: una società basata sulla competitività, sull’incessante lotta per il
raggiungimento di obiettivi per lo più lavorativi, di successo, materiali. In
una società come questa siamo inevitabilmente portati a dare più spazio alla
testa che al cuore, a mettere in un angolo sentimenti ed emozioni, ritenuti
scomodi e ingombranti, pensando così di migliorare la nostra vita, sempre in
accordo con la società materialistica sopra citata, non rendendoci invece conto
di quale effetto negativo questo abbia sul nostro benessere. La testa è la sede
privilegiata di paure e ansie, delle insicurezze legate a se stessi e al
proprio valore, personale e professionale.
Comunicare
in uno stato di ansia o paura porta ad approcciarsi alle
situazioni secondo una schema di vincere o perdere e quindi squalificando
automaticamente l’interlocutore, attribuendogli inconsciamente il ruolo di
perdente. È ovvio che con questi presupposti non potremo mai avviare una
relazione buona e reciprocamente gratificante. La soluzione,invece, sta nel
riuscire a comunicare dal cuore e con il cuore per riuscire ad arrivare al
cuore dell’altro, dando così il giusto spazio alle emozioni e a creare un
dialogo vero e completo, che tenga conto di sentimenti quali fiducia,
tolleranza e rispetto, fondamentali per una relazione. Quindi ancora una volta vediamo sottolineata
l’importanza di sentimenti ed emozioni, canali di comunicazione e contatto fra
i più usati dagli antichi, ma che con l’avvento dei tempi moderni e delle nuove
regole sociali si è andato via via perdendo fino ad arrivare a credere che le
emozioni vadano “controllate o addirittura evitate”.
Non siamo quindi
capaci di comunicare in questo modo perché non veniamo educati a farlo! E
quanto è grave e pericolosa questa cosa! Innanzitutto perché attraverso le
emozioni noi contattiamo e comunichiamo con la parte più profonda delle persone
e quindi tramite esse possiamo sia sentire la vicinanza all’altro, in quanto le
emozioni di base sono le stesse per tutti, sia conoscere l’unicità di ciò che
quella determinata persona prova in quella determinata situazione. Inoltre, è
fondamentale rendersi conto che non è possibile impedire l’espressione di
un’emozione poiché essa troverà, in un modo o nell’altro, un canale d’uscita. Se
non viene liberata nel modo giusto, essa si manifesterà in maniera negativa
attraverso comportamenti distruttivi, malattie psicosomatiche, insomma con
sofferenza. È importante quindi che si educhi l‘individuo, sin da piccolo,
alla libera espressione del pensiero e delle emozioni e quindi ad un modo di
comportarsi naturale, libero e spontaneo.
Oltre a questa
mancata educazione, altri possono essere i motivi per cui facciamo fatica a
dire cosa pensiamo. Innanzitutto c’è la convinzione, sbagliata, che provare
sentimenti, soprattutto negativi, sia segno di debolezza e per questo
nascondiamo quello che proviamo portando avanti un pensiero irrazionale, in
quanto non esiste nessun essere umano perfetto che non abbia mai sofferto. È
sufficiente avere il coraggio di riconoscerlo. Molto spesso invece non si
mostrano i propri sentimenti per paura di essere rifiutati.
È importante però capire
che non essere corrisposti non è una cosa negativa, in quanto non ha a
che fare col valore della propria persona e che è meglio esser respinti per
aver mostrato opinioni e sentimenti propri che non averlo fatto per accontentare
l’altro: si rischia così essere accettati per qualcosa che non si è. Capita
anche, soprattutto nelle relazioni intime, che l’individuo non esprima i propri
pensieri perché convinto che le persone attorno a sè debbano sapere sempre cosa
pensiamo e proviamo, convinzione ovviamente irrealistica perché, per quanto
intimi, nessuno può avere una conoscenza tale dei nostri sentimenti e pensieri.
Un altro motivo
ricorrente è il timore di innescare discussioni: non esprimiamo le
nostre opinioni per timore di far arrabbiare o soffrire gli altri,
atteggiamento questo che rivela una bassa autostima in quanto non ci si reputa
in grado di affrontare una discussione accesa e soprattutto, così facendo,
diamo più peso agli altri che a noi stessi, e questo ci fa male. Altra
conseguenza della bassa autostima è la convinzione di non aver diritto ad
esprimere sentimenti e opinioni poiché si pensa che questi non abbiano alcuna
importanza per gli altri. O ancora, si crede che dire quello che pensiamo non
abbia alcuna utilità in quanto non ci sia comunque “nulla da fare”: si vive
dunque nel pessimismo, che porta la persona a non impegnarsi più in nulla,
annegando in una condizione di malessere e tristezza. È importante quindi ricordarsi che ogni essere umano ha un valore che non
deve mai dimenticare e mettere in dubbio, anzi! Esso va coltivato e tirato
fuori, attraverso quelle parole e quei sentimenti che se soffocati rischiano di
soffocarci.
Concludo con le
parole di Battista Angelo, che credo riassumano perfettamente il senso di
questo articolo:
“Quando avrò imparato a conoscermi e
a comunicare con intelligenza emotiva, sarò veramente padrone dei miei
pensieri, delle mie emozioni, delle mie scelte, del mio comportamento e della
mia vita.
Sarò in grado
di riconoscere e accettare i miei limiti e i miei punti di forza insieme alla
mia energia vitale, che mi renderà capace di pensare rapidamente e di agire con
calma senza inutile ansia e tensioni, perché sentirò il mio corpo leggero e
rilassato e la mia mente serena, lucida e scattante.
Questa profonda
consapevolezza mi darà la forza e il coraggio di credere in me e di andare
avanti, di amare la vita e di sentirmi veramente libero, in pace con me stesso
e in piena armonia con l'universo.
So che questo è
possibile, può accadere già oggi… semplicemente perché lo voglio!”
Dott.ssa
Alessandra Di Domenico
Laureata in
Psicologia e tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara