lunedì 19 settembre 2016

L'OTTIMISMO INTELLIGENTE

Chi di noi pensa che il modo in cui viviamo sia il migliore in assoluto, che l’avvenire sia carico di meravigliose promesse, ha semplicemente una visione irreale di quanto ci circonda. Prendere in considerazione solo il lato positivo delle cose omettendo quanto c’è di negativo, non fa altro che creare delle false illusioni.
Ognuno di noi conosce delle persone che ripetono in continuazione che “tutto va bene” mentre quello che li riguarda è la dimostrazione dell’esatto contrario.


Ogni cosa nella vita ha due metà: una medaglia è formata da due parti, il nostro cervello è formato da due emisferi e così anche il nostro modo di pensare.

Che cos’è l’ottimismo intelligente?

Lo psichiatra e psicoterapeuta Gian Franco Goldwurm definisce l’ottimismo intelligente come “un modo di essere, fatto di realismo e di aspettative consolidate”. Egli prosegue dicendo che “è un ottimismo inquieto, con una visione dinamica dei progetti da affrontare e al contempo lucida sugli ostacoli da superare, che trae alimento da una percezione di benessere acquisita attraverso considerazioni positive” (Qualità della vita e benessere psicologico. Aspetti comportamentali e cognitivi del vivere felici. Mc Graw Hill).

Lo psichiatra Christophe Andrè, nel suo scritto La psicologia della felicità è descritta attraverso numerose situazioni quotidiane (Corbaccio), precisa: “là dove l’ottimismo ottuso afferma: Non ci sono problemi, tutto va nel migliore dei modi, l’ottimismo intelligente dichiara: Ci sono dei problemi, ma cercherò di adeguarmi e superarli”.

Possiamo dire quindi, che questo è un ottimismo che non si nutre e non ci nutre di false speranze, ma ci da il vantaggio di non creare delle illusioni con le conseguenti disillusioni.



Lo psicoterapeuta Alan Loy McGinnis in La forza dell’ottimismo (Il solo 24 ore) ci dice che : “quelli che pensano che le cose prima o poi finiscano sempre per sistemarsi hanno la sensazione di essere degli sprovveduti quando invece vanno storte. E di conseguenza sprofondano spesso in uno stato di frustrazione e di cinismo. I veri ottimisti, invece, sono consapevoli di vivere in un mondo imperfetto”.

Thomas Edison, il quale prima di creare la lampada a incandescenza (1879) fece più di 10.000 prove, quando gli fu chiesto dei suoi numerosi fallimenti, rispose: “Non ho fallito, ho trovato 10.000 modi che non funzionavano”. 

Non pensate che questa frase sia semplicemente meravigliosa?! Questo modo di pensare ci insegna che le sconfitte, anziché metterci fuori gioco, possono avvicinarci alla meta.

L’ottimismo è un potente motore di successo che influenza la visione di tutta la nostra vita: il rapporto con gli altri, la capacità di raggiungere i nostri obiettivi. Per arrivare a questo traguardo bisogna fare tesoro di tutti quei valori, credenze, sogni, certezze... che ci contraddistinguono. 

I veri ottimisti si espongono alle sfide della vita e danno un significato proprio sia alle sconfitte sia alle difficoltà esistenziali, trasformandole in una nuova partenza, con il vantaggio di avere alle spalle una ricca esperienza passata. Gli ottimisti non si nascondono la realtà, ma si assumono le responsabilità dei propri pensieri, atteggiamenti e azioni.
Ricordate che l’ottimismo non è un fattore genetico, felici non si nasce, si diventa.

Buona caccia alla felicità a tutti!!!

Dott.ssa Luisana Di Martino