“La Bella e la Bestia”:
Una fiaba di sana Dipendenza Affettiva
Conoscete la favola “La Bella e la Bestia” in cui l’amore ridona alla
Bestia le originarie fattezze principesche, dopo di che gli innamorati
convolano a nozze e vivranno felici e contenti?
È una splendida metafora di quanto l’amore possa essere una grande forza
trasformativa che permette di ritrovare la bellezza interna mettendo in luce
risorse e potenzialità. La dolce Belle, tuttavia, appare così saggia da legarsi
in un vincolo indissolubile solo dopo aver verificato che effettivamente
l’incantesimo è stato sciolto e che la vita con il suo amato non sarà un
inferno.
Purtroppo molte persone non sono altrettanto sagge e confondono la
dedizione, necessaria perché una relazione affettiva sia duratura, con la
passiva sopportazione di abusi, violenze fisiche e psicologiche, angherie.
Frasi come “ Mi maltratta ma mi ama, devo stargli vicino, il mio amore lo
cambierà, dopo saremo felici”, non sono altro che campanelli d’allarme
pronunciate da persone che soffrono di dipendenza affettiva: per lo più donne che persistono nell’istaurare
legami d’amore autodistruttivi pur di non perdere l’illusione di avere un punto
di riferimento. Molto spesso nella loro infanzia hanno subìto esperienze che le
hanno rese fragili, insicure, bisognose di continue conferme, incapaci di
riconoscere ed esprimere i propri bisogni e di essere totalmente autonome.
Tale dipendenza viene messa in atto per neutralizzare il senso di vuoto
affettivo e impotenza che le persone sentono dentro di sé; tutto ciò porta
all’accettazione di relazioni amorose confuse ed ambigue dove il sano progetto
comune viene sostituito da piccoli e grandi ricatti emotivi, abusi,
insoddisfazione o vera sofferenza.
La love addiction può manifestarsi in relazione con il partner ma anche
verso altre figure emotivamente importanti alle quali si elemosina un gesto d’amore. Queste relazioni, infatti, anziché essere improntate
alle realizzazione di un cammino di vita che promuova la crescita individuale,
sono finalizzate esclusivamente alla conferma ossessiva di un riferimento, non
importa se malsano e distruttivo.
Come ogni dipendenza anche quella affettiva concede ebbrezza, è esclusiva,
è dose-dipendente (cioè si ha un bisogno crescente della vicinanza con
l’oggetto di desiderio) e porta alla progressiva riduzione della capacità di
pensiero libero.
I “drogati d’amore” soffocano ogni desiderio e interesse se non quello di
restare con la persona amata, in quanto ogni cambiamento, seppur minimo, viene
percepito come pericoloso. Appare normale aspirare a relazioni durature ma, la
sfida dei legami affettivi in particolar modo quello di coppia, sta nel riuscire
ad attraversare le vicissitudini della vita modulando dinamicamente la
relazione che, per poter durare, deve continuamente adattarsi alle
trasformazioni personali e ambientali.
I dipendenti, invece, tendono a legarsi a persone a loro volta problematiche
di cui si prendono cura nell’illusione di poterle guarire con la propria
dedizione. Anzi, i problemi del partner sono il vero collante affettivo perché
permettono di attribuire a lui il disagio evitando di interrogarsi sul proprio.
Se però il partner risolve i propri disagi
accadrà un paradosso: il drogato d’amore si disorienterà e cadrà in una
profonda depressione poiché perdendo il suo doppio ruolo di vittima e di
soccorritore sentendosi più che mai svuotato e inutile. Si definiscono “persone
che amano troppo” e sono pervasi da sentimenti di eroismo; in realtà amano
male.
Le favole che ci sono state raccontate da piccoli terminavano quasi tutte
con “… e vissero felici e contenti” poiché avevano l’obiettivo di gettare le
basi dei sogni che poi si saranno inseguiti da adulti. Ma forse, non tutti i
genitori raccontano le fiabe, e soprattutto le bambine crescono con la speranza
di vivere un amore che non si sa né quando né come la renderà felice. Per
questo molte sembrano identificarsi in Belle: eroina capace di trasformare la
Bestia in una bellissimo principe! E che delusione quando questo non accade.
Eppure ci si ostina e si attende che il miracolo avvenga, lasciando che il loro
amore sfiorisca tra liti e maltrattamenti di ogni tipo, rifiutano di accettare
che hanno sposato una “bestia” vera.
Insomma un’ampia categoria di individui addebitano alla sfortuna la
propria sofferenza però, in realtà, c’è sempre un partner sbagliato nella vita
di queste persone.
Uscire da tale struttura dipendente è possibile, ma perché ciò avvenga
risultano fondamentali come primi
passi, consapevolezza e richiesta d’aiuto.
“ Certo – disse la volpe
– tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila
ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono
per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi
avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per
te unica al mondo”. Ed ancora: “… se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata.”
( da Il Piccolo Principe).
Dott.ssa Sabrina Agostinone
Laureata in Psicologia presso l'Università "G. D'Annunzio" di Chieti, sta effettuando il tirocinio formativo presso la Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara.