La dipendenza
dal gioco (Gambling)
Il giocatore dipendente (gambler) è un
appassionato al gioco che ha perso il controllo del suo impulso al gioco, per
cui la sua passione volontaria si è trasformata in una necessità irrefrenabile.
La dipendenza dal gioco è l’unica
dipendenza legale senza uso di droghe riconosciuta ufficialmente dalla
psichiatria americana come un’alterazione psichica originata dal disturbo
del controllo degli impulsi.
La dipendenza dagli impulsi consiste,
pertanto, in un impulso incontrollato che è accompagnato da una forte tensione
emotiva e non si lascia influenzare dal pensiero riflessivo. Quando il
dipendente si abbandona al gioco, attraversa un momento di sommo piacere che
può raggiungere il livello della sbornia o dell’estasi, causata dalla
sensazione che il tempo si sia fermato e dal fatto che il soggetto esce da se
stesso per entrare in uno stato di coscienza particolarmente alterato.
L’impulso a giocare del gambler acquista un
andamento progressivo e, a questo ritmo, il senso di colpa si nasconde dietro
le razionalizzazioni, i ragionamenti apparentemente veri e ingannevoli.
L’autoinganno si verbalizza in svariate forme: “Giocherò solo fino a tale ora e
a tale momento”; “Dato che sto vincendo, devo continuare…devo approfittare
della fortuna”; “Ora che sto perdendo non devo smettere…devo rifarmi”; “Non
giocherò più”.
Se il giocatore dipendente perde, tenta di
continuare il gioco per riguadagnare i soldi persi, e, se vince, continua a giocare
perché sente che è il suo giorno fortunato. In generale, il gambler aumenta il
piatto più dopo aver perso, che dopo aver vinto, influenzato dal desiderio di
recuperare il denaro.
Quando il gambler tenta di rinunciare al
gioco e di resistere all’impulso a giocare, cade in preda ad un profondo
malessere in forma di ansietà o di irascibilità, associato a turbe vegetative e
disturbi del comportamento che possono culminare in un atto suicida, preceduto
o no da una sintomatologia depressiva.
Lo stimolo che può scatenare l’impulso al
gioco può essere un fattore esterno o circostanziale, come il luogo, l’ora o la
situazione, oppure può essere un fattore interno o personale di tipo affettivo
o cognitivo. In entrambi i casi, il gambler arriva alle stesse conclusioni:
“Oggi mi sento fortunato, è il mio giorno”.
La base biologica della dipendenza da gioco
va dalla iposerotoninergia, indice di mancanza di controllo nel comportamento,
alla ipernoradrenergia, che è implicata a sua volta nella frenesia piacevole e
nella sindrome di astinenza o di protesta personale.
Non esiste un profilo di personalità
specifico particolarmente predisposto alla dipendenza dal gioco, bensì alcuni
tratti che coincidono più o meno con quelli osservati in altri tipi di
dipendenza, quali la mancanza di autocontrollo (responsabile di comportamenti
impetuosi ed impulsivi), la bassa autostima e gli elementi che costituiscono la
personalità limite, narcisistica e antisociale. Inoltre, il sovraccarico di
stress, la sensazione di solitudine e la difficoltà di concentrare la propria
attenzione sono fattori caratteriali o situazionali che, venendo meno la
capacità di autocontrollo, facilitano l’insorgenza di tale dipendenza.
Il giocatore d’azzardo patologico presenta
spesso la tendenza ad avere idee suicide e ad associare il gioco ad altre forme
di abuso come il ricorrere a droghe e alcol.
Sintomi
del giocatore d’azzardo "patologico"
Premesso quindi che si tratta di una
malattia, le persone affette dal disturbo del gioco d’azzardo patologico presentano
una serie di sintomi suddivisibili in:
·
sintomi fisici
disturbi alimentari, mal di testa, insonnia, ansia, palpitazioni e tremori
disturbi alimentari, mal di testa, insonnia, ansia, palpitazioni e tremori
·
sintomi psichici
ossessione, nervosismo, sensi di colpa, impulsività
ossessione, nervosismo, sensi di colpa, impulsività
·
sintomi sociali
isolamento, incapacità a gestire il denaro, liti famigliari, problemi lavorativi
isolamento, incapacità a gestire il denaro, liti famigliari, problemi lavorativi
Giocare per soldi
è il modo più comune di concepire il gioco d’azzardo.
E’ stato ad esempio evidenziato come nei periodi di diffuso benessere ed ottimismo ci si rivolga ai giochi d’azzardo per rispondere ad un bisogno di tipo ludico, di distrazione, di divertimento mentre nei periodi di difficoltà si rivolga al gioco per compensazione: sperando in una vincita che appiani i problemi o possa realizzare un sogno. Nei periodi di diffusa incertezza rispetto a se ed al futuro come quello che stiamo vivendo, invece ci si rivolge al gioco d’azzardo per trovare un “luogo di regressione”, di distacco, un’oasi in un deserto di relazioni e di prospettive : un “luogo” dove si mettono tra parentesi i problemi della quotidianità, le frustrazioni. Un luogo dove ci si appella, si sfida, si corteggia il caso e se questo ci premia ci possiamo sentire scelti e se questo non ci premia è sempre possibile rifarsi.
E’ stato ad esempio evidenziato come nei periodi di diffuso benessere ed ottimismo ci si rivolga ai giochi d’azzardo per rispondere ad un bisogno di tipo ludico, di distrazione, di divertimento mentre nei periodi di difficoltà si rivolga al gioco per compensazione: sperando in una vincita che appiani i problemi o possa realizzare un sogno. Nei periodi di diffusa incertezza rispetto a se ed al futuro come quello che stiamo vivendo, invece ci si rivolge al gioco d’azzardo per trovare un “luogo di regressione”, di distacco, un’oasi in un deserto di relazioni e di prospettive : un “luogo” dove si mettono tra parentesi i problemi della quotidianità, le frustrazioni. Un luogo dove ci si appella, si sfida, si corteggia il caso e se questo ci premia ci possiamo sentire scelti e se questo non ci premia è sempre possibile rifarsi.
Dal vizio alla dipendenza: caratteristiche del gioco d’azzardo
patologico
Per cominciare ad individuare gli
indicatori della patologia da gioco, è estremamente importante chiarire
innanzitutto la necessità di operare una distinzione tra giocatori
d’azzardo e giocatori patologici . Per molte persone, infatti, numerosi
giochi d’azzardo tra quelli elencati sono piacevoli passatempi, in taluni casi
occasionali e in altri abituali, ma anche in quest’ultimo caso non significa
che il gioco sia necessariamente patologico, dal momento che non è la quantità
il fattore discriminante del problema.
Il giocatore compulsivo si pone lungo
un continuum che conta diverse tappe dai confini spesso sfumati che
vanno dal gioco occasionale, al gioco abituale, al gioco a rischio fino al
gioco compulsivo. Di conseguenza, il gioco d’azzardo patologico si configura
come un problema caratterizzato da una graduale perdita della capacità di
autolimitare il proprio comportamento di gioco, che finisce per assorbire,
direttamente o indirettamente, sempre più tempo quotidiano, creando problemi
secondari gravi che coinvolgono diverse aree della vita.
Lungo il continuum tra gioco
d’azzardo ricreativo e gioco patologico, in relazione alle motivazioni che
sembrano determinare e accompagnare il gioco d’azzardo, sono state distinte le
seguenti tipologie di giocatori (Alonso Fernandez F., 1996, Dickerson
M., 1993):
- il giocatore
sociale che è mosso
dalla partecipazione ricreativa, considera il gioco come un’occasione per
socializzare e divertirsi e sa governare i propri impulsi distruttivi;
- il giocatore
problematico in cui, pur
non essendo presente ancora una vera e propria patologia attiva, esistono
dei problemi sociali da cui sfugge o a cui cerca soluzione attraverso il
gioco;
- il giocatore
patologico in cui la
dimensione del gioco è ribaltata in un comportamento distruttivo che è
alimentato da altre serie problematiche psichiche;
- il giocatore
patologico impulsivo/dipendente in cui i gravi sintomi che
sottolineano il rapporto patologico con il gioco d’azzardo sono talvolta
più centrati sull’impulsività e altre volte sulla dipendenza.
Un giocatore veramente dipendente è una persona in cui l’impulso
per il gioco diviene un bisogno irrefrenabile e incontrollabile, al quale si
accompagna una forte tensione emotiva ed una incapacità, parziale o totale, di
ricorrere ad un pensiero riflessivo e logico. L’autoinganno e il ricorso a
ragionamenti apparentemente razionali assumono la funzione di strumenti di
controllo del senso di colpa e innestano ed alimentano un circolo
autodistruttivo in cui se il giocatore dipendente perde, giustifica il
suo gioco insistente col tentativo di rifarsi e di “riuscire almeno a
riprendere i soldi persi”, se vince si giustifica affermando che “è il suo
giorno fortunato e deve approfittarne”, sottolineando una temporanea vittoria
che supporta, attraverso una realtà vera ma alquanto instabile e temporanea,
questa affermazione interiore o esteriore.
Lo stato mentale di un
giocatore patologico è pertanto estremamente diverso da quello di un giocatore
anche assiduo non patologico e si caratterizza per il raggiungimento di uno
stato similare alla sbornia, con una modificazione della percezione temporale,
un rallentamento o perfino blocco del tempo, che nasce da una tendenza a
raggiungere uno stato alterato di coscienza completamente assorbiti, fino ad
uno stato di estasi ipnotica, dal gioco. Talvolta questa condizione della mente
è favorita da un reale consumo di alcolici o di altre sostanze, associato al
gioco, che alimenta la perdita di controllo della propria condotta.
Per chiarire le caratteristiche
diagnostiche del gioco patologico, è molto importante altre sì distinguere il “vizio
del gioco ”
dalla “malattia del gioco ”, sottolineando anche che
spesso esiste una tendenza ad usare il primo termine per designare
impropriamente comportamenti patologici. La distinzione è estremamente
importante perché permette di individuare una delle caratteristiche
fondamentali del gioco d’azzardo patologico, disturbo siglato in psichiatria
G.A.P.: la perdita di controllo sul proprio comportamento, che invece nel vizio
è un comportamento volontario, che può essere controllato ed eventualmente
interrotto da una persona che, tuttavia, lo mette in atto con volontà e
consapevolezza delle connotazioni negative attribuite ad esso da un punto di
vista morale.
Un’altra
distinzione che è opportuno fare, anche in relazione alla diversa impostazione
del possibile percorso terapeutico, è quella tra “dipendenza da gioco”, ossia disturbo
primario del gioco , noto anche come “compulsive gambling” o “ludopatia
morbosa compulsiva”, e “gioco patologico secondario” ,
ossia sintomo di un’altra problematica psichica. In quest’ultimo caso, infatti,
il gioco patologico può essere considerato come un effetto di un disturbo
primario che deve divenire il focus della terapia. Nella “ludomania” invece
spesso esistono dei problemi psicologici o psichiatrici che sono conseguenza
del circolo vizioso del gioco.
In generale, secondo i criteri classificatori tradizionali
della psichiatria, possiamo sintetizzare che siamo in presenza di “Gioco
d’Azzardo Patologico” quando esiste un “comportamento persistente, ricorrente e
disadattivo di gioco d’azzardo”, intendendo in quest’ultimo caso che il gioco è
in grado di avere delle pesanti ricadute negative sulla vita personale, sociale
e lavorativa del giocatore (AA.VV., 1994). I segnali di tale problema di
dipendenza dal gioco possono essere più comportamenti tra quelli elencati di
seguito e, in ogni caso, non riconducibili a conseguenze di altri disturbi
primari:
- eccessivo assorbimento in attività dirette
o indirette (programmi di gioco, pensieri su come procurarsi denaro, ecc.)
legate al gioco d’azzardo;
- bisogno di aumentare la quantità di
denaro con cui si gioca per raggiungere livelli di eccitazione desiderati;
- tentativi ripetuti ma infruttuosi di
interrompere, ridurre o controllare il proprio comportamento di gioco
d’azzardo;
- ansia o irritabilità quando si tenta
di controllare o ridurre il gioco d’azzardo;
- tendenza ad utilizzare il ricorso al
gioco d’azzardo per ridurre stati affettivi negativi (colpa, impotenza,
depressione, ecc.) o per fuggire a problemi;
- tendenza a ritornare al gioco per
rifarsi dalle perdite precedenti;
- propensione a mentire sul proprio
comportamento di gioco;
- perdita reale o grave rischio di
perdita, a causa del gioco d’azzardo, di una o più relazioni importanti
oppure compromissione del lavoro o di opportunità scolastiche;
- ricorso a comportamenti illegali quali
furti, frodi, baro, falsificazione;
- richiesta ad altri di denaro
necessario per rimediare alla propria situazione finanziaria più o meno
disperata a causa dei debiti di gioco.
Si può parlare di una vera e propria “dipendenza dal gioco d’azzardo” se
sono presenti sintomi di tolleranza,
come il bisogno di aumentare la quantità di gioco, sintomi di astinenza , come malessere legato ad ansietà e
irritabilità associati a problemi vegetativi o a comportamenti criminali
impulsivi e sintomi di perdita di controllo manifestati attraverso incapacità
di smettere di giocare. Se prevalgono altri sintomi maggiormente legati al deficit
nel controllo degli impulsi, il comportamento di gioco patologico impulsivo va
ricondotto soprattutto ad un problema in quest’area, senza che si possa
necessariamente parlare di dipendenza.
Dott.ssa I. Siena
VEDI ANCHE: GIOCO D'AZZARDO PATOLOGICO: I PARTE
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