mercoledì 9 dicembre 2015

“WAITING FOR…” COME NON RIMANERE DELUSI DAGLI ALTRI


A quanti di noi capita di dire: “Mi aspettavo questo o quello da te” oppure “La vita è ingiusta con me, non meritavo questo”.
L’essere umano non è composto soprattutto da acqua, ma bensì da aspettative.
Viviamo costantemente con l’assurda convinzione che l’intero mondo sia in debito con noi da quando abbiamo messo piede sulla Terra.
Se sono una persona rispettosa, sensibile e responsabile, perché non ricevo lo stesso in cambio? Perché le persone non rispecchiano le mie idee ed appagano le mie esigenze?
Essere le vittime di qualcuno è purtroppo una strada molto invitante, in cui spesso è facile inciampare.
Ogni giorno ci creiamo delle idee sul mondo e su come debba funzionare che vanno ben oltre la realtà, un insieme di teorie utopistiche che vengono presto disconfermate. Per sopravvivere a queste continue frustrazioni invece di interrogarci sul nostro atteggiamento nei confronti della vita, risolviamo il tutto creandoci una nuova illusione, ovvero “il mondo fa schifo e le persone sono crudeli”.
Perché preferiamo costruirci mondi alternativi perfettamente arredati, piuttosto che vivere la realtà e le persone per quello che sono?
Probabilmente crediamo che tutto questo ci aiuti ad andare avanti, ci aiuti a reagire di fronte agli insuccessi e alle delusioni, ci sembra più utile  incolpare il nostro destino, la nostra cattiva stella, i nostri genitori o l’amica di turno, piuttosto che cominciare un dialogo con noi stessi; è di gran lunga meno doloroso, apparentemente, mettere in discussione chi mi circonda piuttosto che me.
Ma uscire da questo circolo vizioso si può, bisogna accettare e dare energia alla nostra parte adulta, riconoscendo le nostre potenzialità e responsabilità. Nella vita nulla ci viene donato per magia, ma siamo noi a costruirci le nostre opportunità, le nostre relazioni, i nostri amori e le nostre delusioni. Abbiamo il potere di scegliere, di decidere cosa fare della nostra vita, siamo noi gli artefici del nostro destino e questo a volte può far paura, perché vuol dire riconoscersi come unici responsabili del nostro dolore e della nostra gioia, perché alla fine dei giochi tutto quello che di buono faremo nella nostra esistenza sarà frutto delle decisioni prese e di quelle evitate, di quello che ci siamo permessi di vivere e non, alla fine, prima o poi, dovremmo fare i conti solo con noi stessi e non con quello che le altre persone potevano fare per noi.

Nessuno ha il potere di salvarci, le persone che incontriamo possono farci compagnia lungo il sentiero della vita, possono tenderci una mano quando la strada diventa faticosa, ma bisogna tener presente che il viaggio è solo nostro.
Le leggi della vita sono molto precise, ma non sono una condanna, se iniziamo a renderci conto del fatto che siamo assolutamente responsabili di ogni cosa che accade alla nostra esistenza, saremo nelle condizioni di poter migliorare la nostra vita. Sostituiamo le nostre assurde aspettative, concentrandoci sul creare anziché sperare o peggio aspettare, ricordandoci bene in mente queste parole: “io sono il padrone del mio destino. Io sono il capitano della mia anima“.

Dott.ssa Valentina D’Alessio
Laureata in Psicologia e tirocinante presso l'Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara

giovedì 3 dicembre 2015

AMORE 2.0

L'avvento dei Social Network, diventati ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, ha sconvolto le nostre abitudini e i nostri comportamenti.
A questo sconvolgimento non si sottraggono neppure le relazioni sentimentali, che ora devono fare i conti con le nuove tecnologie.

Le cose sono cambiate profondamente, viviamo nella società dei social, dove non solo il contatto umano virtuale è a portata di click, a qualsiasi distanza, e tutto comincia con l’ammirazione per una foto del profilo di un perfetto sconosciuto.
Foto profilo su cui iniziamo a fantasticare e a investire e che, in un certo senso, sono diventate più importanti della presenza fisica reale, mediata non solo dal canale visivo, ma da tutti gli altri quattro sensi.

Anche da questo punto di vista la tecnologia ha inciso profondamente, perfino sui canoni estetici: applicazioni facilmente scaricabili sui più comuni smartphone (come Instagram o Retrica), permettono a chiunque di modificare le proprie foto a piacimento, aggiungendo e togliendo filtri, aggiustando luci, difetti, imperfezioni, rendendo la photoshoppata perfezione da copertina non più esclusivo appannaggio dei fotografi e delle modelle professioniste.
In questa società, in cui, soprattutto per gli adolescenti e i giovani adulti, un’immagine profilo vincente su Facebook diventa un passpartout relazionale, pose, luci e filtri digitali, hanno sostituito l’essenza di un particolare modo di sorridere, di un profumo, un difetto, una cicatrice, rendendo i primi approcci un concorso fotografico di bellezza, ponendo la scelta di potenziali partner sullo stesso piano della selezione di un vestito fra tante vetrine.
Un vestito che non abbiamo mai neppure toccato, indossato, provato sulla pelle.

L’influenza dei social, però, non si ferma unicamente al primo contatto, che, nonostante i risvolti negativi sopracitati, viene positivamente facilitato dal mezzo virtuale, ma anche e soprattutto si estende alla realtà relazionale di una storia sentimentale.
Assistiamo costantemente a come gesti dall’unica valenza virtuale, come il postare un cuore sulla bacheca Facebook dell’amato, abbiano sostituito in parte e a volte integralmente gesti concreti, tesi a costruire basi solide per una relazione duratura del tempo.
Gli amori adolescenziali (e tristemente non solo) nati sui social network spesso hanno breve vita: si nutrono di etere, di contenuti manifesti e pubblici a rimpiazzare una reale intimità, e si consumano in un centinaio di selfie e qualche decina di frasi d’amore scopiazzate da Tumblr o Insanity.

E, quando infine questi amori 2.0 implodono della loro stessa virtuale sostanza, si entra a far parte del circolo degli ex, dove la vera e propria impresa è la rimozione del ricordo.
Tutto, dalle frasi alle foto, dagli status ai giochi, che fino al momento precedente è stato entusiasticamente mostrato al mondo, forzatamente condiviso con la nostra metà e con l’intero networking delle reciproche amicizie virtuali, può ricordarci l’ex.
Se pur nell’era dei social network, un semplice clic non basta per eliminare legami, basta però per vendicarsi diffondendo, ad esempio, online le foto osé del proprio ex o diventare uno stalker.

Io credo che, chiunque tenda a vivere le relazioni sentimentali in questo modo, dovrebbe tentare di tagliare la realtà virtuale, il pubblico immenso del social network, fuori dalla porta di una reale intimità.
Fare lo sforzo di conoscere l’altro per ciò che è realmente, indipendentemente dagli status di Facebook e dalla galleria di Instagram, riscoprendo il valore della chimica, del contatto umano reale, del suono di una risata, di un modo unico di bere il caffè da una tazzina, di camminare, gesticolare, muoversi.
Sono convinta che bisogna riscoprire il valore del privato, del tempo trascorso insieme, nel microcosmo che è una coppia, senza la spasmodica necessità di fotografarne ogni istante, per sbatterlo alla mercé dell’intera utenza di internet.
Ricordare che ci si innamorava comunque, anche prima del primo cellulare, della prima fotocamera integrata, dell’avvento del web, prima che l’amore diventasse 2.0 .


 Dott.ssa Arianna Santarsiero
Laureata in Psicologia e tirocinante presso l'Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara

CHE RUMORE FA LA FELICITA'?

"Non essere triste, tirati su, cerca di non pensarci, non piangere, non avere paura!."
Quante volte ci siamo sentiti dire, o abbiamo detto a qualcun altro, frasi del genere? È come se fossimo immersi nella cultura del pensiero positivo per la quale se non sei felice hai qualcosa che non va, se vuoi reagire al dolore in modo dignitoso devi rifugiarti dall’espressione dell’infelicità.
Sfatiamo un falso mito: non esistono emozioni negative, ma a renderle tali sono il nostro giudizio o il nostro evitarle. Quest’ultima modalità può sembrare la strategia migliore per gestire le emozioni, ma a lungo si rivela un vero e proprio boomerang procurando molto più dolore di quello che abbiamo cercato di evitare.
Vi porto l’esempio di Inside Out, di cui Gioia e Tristezza sono le vere protagoniste. Brillante, solare ed esuberante la prima, scontrosa, impacciata e remissiva la seconda. Durante tutto il film Gioia non fa altro che cercare di tenere sotto controllo Tristezza affinché non faccia danni nella vita di Riley. Senza rendersene conto, però, contribuisce esclusivamente  a mandare in confusione l’universo emotivo della ragazzina fino al punto di generarvi un vero e proprio black out, che si risolverà soltanto quando riuscirà a darsi il permesso di essere triste.

Ci sono almeno quattro buoni motivi per accettare tutte le emozioni, anche quelle più dolorose:
1.   Non dovremo spendere energie nel tentativo di allontanarle e potremo dirigere le nostre azioni nella direzione desiderata.
2.     Avremo la possibilità di imparare qualcosa, prendendo confidenza e diventando abili nella loro gestione.
3.     Diventeremo più resilienti.
4.     Svuoteremo il loro potere distruttivo.

«Hai mai visto uno di quei vecchi film di cow-boy in cui il cattivo finisce nelle sabbie mobili e quanto più si dimena tanto più velocemente sprofonda? Se mai ti capitasse di cadere nelle sabbie mobili, sappi che agitarsi è quanto di peggio puoi fare. Devi invece sdraiarti, distenderti, e restare immobile a galleggiare sulla superficie. Ciò richiede una grande presenza di spirito perché ogni istinto dentro il tuo corpo ti dice di lottare; ma più lotti, peggio è. 

Lo stesso principio vale per le “emozioni spiacevoli”: più cerchiamo di combatterle, più ci mettiamo nei guai» 
(Russ Harris, La trappola della felicità).

Dott. Simone Ferrazzo
Laureato in Psicologia, 
tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus 
di Pescara




lunedì 23 novembre 2015

D'ITALIE AVEC L'AMOUR

A seguito degli avvenimenti accaduti nelle ultime settimane in Francia, ho deciso di mettere a disposizione le competenze del Centro di Psicoterapia Familiare per fornire un sostegno psicologico agli Italiani che vivono a Parigi. 
Per voi che respirate la paura e la precarietà, lontani da casa, in quella che è, e deve rimanere, la vostra nuova casa!
È possibile quindi richiedere un primo colloquio gratuito e, qualora se ne avvertisse il bisogno, altri cinque al costo agevolato di € 25,00.
Questo progetto di sostegno avrà motivo d’essere finché l’allarme terrorismo non sarà rientrato.


Per aderire basta inviare i propri dati via e-mail, come nell’esempio sottostante, all’indirizzo


Esempio di richiesta:

NOME______________________________________________
COGNOME_________________________________________
DATA E LUOGO DI NASCITA__________________________
CODICE FISCALE ____________________________________
LUOGO DI PROVENIENZA_____________________________
NUMERO DI TELEFONO_______________________________
NOME SKYPE________________________________________
INDIRIZZO E-MAIL____________________________________
RICHIESTA___________________________________________



Sarò io stessa, dott.ssa Ivana Siena, a ricontattarvi per comunicare tre date e orari disponibili e una volta concordato insieme il momento più adatto per il colloquio su SKYPE, basterà aggiungere il mio contatto ivana.siena.

Per maggiori informazioni
+39.391.35.19.017

                                                              Dott.ssa Ivana Siena



giovedì 5 novembre 2015

DIFFERENZE TRA LE FIGURE PROFESSIONALI PER IL BENESSERE PSICOLOGICO




Lo Psicologo è colui che ha conseguito una laurea di cinque anni in psicologia (detta anche specialistica), ha effettuato un tirocinio obbligatorio di un anno sotto la supervisione di un tutor già abilitato alla professione. Solo dopo questo iter formativo può sostenere l’Esame di Stato e, a seguito del suo superamento,  iscriversi quindi all’Albo degli Psicologi della Regione di appartenenza.

Può occuparsi di molteplici settori (clinica, scuola, sport, lavoro, comunità, ambito giuridico ecc).  Lo psicologo che esercita una professione con finalità sanitarie si occupa di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione oltre alle attività di ricerca e didattica nell’ambito della psicologia; lo psicologo effettua colloqui di sostegno e può effettuare valutazioni tramite la somministrazione di appositi test.
Lo psicologo, in accordo al codice deontologico che è tenuto a rispettare per legge, aggiorna continuamente la propria formazione.
Psicologo, medico, psicoterapeuta, psichiatra condividono il fatto di avere come obiettivo il benessere (anche) mentale, ma lo perseguono attraverso modalità e strumenti diversi caratteristici di ciascuna professione. Psicologo, medico, psicoterapeuta, psichiatra avendo anche come ambito di pertinenza la patologia e quindi la cura, sono tutti terapeuti che si distinguono nel modo in cui hanno di affrontare la problematica portata dall’utente/paziente.

Lo Psicoterapeuta può essere sia uno Psicologo che uno Psichiatra. Nel primo caso lo Psicologo deve aver conseguito la Specializzazione in Psicoterapia riconosciuta dallo Stato della durata di almeno 4 anni ed essere iscritto all’Albo professionale. Lo Psicoterapeuta è lo specialista che attraverso strumenti clinici (diagnosi, eziologia, pianificazione del trattamento, setting) e attraverso la relazione umana (empatia, ascolto, fiducia, alleanza terapeutica), è in grado di accompagnare la persona in un processo di cambiamento, volto al raggiungimento di un migliore stato di equilibrio.
La psicoterapia è una competenza professionale che non è strettamente legata alle competenze delle scienze psicologiche, infatti non richiede la laurea in psicologia (anche i medici possono diventare psicoterapeuti) né è strettamente legata alle competenze delle scienze mediche, infatti non richiede la laurea in medicina (anche gli psicologi possono diventare psicoterapeuti).
Lo psicologo psicoterapeuta non può prescrivere farmaci (non essendo un medico non ha le competenze mediche acquisite nel corso di laurea in medicina) come il medico psicoterapeuta non può fornire servizi psicologici (come la terapia psicologica, colloquio psicologico, la somministrazione di test, etc) caratteristici dello psicologo (non essendo infatti uno psicologo non ha le competenze tipiche delle scienze psicologiche acquisite durante il corso di laurea di psicologia).

Lo Psicoanalista è un particolare tipo di psicoterapeuta. Questo particolare approccio deriva dal lavoro di Sigmund Freud e dei suoi successori.

Nel tempo si sono accumulate molte correnti che si sono differenziate dall’idea originaria di Freud (le cosiddette correnti “post-freudiane”). All’interno di questa famiglia di correnti post-freudiane ce ne sono alcune che divergono in dettagli rispetto alla struttura teorica originaria mantenendo intatta l’idea di base dalla quale derivavano, altre invece hanno apportato cambiamenti più radicali degli elementi chiave caratteristici della teoria analitica stessa.
Lo psicanalista, per diventare tale, deve necessariamente sottoporsi in prima persona ad un’analisi personale.


Lo Psichiatra è una persona laureata in medicina che ha anche conseguito una specializzazione in psichiatria, cioè un corso di studi specialistico orientato allo studio e alla cura dei disturbi e delle malattie mentali attraverso modalità e strumenti caratteristici la professione medica.

Rispetto alle modalità di trattamento terapeutico del disagio/disturbo mentale offerte da altre figure professionali (psicologi e psicoterapeuti) lo psichiatra è maggiormente orientato a considerare il disturbo mentale come derivante da un malfunzionamento e/o uno sbilanciamento a livello biochimico del sistema nervoso centrale. Per questo motivo la principale modalità di cura proposta dallo psichiatra è quella farmacologica.
In alcuni casi può avvenire che sia lo psicologo o lo psicoterapeuta forniscano contemporaneamente allo psichiatra il loro supporto al fine di ottenere un risultato migliore di quello che si otterrebbe attraverso l’utilizzo esclusivo di uno dei tre approcci.

Lo psichiatra è anche abilitato, previa richiesta formale, all’esercizio della psicoterapia.

venerdì 30 ottobre 2015

CONVENZIONE CON LA FARMACIA CENTRALE DI SAN SEVERO (FG)


Vi ricordiamo la nostra convenzione con la FARMACIA CENTRALE di San Severo, in via T. Masselli n. 69.

La Farmacia Centrale mette a disposizione dei suoi clienti un colloquio gratuito con la psicoterapeuta dott.ssa Ivana Siena.



Richiedi il voucher per accedere alla promozione!




giovedì 29 ottobre 2015

IL NUOVO FORUM - DIMENSIONE PSICOLOGIA

È attivo il nostro nuovo FORUM “DIMENSIONE PSICOLOGIA”.


Da un’idea dei collaboratori del Centro di Psicoterapia Familiare Pescara-Foggia, “dimensione psicologia” vuole essere un posto privilegiato in cui poter parlare di psicologia, dei propri disagi, delle possibilità di risoluzione dei problemi psicologici, delle risorse che ognuno può mettere in campo pur non sapendolo, il tutto anche in forma totalmente anonima.
È sempre più presente, nonostante il progresso dei tempi, il bisogno di fare cultura psicologica, di rompere dei miti errati sul disagio emotivo, di combattere gli stereotipi che ancora oggi la società impone a partire dal tema delle difficoltà relazionali fino ad approdare allo scoglio delle malattie mentali, le quali fanno purtroppo ancora molta paura.

Per iscriversi basta collegarsi a dimensionepsicologia.forumfree.it ed accedere alla registrazione in maniera anonima oppure attraverso il proprio profilo di Facebook, come si vede dall’immagine sottostante.




VI ASPETTIAMO NUMEROSI!!!

sabato 24 ottobre 2015

INCIPIT - Mostra fotografica



Arriva a Pescara INCIPIT, la mostra fotografica all'interno della sala da The "i Giardini del The" in via Nicola Fabrizi n. 20/22.
Incipit sarà a Pescara dal 30 Ottobre 2015 al 30 Novembre 2015.
Un'occasione per unire arte, cultura e passione per il territorio abruzzese. 

Da non perdere!

L'artista è Giuliano di Sante, che commenta così:

"Incipit nasce dalla riscoperta di un'antica passione, quella per la fotografia, in un momento delicato e difficile della mia esistenza.
A 42 anni ho ripreso contatto con i miei sentimenti e la parte che sentivo più mancarmi, quello spirito creativo e fantastico che mi ha sempre e da sempre caratterizzato e motivato.
Le foto di "Incipit" sono il risultato di un girovagare, non per luoghi misteriosi od esotici, ma in quella realtà che mi circonda e sopratutto in quello che ho dentro e che si rifletteva in ciò che i miei occhi disillusi non vedevano più e desideravo ritrovare.
Un modo diverso di leggere la nostra realtà quotidiana, questo è lo spirito di "Incipit". Una mostra in itere, perché la ricerca non è terminata e le sue interpretazioni sono ancora un mondo che sto scoprendo giorno per giorno."
Giuliano Di Sante

mercoledì 14 ottobre 2015

SKYPE: LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DEL BENESSERE PSICOLOGICO

Lo sviluppo delle tecnologie di comunicazione a distanza e la loro rapida diffusione hanno aperto anche agli psicologi la possibilità di una loro utilizzazione non solo a fini di informazione o di pubblicità, ma per fornire prestazioni professionali.


È da qualche anno, quindi, che si può sperimentare un modo nuovo, innovativo e immediato per poter usufruire di consulenza e supporto psicologico anche da casa, se impossibilitati a recarsi presso lo studio di un professionista, o a distanza qualora il professionista scelto si trovi in una città, regione o nazione diverse dalla propria.
Al momento, nel nostro paese, non si parla di psicoterapia perché le linee guida dell’ordine degli psicologi per la psicologia a distanza consigliano cautela. Sono ammessi solo colloqui psicologici e di sostegno.

Quali vantaggi?

  • Poter scegliere un professionista “consigliato” o con una particolare specializzazione, che si trova lontano dalla propria città di provenienza;
  • Poter usufruire di un servizio psicologico anche in presenza di problematiche di salute o handicap fisici che renderebbero più difficili gli spostamenti;
  • La maggiore flessibilità negli orari, in quanto si ammortizzano i tempi degli spostamenti dal posto in cui ci si trova al luogo di ricevimento del professionista;
  • La possibilità di esprimere il proprio disagio con uno specialista della propria lingua quando, ad esempio, si è costretti a vivere in una nazione diversa da quella di provenienza;


Il CENTRO DI PSICOTERAPIA FAMILIARE PESCARA - FOGGIA si è adeguato ai tempi dando la possibilità di usufruire di questo servizio, basta farne richiesta aggiungendo i vostri dati secondo l’esempio riportato in fondo alla pagina, ed inviandoli via mail all’indirizzo


La dott.ssa Ivana Siena vi ricontatterà per comunicarvi tre date e orari disponibili e una volta concordato insieme il momento più adatto per il colloquio su SKYPE, basterà aggiungere il contatto Skype con il nome ivana.siena.

Per maggiori informazioni
+39.391.35.19.017


Esempio di richiesta:

NOME______________________________________________
COGNOME_________________________________________
DATA E LUOGO DI NASCITA__________________________
CODICE FISCALE ____________________________________
LUOGO DI PROVENIENZA_____________________________
NUMERO DI TELEFONO_______________________________
NOME SKYPE________________________________________
INDIRIZZO E-MAIL____________________________________
RICHIESTA___________________________________________
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venerdì 9 ottobre 2015

MA QUALI GENITORI IDEALI?

L’Associazione Italiana di Psicologia sostiene che “Le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale […]".


Infatti i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psico­sociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno. 
In altre parole, non sono né il numero né il genere dei genitori a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano.
In particolare, la ricerca psicologica ha messo in evidenza che ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare che i genitori forniscono loro, indipendentemente dal fatto che essi siano dello stesso sesso.”


Va ricordato con forza che, oltre alla famiglia, è la società ad avere un forte impatto sullo sviluppo emotivo del bambino. Essa condiziona la personalità umana nei suoi aspetti esterni - di comportamento – e in quelli interiori – pensieri, opinioni, sentimenti – sin dalla nascita, influenzandola profondamente durante tutto il corso dello sviluppo sia tramite gli atti e gli atteggiamenti intenzionali che gli adulti rivolgono al bambino, sia tramite un’azione più generale che si attua sotto forma di informazione, di suggestione, di regola, di esempio. Dare l’esempio, questo è il nostro compito! E che sia quello giusto, di tolleranza e affetto, non di deleteria stigmatizzazione.

Vorrei concludere con un pensiero di Antonino Ferro psichiatra e psicoanalista, presidente della Società Psicoanalitica Italiana:

«Che ben vengano bambini di coppie che si amano e che siano capaci di buoni accoppiamenti mentali. Non sarà il sesso biologico dell’uno o dell’altro ad aver più peso ma le attitudini mentali dell’uno e dell’altro. I figli li faccia chi ha voglia di accudirli con amore. Ciò che conta, in fondo, è che ogni bambino abbia il suo Presepe, la sua festa, che sia accolto e amato come un prodigio, poi sul sesso biologico di bue e asinello non ci perderei molto tempo».

Dott. Simone Ferrazzo

Laureato in Psicologia e tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara

martedì 6 ottobre 2015

A COME AUTOSTIMA

Stare bene con se stessi vuol dire stare ben con gli altri. 



Una delle maggiori richieste rivolte a specialisti della psicologia è come migliorare il rapporto con gli altri, con il partner, con i genitori, con i colleghi. La tendenza a percepire l’altro con cui si entra in relazione come “problematico” è molto comune e racchiude difficoltà di comunicazione per le quali non si riesce a vedere chiaramente una possibilità di risoluzione.

Questa sensazione costante e pervasiva ha in realtà a che fare con la percezione che si ha di sé, spesso messa in crisi proprio dagli altri intorno che, sempre attraverso la comunicazione, ci danno conferme o apparenti dimostrazioni di ciò che siamo. 
Non sempre, però, l’immagine che gli altri ci rimandano indietro è corretta, oggettiva, spassionata; è anzi facile che sia distorta da pregiudizi, bisogni, e tutto ciò che necessitano di vedere in noi per esorcizzare le loro paure.

L’idea che abbiamo di noi stessi è una costruzione molto complessa, della quale non siamo nemmeno pienamente consapevoli ed si può racchiudere nel concetto di autostima.
L’autostima è la percezione che si ha di sé, quella che si costruisce proprio attraverso i feedback di cui parlavamo sopra. Si possono individuare almeno cinque importanti aree della vita quotidiana attraverso le quali si costruisce: quella sociale, quella scolastica/professionale, familiare, estetico-corporea, intellettivo-culturale (la sensazione di avere delle abilità mentali ed una cultura adeguate e valorizzate nel proprio ambiente).  

Questa valutazione di sé è dinamica e si muove nel tempo su un continuum che prevede due estremi, quello positivo e quello negativo.
La bassa autostima aumenta il senso di insicurezza ed inadeguatezza, la convinzione di non essere in grado di  poter contare su se stessi e di essere quindi padroni della propria vita in quanto il pensiero e, ancora peggio, il giudizio degli altri sono fondamentali alla propria sopravvivenza emotiva. La prima cosa di cui è importante rendersi conto è il fatto che già la semplice idea che ci siamo fatti di noi stessi tende a condizionare il nostro comportamento in modo tale da “autoconfermare” l’idea stessa: è il cosiddetto effetto di “profezia che si autoavvera”. 

Nei casi di bassa autostima, la profezia è di tipo catastrofico e viene quindi confermata di volta in volta dal bisogno impellente di fare di un altro esterno il nostro punto di riferimento in quanto “Io non sono capace da solo” di decidere, agire, pensare. Nei casi più gravi sorge una dipendenza verso l’esterno che conferma quindi il proprio sentirsi inutili e invisibili.

Non da meno risulta l’eccesso opposto del continuum in cui un’alta autostima, che come dicevamo è necessaria per star bene con se stessi e con gli altri, può diventare a suo modo un  problema. Troppa sicurezza di sé,  la convinzione di star facendo sempre e comunque la cosa giusta, impediscono una visione obiettiva della realtà. Questa modalità prevede che la persona non riesca più a confrontarsi con il mondo esterno e ritenga di possedere una saggezza interna che non le permette di accorgersi dei propri errori.

Non si nasce con la giusta autostima, essa va piuttosto coltivata, curata, alimentata durante il corso dell'esistenza. Una sana autostima permette di percepirsi in modo realistico e di riequilibrarsi costantemente e in maniera indipendente dal giudizio altrui.

La lotta al miglioramento continuo richiede un impegno costante nel tempo e una volontà forte di mettersi in gioco in prima persona, lavorando sulle proprie percezioni e su ciò che le ha radicate a partire dall’infanzia fino all’età adulta.

Una chiave di svolta importante inoltre sta nel valore soggettivo della diversità e della differenziazione rispetto agli altri e al mondo esterno, dove per differenziazione si intende autodefinirsi ed individualizzarsi, per evitare la fusione relazionale e conservare l'obiettività emotiva  all'interno del sistema a cui si appartiene.



Dott.ssa Ivana Siena