domenica 3 febbraio 2013

I PARTE DEPRESSIONE POST PARTUM


Cos'è la Depressione Post Partum




Negli ultimi anni, anche grazie all’attenzione mediatica data a drammatiche vicende di cronaca, il termine depressione post partum è entrato a far parte del vocabolario degli italiani.
Le conseguenze di tale depressione non coinvolgono solo la madre stessa ma la diade madre-bambino, il rapporto con il partner e tutti i rapporti che ruotano attorno alle figure genitoriali.
La tempestiva valutazione e la prevenzione della depressione postnatale, purtroppo, non risultano essere facile a causa della natura mascherata e subdola dei primi sintomi che ne rendono difficile il riconoscimento da parte della donna e dei suoi familiari e per questo, spesso, non vi è una richiesta di aiuto.
Risulta pertanto utile offrire alle madri un costante supporto da parte di operatori competenti, come psicologi, ostetriche etc che devono collaborare tra di loro.
Se questo sostegno alla maternità viene previsto dai piani sanitari inglesi, olandesi, francesi e svedesi, in Italia, nonostante i molti disegni di legge, risulta carente.
Per poter parlare di depressione post partum è necessario parlare anche della gravidanza e di come questa rappresenti non solo un periodo di crescita per le future madri, ma un periodo di crisi, che le porterà a dover riorganizzare il proprio assetto psicologico, la relazione con il proprio corpo e il rapporto, non solo con il partner, ma con tutte le figure rappresentative per lei e per il nascituro.
La gravidanza diventa un momento cruciale dello sviluppo della donna a cui fa seguito l’acquisizione di un livello di integrazione più maturo, caratterizzato proprio dalla risoluzione dei precedenti conflitti infantili.
Si è soliti considerare la gravidanze, specie la prima e la gravidanza nella sua prima fase, come momento di crisi, intendendo per crisi l’insieme dei cambiamenti che si verificano in concomitanza con alcuni eventi nodali della vita.
Sotto l’influenza di fattori biologici e psicologici, tra loro complementari ed interattivi, si realizzano, in questo periodo, trasformazioni sostanziali proprio rispetto ai fattori strutturanti l’organizzazione della personalità. La gravidanza, pertanto, costituisce una fase critica della vita, nella quale lo sviluppo psicologico è chiamato, in certa misura, a mutare direzione, il che comporta una sorta di ripresa nella crescita individuale: si tratta, conseguentemente, di una fase ricca di innumerevoli potenzialità evolutive, ma nel contempo aperta a rischi da non sottovalutare.
Questo periodo di crisi, dunque, assume una doppia valenza: da un lato di tipo evolutivo e dall’altro di estrema vulnerabilità, con impliciti rischi di distorsioni psicopatologiche essendo la donna soggetta ad una profonda destrutturazione e successiva riorganizzazione del suo senso di identità, in cui i cambiamenti prodotti dallo stato interessante possono essere vissuti come delle minacce alla propria integrità.
Si tratta quindi di un faticoso e lungo cammino, dove gli elementi simbiotici (essere madre, la formazione dell’unità madre-bambino) e quelli di individuazione-separazione (avere un bambino, immaginare il nascituro come altro da sé), confermano alla donna l’integrità del proprio corpo contro delle fantasie inconsce di deterioramento, dando l’avvio ad una relazione simmetrica madre-bambino. 

Dott.ssa Valentina Mossa

Psicologa, laureata  presso l'Università G. D'Annunzio  di Chieti (CH), impegnata nel tirocinio formativo presso l'associazione Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara (PE). 

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