giovedì 3 dicembre 2015

CHE RUMORE FA LA FELICITA'?

"Non essere triste, tirati su, cerca di non pensarci, non piangere, non avere paura!."
Quante volte ci siamo sentiti dire, o abbiamo detto a qualcun altro, frasi del genere? È come se fossimo immersi nella cultura del pensiero positivo per la quale se non sei felice hai qualcosa che non va, se vuoi reagire al dolore in modo dignitoso devi rifugiarti dall’espressione dell’infelicità.
Sfatiamo un falso mito: non esistono emozioni negative, ma a renderle tali sono il nostro giudizio o il nostro evitarle. Quest’ultima modalità può sembrare la strategia migliore per gestire le emozioni, ma a lungo si rivela un vero e proprio boomerang procurando molto più dolore di quello che abbiamo cercato di evitare.
Vi porto l’esempio di Inside Out, di cui Gioia e Tristezza sono le vere protagoniste. Brillante, solare ed esuberante la prima, scontrosa, impacciata e remissiva la seconda. Durante tutto il film Gioia non fa altro che cercare di tenere sotto controllo Tristezza affinché non faccia danni nella vita di Riley. Senza rendersene conto, però, contribuisce esclusivamente  a mandare in confusione l’universo emotivo della ragazzina fino al punto di generarvi un vero e proprio black out, che si risolverà soltanto quando riuscirà a darsi il permesso di essere triste.

Ci sono almeno quattro buoni motivi per accettare tutte le emozioni, anche quelle più dolorose:
1.   Non dovremo spendere energie nel tentativo di allontanarle e potremo dirigere le nostre azioni nella direzione desiderata.
2.     Avremo la possibilità di imparare qualcosa, prendendo confidenza e diventando abili nella loro gestione.
3.     Diventeremo più resilienti.
4.     Svuoteremo il loro potere distruttivo.

«Hai mai visto uno di quei vecchi film di cow-boy in cui il cattivo finisce nelle sabbie mobili e quanto più si dimena tanto più velocemente sprofonda? Se mai ti capitasse di cadere nelle sabbie mobili, sappi che agitarsi è quanto di peggio puoi fare. Devi invece sdraiarti, distenderti, e restare immobile a galleggiare sulla superficie. Ciò richiede una grande presenza di spirito perché ogni istinto dentro il tuo corpo ti dice di lottare; ma più lotti, peggio è. 

Lo stesso principio vale per le “emozioni spiacevoli”: più cerchiamo di combatterle, più ci mettiamo nei guai» 
(Russ Harris, La trappola della felicità).

Dott. Simone Ferrazzo
Laureato in Psicologia, 
tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus 
di Pescara




Nessun commento:

Posta un commento