lunedì 29 aprile 2013

I NOSTRI SERVIZI


La PSICOTERAPIA INDIVIDUALE a orientamento sistemico pone al centro del suo interesse l'individuo e le sue relazioni.
   

Il malessere psicologico di un individuo può manifestarsi in modo generalizzato ma, di solito, esso si manifesta con diversa intensità nei diversi contesti relazionali. A volte si avvertono problemi ricorrenti sul lavoro, o in famiglia o nelle relazioni di coppia o nell'ambito della sessualità; questi mettono l'individuo in una condizione critica e ripetitiva.
Le relazioni instaurate nei diversi contesti hanno infatti ripercussioni diverse sulla persona che, per risalire a quei meccanismi relazionali che le procurano sofferenza, deve essere aiutata ad analizzare i diversi tipi di relazione.
L'attenzione del terapeuta sarà rivolta ai pensieri, alle emozioni, alle storie e ai vissuti della persona con un'attenzione particolare alla dimensione relazionale ed interattiva. Nell'approccio sistemico l'individuo viene aiutato a comprendere i modelli relazionali alla base dei comportamenti che creano sofferenza.

LA PSICOTERAPIA DI COPPIA: si sceglie ove si riscontrino problemi di relazione, conflittualità, crisi della coppia, difficoltà nella sfera sessuale, ma anche nel caso di sintomi di tipo nevrotico o psicosomatico a carico di uno dei suoi membri.

Il lavoro del terapeuta è volto a riconoscere il significato del disagio o del sintomo contestualizzandolo alla luce della fase del ciclo vitale in cui esso si manifesta, delle regole di relazione della coppia, della storia personale dei suoi membri e di quella delle loro famiglie d'origine.
Mediante la relazione terapeutica, il terapeuta introduce gli elementi utili ad eliminare il disagio, a modificare le regole rigide e ripetitive che la coppia mette in atto, a riportare l'equilibrio precario in cui si trova la coppia ad uno più funzionale ad essa, facendo leva sulle risorse e sulle potenzialità dei partner.
In altri casi, quando le difficoltà manifestate sono riferite alla separazione, la terapia di coppia aiuta ad affrontarla in modo meno traumatico.

La PSICOTERAPIA FAMILIARE è l'intervento di elezione quando il disagio, che può riguardare in maniera diretta anche un solo componente del nucleo, adulto, bambino o adolescente si ripercuote sulla famiglia mettendone in crisi l'equilibrio.

Le difficoltà specifiche si possono esprimere attraverso canali diversi: sintomi psichici, comportamentali, somatici di un componente, disagio familiare o/e elevata conflittualità e segnalano problematiche all'interno del nucleo che necessitano di essere affrontate tempestivamente e risolte in modo adeguato.
Di fronte alla necessità della famiglia di superare il disagio che sta sperimentando, la fase di impasse in cui si trova e ritrovare benessere personale e familiare, la terapia familiare sistemico-relazionale è il trattamento d'elezione per apportare un cambiamento nella situazione in atto.
Spesso la famiglia in situazioni di difficoltà tende ad agire, in modo inconsapevole, dinamiche relazionali, comportamenti ripetitivi e tentate soluzioni che sostengono e alimentano il disagio anziché risolverlo.
Nella terapia familiare, il problema che la famiglia porta in terapia viene contestualizzato e compreso nel suo significato alla luce di più livelli di osservazione: quello delle relazioni che in essa intercorrono, della sua storia evolutiva, della fase del ciclo vitale che sta attraversando, delle storie personali dei suoi componenti e delle famiglie d'origine.
Il percorso di terapia familiare è volto ad eliminare le difficoltà, intervenendo sulle dinamiche interattive disfunzionali in atto e facendo leva sulle risorse e potenzialità latenti della famiglia per condurla alla soluzione delle problematiche e ad un nuovo equilibrio che possa consentire il benessere personale dei suoi membri e quello dell'intera famiglia.

GRAVIDANZA


Aspetti psicologici della gravidanza


Al momento dell’accertamento della gravidanza molteplici sono i sentimenti e le  emozioni sperimentate dalla donna. Alla gioia si accostano timori, incertezze, senso di realizzazione della propria vita, paura di non farcela, timore di non possedere “l’istinto materno”. I segnali del corpo confermano il cambiamento dallo stato psicologico di figlia, che inevitabilmente in questo momento si riattiva, sul piano delle emozioni, dell’esperienza con la propria madre. Ed è proprio il riconoscimento e il recupero di questa esperienza a consentire il reperimento dentro di se della capacità di essere oggi capace di dare cura.
Come ritenuto da molto autori, si può pensare alla gravidanza come un’ulteriore “fisiologica crisi” nel percorso di crescita e maturazione (Randaccio, De Paolo; 2004).  Una crisi necessaria per l’abbondono di fasi precedenti e all’acquisizione di un nuovo stato nella vita.
Sono però, in rapporto alle differenze individuali, le modalità di “entrata, superamento ed uscita dalla crisi” a determinare la possibilità di costruzione di quello che Stern ha descritto “assetto materno”.
I cambiamenti corporei sono correlati necessari al cambiamento psicologico, con il quale si integrano.
Per questo gli sviluppi nello studio della salute mentale hanno portato ad occuparsi dei disturbi psicopatologici che possono insorgere nella donna dal momento del concepimento fino al primo anno dal parto. In disaccordo con le prime teorie sulla gravidanza come un periodo di relativo benessere e quasi “immunità” dai disturbi psichici, attualmente risulta sempre più rilevante in letteratura la testimonianza di patologia psichiatrica in tale periodo (Giardineli, Cecchelli, Innocenti; 2008).
La gravidanza, per i profondi cambiamenti biologici, psicologici e sociali che comporta, può rappresentare un importante fattore di stress ed essere considerata sia agente eziologico per l’insorgenza di disturbi psichici in soggetti vulnerabili, che elemento favorente scompensi psicopatologico in donne già affette patologia psichiatrica.
I quadri clinici che più frequentemente si riscontrano in questo periodo sono i disturbi d’ansia e i disturbi dell’umore.
Il disturbo d’ansia, caratterizzato da preoccupazione eccessiva ed incontrollabile accompagnata da sintomi quali astenia, scarsa concentrazione, irrequietezza e disturbi del sonno, può preesistere alla gravidanza o insorgere in tale periodo, ma si pone il problema della diagnosi differenziale con il più comune vissuto di apprensione/preoccupazione della donna che aspetta un figlio. Generalmente tali preoccupazioni non interferiscono con il funzionamento normale della donna, a volte possono raggiungere una intensità pari al disturbo d’ansia. In questo caso è più appropriata comunque la diagnosi di disturbo dell’adattamento con ansia, dato che è identificabile un evento scatenante (la gravidanza) e la durata è inferiore solitamente ai sei mesi.
Secondo gli autori è importante non sottovalutare tali preoccupazioni della donna nel periodo perinatale in quanto è stato rilevato come coloro che hanno manifestato un disturbo d’ansia in gravidanza, abbiano una probabilità tre volte superiore di sviluppare un disturbo depressivo nel postpartum.
Il DOC disturbo ossessivo-compulsivo, durante la gravidanza ha una frequenza di poco inferiore ai dati sulla popolazione generale, mentre nel periodo postpartum è addirittura superiore. Il DOC ad esordio perinatale presenta delle caratteristiche sintomatologiche specifiche. Tutti gli autori concordano nel rilevare la presenza costante di ossessioni aggressive, soprattutto di far male al bambino, di pensieri intrusivi. Tale attitudine del pensiero, se associata ad una vulnerabilità genetica, neurologica in una donna in gravidanza e/o postpartum, può far esordire una patologia conclamata di tipo ossessivo compulsivo. 

Centro di Psicoterapia Familiare