C’è un nuovo spot dell’Ikea dove un papà bussa alla porta della sua ex
compagna perché quel weekend spetta a lui tenere Leon, il loro bambino. I due
adulti si salutano con un pizzico di imbarazzo misto a rancore. Probabilmente è
la prima volta che si ritrovano in questa situazione dopo la rottura e non
sanno ancora quali sono le mosse giuste e quelle da evitare.
Così l’uomo resta sulla soglia della porta con le mani in tasca mentre
la donna avverte il bambino dell’arrivo del padre.
Leon attende seduto sul suo
letto e a quel richiamo, zaino in spalla, borsa alla mano, afferra i suoi
pennarelli e chiude la porta della stanza rivolgendole un lungo sguardo quasi
per fotografarla, portarla con sé e non sentirne la mancanza.
Mentre la macchina corre verso casa del papà, sul finestrino si
riflettono degli scenari nuovi per il bambino: strade, palazzi e quartieri
insoliti, ancora da conoscere. Allora il piccolo stringe i suoi pennarelli tra
le dita: forse ha già nostalgia di casa e quegli oggetti rappresentano l’unico
legame con l’ambiente a lui familiare.
Giunti a casa appare ovvio che il papà abbia traslocato da poco, in
corridoio c’è ancora uno scatolone con della roba da sistemare e tutt’intorno
aleggia quella calma piatta tipica di un insediamento recente. Leon va alla sua
nuova cameretta, apre la porta e si guarda attentamente intorno con i piedi ancora
fissi sull’uscio, poi accenna un sorriso ed entra. Quella che ha davanti è la
perfetta riproduzione della camera da letto della casa materna in cui ha sempre dormito, giocato e disegnato,
insomma, la sua stanza, tant’è che il
bambino non esita a togliersi zaino e giubbino e a sistemare i pennarelli sulla
scrivania come è solito fare.
Lo spot s’intitola “Every other
week” (“Ogni altra settimana”) e appartiene alla campagna “Where life happens” (“Dove ha luogo la
vita”) ideata dalla nota azienda svedese per pubblicizzare i suoi prodotti
attraverso episodi di vita quotidiana.
In questo caso Ikea decide di raccontare la storia di una giovane coppia
di separati con un figlio da crescere a “settimane alterne” e lo fa attraverso
poche semplici immagini: l’incontro tra gli ex partner, il borsone pronto ai
piedi del bambino, il viaggio in macchina verso la casa del padre e l’approdo
in una nuova cameretta. Scena dopo scena entriamo nelle vite dei personaggi,
leggiamo le loro emozioni, immaginiamo i loro pensieri, e apprendiamo i loro
nuovi rituali. Perché la separazione,
una delle più frequenti crisi del ciclo di vita di un individuo, è innanzitutto
un cambiamento
e in quanto tale tende a spazzare via la nota e cara routine per fare spazio alla
sconosciuta e a volte ostica novità.
La famiglia, quindi, è
chiamata a modificare le proprie abitudini per far fronte alle nuove esigenze, dal
mettere un coperto in meno a tavola alla divisione dei weekend o delle
festività (Natale con la mamma, Capodanno col papà).
Cambia anche la definizione stessa di famiglia, ma non la sua essenza. Separandosi
l’uomo e la donna smettono di essere una coppia, non di essere genitori,
anche se spesso la rabbia o la delusione dei due partner possono avere la
meglio sui bisogni di un figlio, mettendoli in secondo piano, se non addirittura
dimenticandoli. In questo spot accade l’esatto contrario. La madre apre la
porta all’uomo e non si oppone al fatto che il figlio passi del tempo con lui, e
quest’ultimo, a sua volta, riproduce la sua cameretta nei minimi dettagli pur
di far sentire il bambino “a casa”. Perché se gli ex non possono tornare indietro
per ristabilire l’unione amorosa
possono di certo andare avanti e ristabilire un’unione familiare, nel rispetto del figlio, quel frutto che,
nonostante tutto, continua ad esistere.
Dott.ssa Federica Giglio
Laureta in Psicologia e tirocinante alla Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara
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