Un po’ di storia
Nel 1970 Masters e Johnson,
abbandonando il classico termine di "frigidità", definirono
l'incapacità della donna a raggiungere l'orgasmo come "disfunzione
orgasmica". Fu, quindi, Helen Kaplan nel 1974 a distinguere le
difficoltà della fase di eccitazione (da lei denominate "disfunzione sessuale
generale") da quelle della fase dell'orgasmo (la "disfunzione
orgasmica" appunto).
In seguito, Jehu (1979)
distinse nella disfunzione sessuale generale:
- una disfunzione vaso
congestiva, che si riferisce alle carenze nelle risposte di lubrificazione e di
vasocongestione, tipiche della fase di eccitazione;
- una insufficiente
gratificazione sessuale, riguardante una carenza di esperienza soggettiva di
piacere e di eccitamento connessa alla fase di eccitazione di tipo
fisiologico.
È rarissimo che il disturbo
si presenti unicamente come assenza di tumescenza e/o lubrificazione, ma è
quasi sempre in comorbidità con un disturbo dell'orgasmo, soprattutto, o del
desiderio.
Risulta, così, più utile
tenere in considerazione, definendo il disturbo, anche la sensazione soggettiva
di eccitamento sessuale e non solo quella oggettiva.
Confrontando
le differenze
Quando
si parla di disturbi sessuali si fa riferimento ad uno o più comportamenti
sessuali disturbati, disadattivi, comportamenti cioè che, per vari motivi, non
consentono il raggiungimento esclusivo del piacere, scopo del rapporto
sessuale. Alcuni dei disturbi della sessualità possono avere una causa organica
in quanto dipendono da malattie di competenza medica, anche se, molte volte,
sulla base organica si innestano problematiche di natura psicologica tanto che
solitamente trattasi di patologie miste che nella pratica clinica richiedono la
collaborazione tra psicoterapeuti, urologi e ginecologi.
Altri
disturbi, invece, sono esclusivamente psicosessuali e hanno a che fare con il
funzionamento cognitivo (ragionamenti, pensieri, immagini, aspettative)
emozionale e comportamentale.
Un problema
che investe la sfera sessuale di una persona, però, non è sempre da considerare un disturbo.
Occorre valutare alcuni aspetti fondamentali quali il disagio che il problema o
l'anomalia causano a livello interpersonale. In assenza di questo requisito il
problema non può essere definito una disfunzione sessuale.
Prima
di presentare i vari disturbi psicosessuali può essere utile cercare di
comprendere i meccanismi che portano all'instaurarsi ed al successivo
mantenimento di una disfunzione sessuale. A tal fine cerchiamo di immaginare il
comportamento di una donna e di un uomo mentre stanno facendo l'amore il cui
scopo, di base, dovrebbe essere il raggiungimento del piacere in modo
esclusivo. Entrambi i partner dunque cercano solamente il piacere e non un
piacere a condizione di qualcos'altro, inoltre, il piacere ricercato da
entrambi per essere completo non può ridursi solamente a quello di tipo
orgasmico, ma allargarsi a tutta una gamma di percezioni piacevoli, tra cui il
guardarsi, l'annusarsi, il toccarsi, dove sono coinvolti i sensi interni ed
esterni. Se a ciò ognuno dei partner aggiunge anche i suoi pensieri, immagini
aspettative ed emozioni, ovviamente positive, l'esperienza del piacere diventa
allora un'esperienza integrata in cui non c'è spazio per confronto, manipolazione e competizione
che riducono, se non distruggono il piacere esclusivo.
Il
rapporto sessuale consiste in un'esperienza integrata, in cui si mescolano tra
loro elementi cognitivi, emozionali e
comportamentali, e tale esperienza deriva in parte dalla nostra struttura
biologica e in parte da esperienze sviluppate in base all'educazione ricevuta
(casa, scuola, parrocchia). Pertanto gran parte di ciò che avviene durante il
rapporto sessuale non è casualità o pura improvvisazione, ma comporta pensieri,
conoscenze, abilità sociali che sono state apprese durante un percorso
caratterizzato da alcune esperienze significative che si sono verificate
soprattutto durante l'età evolutiva.
Prima
del 1970 tutti i disturbi sessuali erano divisi in due categorie di base:
impotenza e frigidità. Oggi si diagnostica invece una vasta gamma di disturbi
che per loro caratteristiche si possono raggruppare in cinque categorie.
La
prima, grande categoria fa riferimento alla dinamica processuale del rapporto
sessuale dove due partner si incontrano per una piacevole esperienza integrata,
secondo la modalità sopra descritta.
Vedremo infatti come buona parte dei disturbi sessuali tra i più diffusi si
relaziona alle varie fasi che compongono l'esperienza del rapporto sessuale
visto processualmente come qualcosa che ha un inizio ed una fine tra loro
collegate.
Dal
punto di vista fisiologico si conviene (Master, Johnson, Kaplan) a vedere il
rapporto sessuale come un processo caratterizzato da cinque fasi temporali
(curva di Master e Johnson della risposta sessuale), tutte necessarie per
"fare bene l'amore".
- La prima di
queste riguarda il desiderio (fase appettitiva), purtroppo spesso
trascurato quando si fa l'amore contro voglia o per far piacere a
qualcuno.
- La fase
appettitiva è seguita da quella dell'eccitazione, effetto del desiderio
che, con il passare degli anni, diventa sempre più l'effetto fisiologico
di opportune stimolazioni.
- La fase
dell'eccitazione corrisponde all'erezione nel maschio e alla
lubrificazione vaginale nella femmina.
- All'eccitazione
segue poi, nella dinamica del rapporto, la fase del plateau che consiste
in uno stato di massima eccitazione.
- La
fase successiva a quella della massima eccitazione è quella orgasmica che
comporta l'attivazione automatica di processi muscolari, là dove le precedenti fasi
si caratterizzavano per l'attivazione di processi vascolari. L'orgasmo è
una risposta riflessa raramente controllata.
Nella
donna i meccanismi non sono così fisiologicamente chiari come nell'uomo e
spesso l'orgasmo viene scambiato con il palateau. D'altra parte dobbiamo
considerare che il primo studio sull'orgasmo femminile in laboratorio risale
appena alla fine degli anni Cinquanta!
La quinta
ed ultima fase del rapporto sessuale è quella della risoluzione che per l'uomo
si allunga con l'aumentare dell'età tanto che, per fare un esempio, se a 30
anni può essere di mezz'ora a 80 si dovrà attendere anche 24 ore prima di
essere pronti per un nuovo rapporto sessuale.
Dott.ssa Ivana Siena
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