“Volere che la realtà sia diversa da quella che è, è come pretendere
d’insegnare a un gatto ad abbaiare: puoi provare quanto vuoi, ma alla fine il
gatto ti guarderà e ti dirà <miao>”.
Con questo
simpatico esempio Byron Katie ci fa riflettere su un punto fondamentale: volere
che la realtà sia diversa da com’è è qualcosa di irrealizzabile. Eppure
spessissimo pensiamo che determinate cose non dovrebbero essere come sono, che
quell’amica non doveva comportarsi così, che il nostro datore di lavoro non
doveva rimproverarci, che le nostre gambe dovrebbero essere più magre e
toniche. Tanti “non dovrebbe essere così” che tentano di contrastare la realtà,
di cambiare ciò che è, ma che hanno come unico risultato frustrazione, stress e
sofferenza.
La soluzione
sembra, quindi, smettere di opporsi. Tuttavia questa non resistenza ci fa
sentire impotenti e passivi, rassegnati a una realtà che può tutto su di noi
mentre noi non possiamo nulla su di lei. Ed è qui il punto focale di questo
percorso: accettazione non è
rassegnazione! RASSEGNARSI è
scegliere, più o meno consapevolmente, la strada della frustrazione,
dell’impotenza, della tristezza, dello svuotamento, è accettare un
fenomeno perché ci sentiamo incapaci di cambiarlo, ma questo implica anche che
assumiamo una posizione passiva nella quale non siamo mai del tutto soddisfatti
della scelta fatta.
Quello che possiamo fare è accettare la realtà e ACCETTARE,
come suggerisce Romano Guardini, è osservare la realtà e predisporsi ad affrontarla,
pronti a lottare per essa. È un atto di coraggio: implica che l’abbiamo
compresa e condivisa, mentalmente ed emotivamente, e siamo pronti a viverla. Accettare
le cose per ciò che sono, ma anche per ciò che non sono, con tutte le
implicazioni che hanno per noi, ci da possibilità e libertà infinite: ci offre
la capacità di vedere il mondo con occhi diversi, di avere un ruolo attivo nel
processo, di passare dal ruolo di vittime a quello di protagonisti! E così
abbiamo la possibilità e il potere di risolvere, migliorare, adattarci,
rispettare e vedere il lato positivo della situazione.
Rassegnarsi sarebbe
sicuramente più semplice, meno faticoso, ma quanti danni farebbe?
I rischi sono
tanti: resteremmo sicuramente BLOCCATI di fronte a un muro che cerchiamo di
abbattere, senza risultati se non una grande frustrazione, invece di cercare
altre vie per aggirare quel muro e trovare nuove strade per andare avanti.
Saremmo inevitabilmente INFELICI, perché la frustrazione del non riuscire a
cambiare la situazione a nostro piacimento diverrebbe sempre più grande e
apparentemente inevitabile, come un grande masso che ci costringiamo a
trascinare, perché non sappiamo come lasciarlo andare.
Infine questa grande
frustrazione finirebbe per chiuderci gli occhi: totalmente CIECHI DI FRONTE
ALLE NUOVE OPPORTUNITA’, rimarremmo inevitabilmente fermi nel passato.
Appare chiaro quindi che non è la situazione in sé a
generare questa grande e dannosa frustrazione, bensì le nostre reazioni ad essa.
Bene e male, negativo e positivo, in realtà si basano sui nostri punti di
vista, su come scegliamo di reagire agli eventi. Quante volte siamo noi stessi
a ingigantire una questione, a immaginare i peggiori esiti, a lasciarci
prendere dalle emozioni negative, quando basterebbe cambiare prospettiva per
renderle neutre e non più fonte di frustrazione.
La vita ci mette continuamente
di fronte a situazioni che non ci piacciono, ma noi abbiamo la possibilità di
scegliere: essere vittime oppure prendere in mano le redini e cercare di
trovare la soluzione più adatta a noi e al nostro obiettivo, continuare a
tentare di abbattere il muro o sfruttarlo per continuare a percorrere la nostra
strada. Impariamo ad abbracciare la vita con tutto quello che essa comporta,
saremo sicuramente più felici.
Dott.ssa Alessandra Di Domenico
Laureata in Psicologia e tirocinante presso la Obiettivo
Famiglia Onlus di Pescara
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