lunedì 8 aprile 2013

PSICOLOGIA EVOLUTIVA I Parte


SVILUPPO EVOLUTIVO DEL BAMBINO


Lo sviluppo psicologico nell’età evolutiva, è connotato dall’intersecarsi di diverse e complesse trame (modificazioni fisiche, percettive, del linguaggio, dello sviluppo sociale e di quello morale….), portatrici di cambiamenti che avvengono separatamente e contemporaneamente, attraverso una serie di fasi in cui, a periodi di rapida crescita accompagnata da turbe o squilibri, si alternano momenti di relativa calma e consolidamento. Tutti noi abbiamo affrontato con la crescita compiti evolutivi, cioè situazioni non prive di difficoltà che gli individui devono risolvere in tempi prestabiliti, altrimenti lo sviluppo stesso può venire compromesso. Alcune di queste abilità sono biologicamente determinate (parlare, camminare), altre si ripresentano nei vari passaggi di fase della vita e hanno a che fare con la sfera delle relazioni sociali (creare legami di amicizia, stare in un gruppo, intraprendere relazioni affettive e sessuali).
        Esistono periodi in cui le modificazioni si accumulano e il bambino sviluppa in una volta tutta una gamma di nuove competenze e si impegna in una serie di nuovi problemi. Questo “accumularsi” di mutamenti spesso sembra produrre una sorta di “rimappatura” del bambino (e dell’adolescente) in cui i vecchi schemi di relazione, di pensiero e di linguaggio non funzionano più e gli occorrono tempo e spazio per elaborarne di nuovi. Durante questo periodo di transizione il bambino/ragazzo può presentare a volte problemi di comportamento e sembra perdere anche le capacità precedentemente acquisite.  In genere questi periodi di transizione coincidono, a meno di particolari fattori di criticità ambientale, con quelli i cui il soggetto passa da una condizione fisica a un’altra (da neonato a bambino, da bambino a preadolescente) o da un ruolo a un altro (bambino che sta in casa a bambino che va a scuola). Ciascuno di questi cambiamenti di età, di ruolo e di situazione dà luogo a una specie di “crisi” (nell’accezione del greco antico: scelta, separazione, giudizio). Trascorsi questi stadi di passaggio, il bambino e il suo rapporto con chi gli sta vicino: genitori, amici, adulti di riferimento, si assesta in un periodo di modificazioni più costanti e regolari in un ritrovato nuovo equilibrio.
A fronte di questo quadro in continuo fluire, è di fondamentale importanza per un pieno sviluppo armonico il ruolo che gioca l’ambiente in cui il bambino nasce e cresce e le figure primarie di riferimento (la madre e il padre) che si prendono cura di lui. La personalità, infatti, si struttura attraverso un adattamento cosciente che comprende l’insieme di fattori plurimi ereditari e acquisiti che influenzeranno e orienteranno il comportamento adulto.  Il compito dei genitori prima e degli adulti in generale, è quello di aiutare e facilitare “l’essere in formazione”nel gestire, con acquisita consapevolezza, la massa di informazioni pratiche ed emotive da cui rischia di essere travolto. Affinché una personalità si possa definire emotivamente matura, occorre che ci sia stata integrazione tra essere singolo (corretto soddisfacimento dei bisogni) ed essere sociale (buona relazione con le figure importanti di riferimento). Ciò che connota un adulto armonico è proprio la sua capacità di elasticità e di adattamento ai mutamenti (basta ricordare l’estinzione di specie animali feroci, grandi e forti, ma con scarsa capacità di adattamento all’ambiente). Se durante il percorso di crescita c’è stata qualche, reiterata e prolungata, carenza fisica o psichica il bambino rischia di strutturare e accumulare esperienze negative che produrranno comportamenti disfunzionali per il pieno sviluppo delle sue potenzialità.
Centro di Psicoterapia Familiare

Fonte: fofamiglia.it

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