Si litiga in casa, in famiglia, con il proprio
compagno di vita, con i fratelli, con i coinquilini.
Una delle principali motivazioni è lo SPAZIO.
Che si intenda spazio fisico o psichico il
denominatore comune è il CONFINE. I confini personali sono i limiti che
definiscono dove inizia e finisce il proprio spazio personale fisico, emotivo e
mentale. Questi limiti sono flessibili, allargabili o no a secondo del tipo di
relazione che si vuole stabilire con gli altri (con il/la partner, in società,
con i colleghi…) e a secondo della situazione in cui ci si trova.
Le persone necessitano di un confine all'interno
del quale sentirsi a proprio agio, protetti, autentici ed è anche vero che nessuno
sa da cosa dipenda la quantità di spazio che ognuno ha bisogno, è soggettiva. Tuttavia
accade spesso che i confini vengano valicati, più o meno con forza e
consapevolezza portando a sentimenti di rabbia, i quali, se non espressi
correttamente portano all’interruzione della relazione. Un esempio estremo di
rottura di un confine è la violenza fisica e sessuale, ma esempi più consueti
sono le mancanze del quotidiano nell’ambito familiare, amicale e lavorativo. La
distanza è lo spazio e il tempo fra due persone o due cose, mentre la
COMUNICAZIONE diventa l’unico modo per
modulare tale distanza nei rapporti con gli altri.
Come
fare per difendere i propri confini?
Innanzitutto entrare in contatto con se stessi,
ossia riconoscere le sensazioni che si provano quando si è in contatto con
qualcuno, chiunque esso sia. Fastidio, frustrazione, oppressione, rabbia,
delusione sono solo alcuni dei sentimenti che si provano quando qualcuno varca
il nostro confine fisico o psicologico.
Chiedersi il perché si provi quel tale sentimento
ci consente una maggiore consapevolezza di quel perimetro soggettivo che deve
delineare la nostra linea protettiva. Tutto diventa più chiaro e si può di
conseguenza decidere la misura della giusta distanza che desideriamo tra noi e “l’Altro”.
Comunicarlo resta il passo definitivo, ma anche il
più difficile da compiere in quanto subentrano resistenze di ogni tipo, dalla
paura di essere giudicati all’obbligo di contenere i propri pensieri, come
spesso accade nei contesti lavorativi ad esempio.
La comunicazione non verbale
aiuta molto in queste situazioni, in quanto silenzio, espressioni del viso,
prossemica e gestualità sono spesso più eloquenti di qualsiasi discorso.
Reprimere il proprio sentire potrebbe sembrare un'ottima soluzione temporanea, ma altro non è che un'illusione che nel tempo si trasforma in disagio e malessere.
Cosa conviene davvero?
Dott.ssa Ivana Siena
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