Aspetti
psicologici della gravidanza
Al momento dell’accertamento
della gravidanza molteplici sono i sentimenti e le emozioni sperimentate dalla donna. Alla gioia
si accostano timori, incertezze, senso di realizzazione della propria vita,
paura di non farcela, timore di non possedere “l’istinto materno”. I segnali
del corpo confermano il cambiamento dallo stato psicologico di figlia, che
inevitabilmente in questo momento si riattiva, sul piano delle emozioni,
dell’esperienza con la propria madre. Ed è proprio il riconoscimento e il
recupero di questa esperienza a consentire il reperimento dentro di se della
capacità di essere oggi capace di dare cura.
Come ritenuto da molto autori, si
può pensare alla gravidanza come un’ulteriore “fisiologica crisi” nel percorso
di crescita e maturazione (Randaccio, De Paolo; 2004). Una crisi necessaria per l’abbondono di fasi
precedenti e all’acquisizione di un nuovo stato nella vita.
Sono però, in rapporto alle
differenze individuali, le modalità di “entrata, superamento ed uscita dalla
crisi” a determinare la possibilità di costruzione di quello che Stern ha
descritto “assetto materno”.
I cambiamenti corporei sono
correlati necessari al cambiamento psicologico, con il quale si integrano.
Per questo gli sviluppi nello
studio della salute mentale hanno portato ad occuparsi dei disturbi
psicopatologici che possono insorgere nella donna dal momento del concepimento
fino al primo anno dal parto. In disaccordo con le prime teorie sulla
gravidanza come un periodo di relativo benessere e quasi “immunità” dai
disturbi psichici, attualmente risulta sempre più rilevante in letteratura la
testimonianza di patologia psichiatrica in tale periodo (Giardineli, Cecchelli,
Innocenti; 2008).
La gravidanza, per i profondi
cambiamenti biologici, psicologici e sociali che comporta, può rappresentare un
importante fattore di stress ed essere considerata sia agente eziologico per l’insorgenza
di disturbi psichici in soggetti vulnerabili, che elemento favorente scompensi
psicopatologico in donne già affette patologia psichiatrica.
I quadri clinici che più
frequentemente si riscontrano in questo periodo sono i disturbi d’ansia e i
disturbi dell’umore.
Il disturbo d’ansia,
caratterizzato da preoccupazione eccessiva ed incontrollabile accompagnata da
sintomi quali astenia, scarsa concentrazione, irrequietezza e disturbi del
sonno, può preesistere alla gravidanza o insorgere in tale periodo, ma si pone
il problema della diagnosi differenziale con il più comune vissuto di
apprensione/preoccupazione della donna che aspetta un figlio. Generalmente tali
preoccupazioni non interferiscono con il funzionamento normale della donna, a
volte possono raggiungere una intensità pari al disturbo d’ansia. In questo
caso è più appropriata comunque la diagnosi di disturbo dell’adattamento con
ansia, dato che è identificabile un evento scatenante (la gravidanza) e la
durata è inferiore solitamente ai sei mesi.
Secondo gli autori è importante
non sottovalutare tali preoccupazioni della donna nel periodo perinatale in quanto
è stato rilevato come coloro che hanno manifestato un disturbo d’ansia in
gravidanza, abbiano una probabilità tre volte superiore di sviluppare un
disturbo depressivo nel postpartum.
Il DOC disturbo
ossessivo-compulsivo, durante la gravidanza ha una frequenza di poco inferiore
ai dati sulla popolazione generale, mentre nel periodo postpartum è addirittura
superiore. Il DOC ad esordio perinatale presenta delle caratteristiche
sintomatologiche specifiche. Tutti gli autori concordano nel rilevare la presenza
costante di ossessioni aggressive, soprattutto di far male al bambino, di
pensieri intrusivi. Tale attitudine del pensiero, se associata ad una
vulnerabilità genetica, neurologica in una donna in gravidanza e/o postpartum,
può far esordire una patologia conclamata di tipo ossessivo compulsivo.
Centro di Psicoterapia Familiare
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