SVILUPPO EVOLUTIVO DEL BAMBINO
Lo
sviluppo psicologico nell’età evolutiva, è connotato dall’intersecarsi di
diverse e complesse trame (modificazioni fisiche, percettive, del linguaggio,
dello sviluppo sociale e di quello morale….), portatrici di cambiamenti che
avvengono separatamente e contemporaneamente, attraverso una serie di fasi in
cui, a periodi di rapida crescita accompagnata da turbe o squilibri, si
alternano momenti di relativa calma e consolidamento. Tutti noi abbiamo
affrontato con la crescita compiti evolutivi, cioè situazioni non prive di
difficoltà che gli individui devono risolvere in tempi prestabiliti, altrimenti
lo sviluppo stesso può venire compromesso. Alcune di queste abilità sono
biologicamente determinate (parlare, camminare), altre si ripresentano nei vari
passaggi di fase della vita e hanno a che fare con la sfera delle relazioni
sociali (creare legami di amicizia, stare in un gruppo, intraprendere relazioni
affettive e sessuali).
Esistono
periodi in cui le modificazioni si accumulano e il bambino sviluppa in una
volta tutta una gamma di nuove competenze e si impegna in una serie di nuovi
problemi. Questo “accumularsi” di mutamenti spesso sembra produrre una sorta di
“rimappatura” del bambino (e dell’adolescente) in cui i vecchi schemi di
relazione, di pensiero e di linguaggio non funzionano più e gli occorrono tempo
e spazio per elaborarne di nuovi. Durante questo periodo di transizione il
bambino/ragazzo può presentare a volte problemi di comportamento e sembra
perdere anche le capacità precedentemente acquisite. In genere questi periodi di transizione
coincidono, a meno di particolari fattori di criticità ambientale, con quelli i
cui il soggetto passa da una condizione fisica a un’altra (da neonato a
bambino, da bambino a preadolescente) o da un ruolo a un altro (bambino che sta
in casa a bambino che va a scuola). Ciascuno di questi cambiamenti di età, di
ruolo e di situazione dà luogo a una specie di “crisi” (nell’accezione del
greco antico: scelta, separazione, giudizio). Trascorsi questi stadi di
passaggio, il bambino e il suo rapporto con chi gli sta vicino: genitori,
amici, adulti di riferimento, si assesta in un periodo di modificazioni più costanti
e regolari in un ritrovato nuovo equilibrio.
A fronte
di questo quadro in continuo fluire, è di fondamentale importanza per un pieno
sviluppo armonico il ruolo che gioca l’ambiente in cui il bambino nasce e
cresce e le figure primarie di riferimento (la madre e il padre) che si
prendono cura di lui. La personalità, infatti, si struttura attraverso un
adattamento cosciente che comprende l’insieme di fattori plurimi ereditari e
acquisiti che influenzeranno e orienteranno il comportamento adulto. Il compito dei genitori prima e degli adulti
in generale, è quello di aiutare e facilitare “l’essere in formazione”nel
gestire, con acquisita consapevolezza, la massa di informazioni pratiche ed
emotive da cui rischia di essere travolto. Affinché una personalità si possa
definire emotivamente matura, occorre che ci sia stata integrazione tra essere
singolo (corretto soddisfacimento dei bisogni) ed essere sociale (buona
relazione con le figure importanti di riferimento). Ciò che connota un adulto
armonico è proprio la sua capacità di elasticità e di adattamento ai mutamenti
(basta ricordare l’estinzione di specie animali feroci, grandi e forti, ma con
scarsa capacità di adattamento all’ambiente). Se durante il percorso di
crescita c’è stata qualche, reiterata e prolungata, carenza fisica o psichica
il bambino rischia di strutturare e accumulare esperienze negative che
produrranno comportamenti disfunzionali per il pieno sviluppo delle sue
potenzialità.
Centro di Psicoterapia Familiare
Fonte: fofamiglia.it
Nessun commento:
Posta un commento