COSA SUCCEDE IN UNA
FAMIGLIA QUANDO È IN ARRIVO UN ALTRO BAMBINO?
L’arrivo
di un fratellino, o di una sorellina, rappresenta sempre un cambiamento nell’equilibrio
di una famiglia. Questa alterazione coinvolge tutti, arrivando a coinvolgere i
parenti più prossimi (nonni, zii, cugini…). Per il primo figlio è sempre
un’esperienza contrastante, difficile da accettare e, in alcuni casi,
traumatica. L’arrivo di un fratellino mina la sicurezza del bambino; è una minaccia
di perdere abitudini, attenzioni e tutte le cose del suo quotidiano così come
le conosce.
Prepararsi
al grande evento
È
sempre meglio che il bambino sia preparato all’arrivo del fratellino. A questo
scopo durante la gravidanza è consigliabile iniziare a parlare con serenità dell’argomento
di tanto in tanto, senza però farla diventare un’ossessione.
Per
permettere al bambino di abituarsi all’idea può essere utile fargli incontrare
dei neonati, portarlo con sé da un’amica che ha un figlio piccolo, leggere dei
libri che trattano questo tema, coinvolgerlo nella preparazione del corredino o
della cameretta.
La
scoperta di un fratellino in arrivo è per il primogenito un’esperienza
particolare, che molto dipende dall’età: prima dei 18 mesi i bambini non hanno
ricordi consci (“amnesia infantile”),
l’effetto di questa fase è l’impressione di aver sempre vissuto con un fratello
o una sorella.
La
prima paura, all’annuncio dell’arrivo di un altro bambino, sarà per il lui quella
di non poter più essere amato come prima. Avrà bisogno di essere rassicurato
dell’amore di mamma e papà per sentirsi meno ansioso e sopportare l’idea del
nuovo arrivo, del quale istintivamente sarà geloso. Può essere utile, a questo
fine, rivivere insieme i ricordi di quando era piccolo, riguardare le foto di
quando è nato, spiegando così cosa sta accadendo nella pancia della mamma.
Nel
caso in cui con l’arrivo del neonato il primo figlio dovrà cambiare stanza, è
preferibile farlo un po’ di tempo prima così da permettere al bambino di
abituarsi al cambiamento e interpretarlo come un segno del fatto che “è
diventato grande” e non come un’invasione di campo del fratellino.
Come
cambia la famiglia: diventare grandi
Le
interazioni e le dinamiche affettive all’interno della famiglia si moltiplicano
e si complicano: dalla triade mamma-papà-figlio si passa a doversi relazionare
tra fratelli e tra questi e i genitori.
Avere
dei fratelli o sorelle con cui poter interagire è una tappa fondamentale della
crescita in cui i bambini imparano a rapportarsi con i loro coetanei. I
fratelli litigano, si appoggiano, si aiutano, si imitano tra loro, imparano a
cooperare, a negoziare, a competere e a creare un legame affettivo. Tutto questo si struttura nel tempo. Lo scoppio
della gelosia del primo figlio verso il nuovo arrivato, che lo ha spodestato
dell’amore assoluto di mamma e papà, è invece da subito evidente.
Spesso
i genitori si aspettano che il primogenito possa accogliere positivamente e con
entusiasmo il fratellino, commettendo l’errore di considerarlo automaticamente “più
grande”. Al figlio maggiore, che fino a poco tempo prima era considerato il
piccolo di casa, viene ora chiesto di comportarsi da grande e di essere
autonomo in alcune operazioni in cui prima veniva aiutato (ad es. spogliarsi e
vestirsi, lavarsi i denti). Questo cambiamento
può disorientare il bambino il quale potrebbe avere difficoltà a fronteggiare le
nuove richieste dei genitori. I rimproveri e la disapprovazione da parte di
mamma e papà possono accentuare il disorientamento e la sensazione di aver
perso il loro amore. Queste sensazioni spingono il bambino a pensare che la
strategia per mantenere l’attenzione dei genitori sia “ritornare piccolo”, proprio come il fratellino. In alcuni casi, il
bambino rifiuta drasticamente l’imposizione del cambiamento manifestando la
propria sofferenza attraverso l’interruzione della crescita.
Con
la nascita di un fratellino i genitori si trovano a dover prestare molte
attenzioni al nuovo nato. Il bambino, fino a quel momento è figlio unico e come
tale è posto al centro dell’attenzione, destinatario esclusivo delle cure di mamma
e papà. In questa fase, il bambino conosce l’esperienza della privazione (mancata soddisfazione di un
bisogno ritenuto indispensabile). È molto importante aiutarlo a ridefinire un
equilibrio, trascorrendo del tempo in più con lui, aiutandolo ad attenuare la sensazione
di aver perso le coccole dei genitori e fornendo rassicurazione sul fatto che l’amore
per lui non è cambiato.
La
gelosia
La
manifestazione di gelosia, in questa fase critica dello sviluppo del bambino,
non è da considerarsi negativa, e per questo non è da reprimere e condannare.
La
gelosia rappresenta una reazione alla perdita dell’esclusività del rapporto con
le persone amate e della loro disponibilità affettiva. Il bambino rifiuta di
dover dividere con un intruso l’affetto dei genitori, pretendendo di bastare
affettivamente all’altro. La frase tipica che viene rivolta ai genitori è: “perché
mi hai fatto un fratellino? Non ti bastavo io?”.
I
bambini più grandi, di 3 o 4 anni, che
hanno una capacità di pensiero già ben formata, adottano la strategia di
diventare piccoli come il nuovo arrivato per conservare l’amore dei genitori.
La gelosia si esprime allora attraverso atteggiamenti regressivi o aggressivi. Il primogenito può diventare
nervoso, irritabile, iperattivo. In alcuni casi possono esserci manifestazioni
di regressione più preoccupanti: pretende di bere con il biberon, vuole
attaccarsi al seno, soffre di enuresi notturna
(pipì a letto), chiede che gli si metta il pannolino, presenta ansia da separazione.
I
genitori possono svolgere un ruolo determinante nel superamento della gelosia.
Innanzitutto,
è positivo lasciare libero sfogo alle emozioni, anche se si tratta di gelosia.
Continuare a vivere tutti insieme momenti sereni aiuterà il bambino a superare
la paura dell’abbandono e di non essere più amato. Il fratellino pian piano non
sarà più avvertito come una minaccia e il bambino imparerà che, seppure non più
esclusivo, l’amore dei genitori non è perso.
Un’ottima
alleata del bambino è l’immaginazione. Fantasie distruttive
sul fratellino permettono di scaricare ed esprimere la rabbia e l’aggressività
scoprendo tuttavia che la realtà non verrà mutata.
Con
lo sviluppo della capacità di identificazione il bambino imparerà
a mettersi nei panni degli altri, provandone stati d’animo e vissuti. Potrà
identificarsi nel fratello per averne i privilegi oppure nella mamma sentendosi
gratificato nel fornire cure.
Infine,
la condivisione di spazi e ambienti comuni, oltre a dar vita a degli scontri, farà
nascere il senso di appartenenza: il fratellino pian piano non sarà più un intruso.
È
molto più preoccupante un bambino indifferente, piuttosto che un bambino
geloso.
“La
gelosia è normale e salutare, nasce dal fatto che i bambini si amano, se non
sono capaci di amore, non dimostrano nemmeno gelosia”.
Winnicott
Dott.ssa Rossella Scelza
Laureata in Psicologia presso "La Sapienza" di Roma e Tirocinante presso la Obiettivo Famiglia Onlus
Riferimenti
bibliografici:
-
Fratelli e sorelle. Una malattia
d’amore. Manuel Rufo
-
L’arrivo di un fratellino…cosa
accade? Dott.ssa M.R.Aloisio
-
Educare.it da “Il Grillo parlante”,
Anno II, n.9 (1999)
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