lunedì 3 marzo 2014

PATCH ADAMS E LA TERAPIA DEL SORRISO


Chi riesce a ridere è padrone del mondo 
(G. Leopardi)


Caro Patch Adams, sei stato una piacevole sorpresa, non ti conoscevo. Ti ho sempre associato ad un naso rosso, a ad un’espressione ironica, a quei vestiti larghi e colorati che ti distinguevano tra le immagini viste in televisione ed in rete. Non sapevo nient'altro di te.
Ieri, dopo aver visto il film che parla della tua storia, ho capito molto. Hai imparato a sorridere alla vita, perché prima hai vissuto il tuo dramma. Sei la testimonianza vivente che dopo il buio ci può essere la luce, dopo le cadute ci si rialza sempre. So per esperienza che le cadute e la sofferenza possono essere provvidenziali, paradossalmente ci fanno tornare a vivere ed a sorridere alla vita. Proprio come è capitato anche a te.
Se tu non fossi entrato in quell'ospedale psichiatrico sicuramente non avresti avuto la possibilità di conoscere, percepire, entrare in quel mondo. Un mondo, molto spesso dimenticato in cui tu sei entrato quasi per caso. Ben presto hai capito, che tu non avevi quelle problematiche, ma le hai fatte lo stesso tue iniziando a far sorridere chi giaceva lì dimenticato dal mondo "Normale".
Hai imparato a capire che anche quelle persone hanno il diritto di vivere, di esistere a loro modo. Ti sei messo in comunicazione con loro, in empatia, attraverso un gesto apparentemente insignificante ma tremendamente salvifico, il sorriso. Hai così iniziato la tua battaglia dichiarando al mondo che la risata è “di e per” tutti. Ridere è un diritto, è un gesto piccolo ma straordinario. Ti sei accorto che stavi aiutando gli altri, ma infondo anche la tua anima ne stava traendo giovamento.
Hai trovato o “ritrovato” quella spinta, quella scintilla che abitava dentro te o che forse hai scoperto di avere proprio in quel momento. Questo spirito ti ha permesso di scalare le montagne. Stavi facendo qualcosa di straordinario! Sei partito dal nulla con un grande sogno: portare quel tuo soffio vitale agli altri. Hai pian piano sbaragliato quanti erano diffidenti, perché il sorriso migliora la vita di chi lo concede e di chi lo riceve.
Hai dimostrato che "Chi sa ridere è il padrone del mondo".
Ride colui il quale riesce a stupirsi di fronte alla vita, a cogliere l'attimo, a meravigliarsi di fronte alla natura.
È infatti proprio nel particolare, nell'inerzia che possiamo essere in grado di trovare il senso della vita. E' una piccola scintilla che ci può cambiar la vita e diventare il fuoco, la base della nostra esistenza.
Le grandi imprese non sono grandi da subito. Il segreto sta nel percepire, credere cogliere il piccolo, il positivo che c'è così che da piccoli si possa diventare grandi.
Bravo Pacth, che hai sempre creduto in tutto questo. Lo straordinario spesso non è lontano da noi, abita dentro noi. Dobbiamo solo non smettere mai di cercarlo. Lo straordinario spesso è ubicato nell'ordinario, nel quotidiano è dentro di noi. Dobbiamo, avere solo la capacità di cogliere l’opportunità di riconoscerlo e farlo emergere.
Perché la vita è meravigliosa, perché la vita è fatta di piccole cose come un sorriso che può illuminare tutto, anche il mondo. Grande Patch! 
Matteo Sborgia


Matteo Sborgia è un ragazzo di Pescara (PE), iscritto alla Magistrale di Lettere Moderne all'Università di Chieti (CH). Con questa lettera aperta a Patch Adams vuole lanciare un messaggio fondamentale per le persone: sorridere è l'antidoto ad ogni dura prova a cui la vita sottopone ognuno di noi, proprio come insegna il destinatario di questo scritto. 

Da bambino Patch Adams era un appassionato di chimica e matematica. 
Un ragazzo come tanti, che viveva le vicissitudini tipiche degli adolescenti, tormentato da un rapporto conflittuale con il padre che viene a mancare quando lui aveva soltanto di sedici anni. Questa perdita lo segna moltissimo anche perché, nell’ultima settimana di vita, aveva avuto finalmente modo di avvicinarsi al padre dopo che questi per anni era stato una figura assente. Da quel momento diventa un ragazzo ribelle e anticonformista. Una delusione d’amore si aggiunge alle sue vicissitudini che fanno precipitare il suo già instabile equilibrio interiore; tenta più volte di farsi del male, finché non decide di chiedere aiuto a sua madre richiedendole esplicitamente di farsi ricoverare in una struttura psichiatrica.
Il soggiorno di due settimane nel reparto psichiatrico di Fairfax fu il giro di boa della sua vita. La guarigione ma soprattutto la sua apertura alla vita furono dovute non tanto ai medici, quanto alla famiglia, agli amici e soprattutto all’incontro con Rudy, suo compagno di stanza, sofferente di una solitudine che egli non avrebbe mai sognato potesse esistere e che al confronto faceva sembrare futile il suo dolore. Comprese di essere sempre stato circondato dall’amore, ma che non aveva lasciato che questo influisse su di lui.
Comprese anche che le persone supposte “pazze” rispondevano semplicemente alla complessità della vita con paura, rabbia, tristezza e disperazione e che avevano solo bisogno di attenzione e amore. Per la prima volta, per un caso fortuito, si rese conto di essere in grado di aiutare chi soffre senza ricorrere ai farmaci, ma semplicemente ricorrendo a terapie ludiche.