Raggiungere l'obiettivo
Problem Solving significa letteralmente “risolvere problemi”. Il termine,
nato in ambito matematico, si è diffuso negli ultimi anni in riferimento alle
abilità e ai processi implicati nell’affrontare problemi di qualsiasi tipo, da
quelli pratici a quelli interpersonali o psicologici.
Oggi il Problem
Solving viene insegnato e applicato con successo in vari ambiti, ad esempio, in
azienda e nel counselling come metodo di lavoro per migliorare la capacità di
risolvere i problemi.
Anche se gli
strumenti di Problem Solving si differenziano a seconda delle diverse aree di
applicazione, i principi di base rimangono gli stessi.
Si potrebbe
obiettare che risolvere problemi e inventare soluzioni siano attività
quotidiane di tutti. Alcuni danno perfino l’impressione di riuscire a cavarsela
in qualsiasi circostanza.
Capita però che
certi problemi siano particolarmente complessi, oppure che le conoscenze e le
esperienze passate sedimentino in noi presupposti sbagliati, pregiudizi che ci
ostacolano nella ricerca della soluzione. Altre volte ancora siamo così
assorbiti dal nostro malessere da non riuscire a focalizzare il vero problema.
In tutti questi
casi diventa utile applicare un metodo che ci aiuti a inquadrare correttamente
i problemi e a trovare soluzioni creative e realistiche, riducendo al minimo
stress, contrasti, stallo o pericolo di rinuncia.
Un problema è un invito al cambiamento per raggiungere i nostri obiettivi
Un problema
esiste quando c’è un ostacolo al raggiungimento di un obiettivo.
Un esempio:
stiamo percorrendo una strada di montagna con la nostra auto. Ad un tratto
incontriamo un albero caduto che ci sbarra la via. Il nostro obiettivo è andare
avanti ma l’albero non si può spostare. Però, con un po’ di attenzione, è
possibile aggirarlo uscendo dalla strada asfaltata per un breve tratto per poi
ritornare in carreggiata.
In questo caso
il problema è stato risolto senza rimuovere l’ostacolo sul nostro cammino:
semplicemente abbiamo modificato il percorso.
Il problema,
dunque, non corrisponde all’ostacolo, ma a una condizione in cui, a causa
della presenza di ostacoli o impedimenti, siamo costretti a individuare nuove
azioni, chiamate soluzioni, per raggiungere i nostri obiettivi.
In presenza di
un ostacolo non possiamo raggiungere i nostri obiettivi procedendo secondo le
conoscenze o le esperienze precedenti. Dunque, per arrivare alla soluzione, è
necessario un cambiamento nel nostro modo di vedere e sentire le cose o nei
nostri comportamenti, che ci consenta di raggiungere gli obiettivi.
Il Problem
Solving ci aiuta a individuare di quale cambiamento abbiamo bisogno e a
metterlo in atto.
Rimuovere, aggirare o utilizzare l’ostacolo?
Non sempre il
cambiamento richiesto dalla situazione corrisponde alla rimozione
dell’impedimento. Esistono infatti diversi modi per affrontare un ostacolo:
- rimuoverlo
Per alcuni
problemi la soluzione più semplice, se praticabile, è rimuovere l’ostacolo in
quanto rappresenta un peso inutile. Ad esempio, ci togliamo il maglione se
abbiamo troppo caldo, ci documentiamo se dobbiamo tenere una lezione su un
argomento che non conosciamo approfonditamente.
- aggirarlo
In altri casi,
è più proficuo non tenere conto dell’ostacolo, praticando altre strade. Ad
esempio, se il nostro lavoro non ci fa guadagnare abbastanza, cerchiamo un
altro lavoro o dei lavoretti saltuari per arrotondare.
- utilizzarlo
Alcuni ostacoli
non possono essere eliminati o aggirati ma, se osservati da un’altra
prospettiva, possono addirittura diventare una risorsa: una piccola azienda che
non è in grado di espandersi può decidere di puntare sulla qualità del suo
prodotto.
Le fasi del Problem Solving
Il processo di
Problem Solving si suddivide in quattro fasi, che si articolano in vari
passaggi intrecciati fra loro. Vediamole in sintesi:
FASE 1:
Identifichiamo il problema e il nostro obiettivo:
- Definizione dell’obiettivo.
- Analisi degli ostacoli.
FASE 2:
Generiamo le possibili soluzioni:
- Generazione delle idee (brain storming).
- Trasformazione delle idee in soluzioni.
FASE 3:
Scegliamo, valutiamo e pianifichiamo la soluzione:
- Valutazione di efficacia, fattibilità e
conseguenze.
- Scelta della soluzione
- Pianificazione (cosa, quando, come e con quali
risorse)
FASE 4:
Mettiamo in pratica:
- Esecuzione del piano.
- Valutazione dei risultati.
Le quattro fasi
sono consequenziali: seguirle nella loro progressione ci consente di impostare
correttamente il problema e di chiarire alcuni atteggiamenti o aspetti che ci
confondono, impedendoci di trovare delle soluzioni.
Non pensiamo
però che il Problem Solving sia un processo interamente razionale e lineare,
come una specie di “catena di montaggio del pensiero”. Al contrario lo scopo
del Problem Solving è aiutarci a integrare le nostre risorse, sia quelle logiche
e critiche, sia quelle creative indispensabili per arrivare alla
soluzione.
In particolare
la creatività e l’intuizione sono il cuore della seconda fase: dopo aver
identificato i nostri obiettivi e i reali ostacoli al loro raggiungimento,
dobbiamo lasciare la mente libera di creare idee, immagini, collegamenti,
prendendo nota di tutto ciò che ci passa per la testa senza criticarlo o
analizzarlo (brain storming). Solo dopo ci preoccuperemo di come le idee
potranno essere effettivamente realizzate e di tutti i possibili limiti e
problemi del progetto.
Problem Solving per problemi emotivi e interpersonali
Anche quando
non si tratta di problemi pratici ma emotivi o interpersonali, i principi
fondamentali del Problem Solving rimangono, con alcuni adattamenti, gli stessi.
I problemi
interpersonali nascono dalle difficoltà di relazione con gli altri.
Ad esempio, si possono verificare quando non esprimiamo con chiarezza i nostri
obiettivi, quando questi non sono condivisi da altre persone, oppure nei casi
in cui non riconosciamo agli altri il diritto di volere qualcosa.
I problemi
emotivi sono quelli in cui sentiamo un forte senso di
disagio e abbiamo bisogno di eliminarlo o ridurlo almeno in parte: ad
esempio, quando ci sentiamo depressi, ansiosi oppure abbiamo paura di parlare
in pubblico o non accettiamo il nostro aspetto.
Una delle ragioni
per cui facciamo fatica a risolvere i problemi emotivi e interpersonali è la
confusione tra problema e disagio: il problema non è il disagio. Il
malessere che sentiamo è piuttosto un segnale dell’esistenza del problema,
l’espressione di bisogni o difficoltà che, non trovando soluzioni migliori, si
manifestano appunto attraverso le emozioni sgradevoli o dolorose. E’ per questo
motivo che quando ci proponiamo di non provare una certa emozione, ad esempio
la paura o l’imbarazzo, il più delle volte non riusciamo nel nostro intento.
Dunque, è importante riuscire a identificare quali esigenze profonde si celano
dietro le emozioni per arrivare a porci gli obiettivi giusti. Obiettivi
positivi, non semplici negazioni dell’ostacolo.
Individuare obiettivi e ostacoli
Data la
complessità delle emozioni e dei rapporti umani, spesso non è facile
identificare l’obiettivo e gli ostacoli al suo raggiungimento ma il Problem
Solving può venirci in aiuto con numerose tecniche.
Una di queste è la “domanda del miracolo” ideata da alcuni ricercatori inglesi per focalizzare gli obiettivi. Consiste nell’immaginare la seguente situazione:
Una di queste è la “domanda del miracolo” ideata da alcuni ricercatori inglesi per focalizzare gli obiettivi. Consiste nell’immaginare la seguente situazione:
Se domani
mattina mi svegliassi e, per miracolo, il problema non esistesse più, come me
ne accorgerei? Come vedrei il mondo? Cosa farei nel corso della giornata? Che
progetti farei per il futuro? Come mi descriverei in questa nuova situazione?
Cerchiamo di
rispondere immedesimandoci il più possibile in questa ipotetica liberazione dal
problema. Saranno le sensazioni provate a farci capire se quello che abbiamo
immaginato ci soddisfa veramente e dunque rappresenta l’obiettivo o se in
realtà stiamo cercando qualcosa di diverso.
Un’altra
tecnica, questa volta per individuare gli ostacoli, consiste nell’identificare
delle “situazioni tipo” in cui sperimentiamo il problema con i suoi
ostacoli e nel cercare di descriverle in termini di immagini, sensazioni
corporee e dialoghi interni.
Ad esempio, se
riteniamo che il nostro problema sia parlare in pubblico, possiamo pensare a
cosa succede quando ci capita di farlo durante una riunione di lavoro. La
descrizione potrebbe essere pressappoco così: “quando prendo la parola e tutti
iniziano a guardarmi, le gambe cominciano a tremare, sento un gran caldo e la
fronte si copre di sudore.
Mi imbarazza
sapere che gli altri mi osservano mentre sono tutto sudato, ma cerco di far
finta di niente per non evidenziarlo ancora di più. Quasi involontariamente,
abbasso il tono della voce e faccio fatica a trovare le parole per esprimere
anche i concetti più semplici…”.
Come si può
vedere, più la descrizione è particolareggiata e attenta ai segnali lanciati
dal corpo, più diventa semplice individuare i vari ostacoli che aggiungono
stress al problema: ad esempio, lo sguardo degli altri puntato su di noi o la
reazione psicofisica del sudare, con l’imbarazzo che ne consegue.
E la soluzione?
Anche per
quanto riguarda la ricerca delle soluzioni, il Problem Solving mette a
disposizione varie tecniche la cui scelta può dipendere dal tipo di problema e
dalla personalità di chi si trova ad affrontarlo.
E’ importante
precisare che le soluzioni a problemi emotivi e interpersonali non sono
solamente azioni da compiere, ma delle vere e proprie rielaborazioni del
nostro modo di vivere alcune esperienze. Per questo motivo, in
alcuni casi l’impiego del Problem Solving acquisisce efficacia nell’ambito di
un intervento di counselling che può fornire a chi vive un profondo disagio il
supporto adeguato per superare la confusione emotiva e la dispersione delle
energie.
Cambiamo le convinzioni o i comportamenti?
Come abbiamo
detto, la chiave per arrivare alla soluzione si trova in un cambiamento nel
nostro modo di vivere certe esperienze. Ma da dove cominciare per realizzare un
tale cambiamento? Non esiste una risposta assoluta: in alcuni casi il
cambiamento potrebbe partire dalle convinzioni che influenzano le nostre
emozioni e comportamenti.
Ad esempio, per
chi si considera una persona incapace la soluzione potrebbe trovarsi nel
lavorare sulla propria autostima. In altre situazioni, potremmo invece iniziare
modificando il comportamento, le risposte corporee per arrivare a un
cambiamento nelle convinzioni.
Ad esempio, il
sentirsi ansiosi quando ci troviamo in posti nuovi o in mezzo a persone che non
conosciamo potrebbe dipendere dalla convinzione inconsapevole che “siamo in
pericolo”. In tal caso può essere utile superare questa idea negativa partendo
dal corpo, addestrandoci a rilassarci proprio nelle situazioni che temiamo.
Il cambiamento
avvenuto nella nostra reazione automatica (l’esserci rilassati) può produrre un
cambiamento nella cognizione, che diventerà, appunto, “sono al sicuro”.
In conclusione
Abbiamo visto
che, nei problemi emotivi e interpersonali, la risoluzione è soprattutto un
percorso di ascolto e di dialogo interno. Il sovraccarico emotivo rende queste
situazioni particolarmente difficili da affrontare, spesso genera confusione
ma, allo stesso tempo, è un forte segnale che ci spinge a cambiare qualcosa.
Con il Problem
Solving, nell’ambito di un aiuto professionale, possiamo individuare le nostre
vere esigenze, mettere ordine a pensieri e comportamenti e arrivare più
facilmente a una soluzione che ci consenta di star bene con noi stessi e con
gli altri.
Fonte: P. SPAGNULO, Problem solving. L’arte di trovare
soluzioni, ECOMIND
Centro di Psicoterapia Familiare
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