Non è vero che non c'è differenza tra una madre
naturale e una buona madre adottiva. L'originario legame madre-figlio è
infinitamente profondo e coinvolge la sfera fisica, emotiva, psicologica e
spirituale. Per decenni le pratiche d'adozione non hanno considerato in maniera
sufficientemente seria l'entità del trauma subito da bambini abbandonati e
affidati a una nuova famiglia. Grazie all'esperienza personale di adozione di
una figlia, l'autrice è riuscita a intuire sul campo e a dimostrare
scientificamente l'estrema sensibilità del neonato già a pochi giorni di vita.
Nulla di strano, dunque, se un'alta percentuale di figli adottivi manifesta
aggressività verso i nuovi genitori, difficoltà a scuola e comportamenti
distruttivi e antisociali che mettono a dura prova la costruzione di un legame
di fiducia: la ferita primaria della separazione dalla madre si imprime
inconsciamente, rendendo molto difficile la costruzione di nuovi rapporti
affettivi (la paura di un nuovo abbandono è sempre latente). Grazie al suo lavoro
di psicologa, l'autrice ha potuto intervistare numerosi adulti con un passato
d'adozione che hanno voluto conoscere la propria madre naturale.
ARACNEDITRICE.IT Uno strumento di grande utilità rivolto sia agli operatori che ai genitori adottivi, impegnati quotidianamente nel processo di presa in carico di questi bambini.
Adottare un figlio è un po' come
organizzare un viaggio: per una buona riuscita è fondamentale il tempo dedicato
ai preparativi.
Nel processo di adozione, questo tempo
è "il tempo dell'attesa": il periodo che va dalla decisione della
coppia all'incontro con il bambino.
Nella prima parte di questo libro un
po' singolare, c'è la storia di Martina, un'ipotetica bambina di sei anni che
vive l'attesa di essere adottata. Nel racconto incontra un adulto disponibile,
il "Costruttore di Ponti", che l'aiuta, appunto, ad esplicitare le
sue preoccupazioni, paure, fantasie, sogni e aspettative. Il messaggio di
Martina è un invito ai futuri genitori per trasformare il tempo dell'attesa in
un processo di maturazione e di crescita, per loro e per l'intero sistema
parentale allargato.
Nella seconda parte del libro, tale
messaggio diventa oggetto di riflessione sistematica per tutti i protagonisti
coinvolti nel "tempo dell'attesa":
- il bambino con la sua storia, la sua
sofferenza e la sua voglia rinnovata di ricominciare a vivere l'esperienza di
figlio;
- i genitori, che impareranno a
prendersi cura di un figlio nato da altri, ma con cui costruiranno la loro
famiglia;
- gli operatori che affiancheranno la
coppia nell'affrontare la sua sofferenza, e nel recuperare il desiderio autentico
di essere genitori.
È un testo che aiuta a comprendere la
specificità dell'esperienza adottiva e ad affrontarla serenamente senza
rigidità.
Ci sono libri che parlano di adozione “con la testa” perché
trasmettono contenuti e informazioni molto precise; ci sono libri che
raccontano le emozioni legate all’adozione, provocando, nel lettore, la
curiosità e il desiderio di approfondire le tematiche trattate.
Ci sono libri che
emozionano perché parlano di adozione “con la pancia”, anzi “con il cuore”: “A
come adozione” è tutto questo insieme: è rigore, sentimenti, qualità delle
informazioni, ironia, amore, desiderio, competenza, dedizione, sorrisi e molto
altro ancora. E’ un’antologia che comprende 122 parole tutte in A che parlano
di adozione, sicuramente utile “per chi adotta o ha già adottato”.
Non è un libro da
leggere e basta: è un libro da “usare” ogni volta che si sente il bisogno di
“riflettere o di sorridere”.
Scopo del libro è cercare di fornire
informazioni corrette attraverso risposte semplici ma puntuali e competenti,
ai tanti quesiti che gravitano attorno al mondo dell’adozione, “…al fine di
attivare un dialogo tra Scuola e Famiglia”, imprescindibile per la crescita
serena di tutti i bambini e per la realizzazione di percorsi scolastici
validi e formativi. Un testo “furbo”: lo definirei “L’ abc dell’adozione”,
semplice ma preciso, mira dritto all’obiettivo di colpire quei docenti (in
particolare della scuola dell’infanzia e della primaria) che non vedono oltre
il proprio naso e si barricano nella loro classe realizzando attività già
consolidate nel corso della loro lunga esperienza che tuttavia non prevedono
possibili cambiamenti di rotta per la presenza, a volte un po’ scomoda,
diciamolo, di qualche bambino adottato …
Come cambia la vita e quali problemi si trova ad affrontare una famiglia
adottiva. Consigli per i genitori, per gli operatori psicosociali, gli
educatori, e per quanti si trovano in contatto con il mondo dell’adozione.
Molti i temi trattati, spesso oggetto delle tante storie, alcune raccontate
anche in prima persona. Tra i temi trattati, che si riferiscono ai primi tempi
di vita insieme in una famiglia adottiva: la “prova” cui tutti i figli adottivi
sottopongono i propri genitori, la storia della “pancia”, l’importanza del
contatto fisico, i problemi dell’inserimento scolastico, le nuove radici ed il
loro solidificarsi, le ansie dei figli di recuperare le tappe perdute, le ansie
riparatorie dei genitori, la ferita dei non amati ed i suoi effetti
psicologici, l’importanza di un’accettazione integrale del bambino insieme alla
sua storia. In particolare ci si sofferma con molte riflessioni sui cambiamenti
che con l’adozione vengono introdotti nella vita degli adulti e del bambino,
vero protagonista della storia.
Un testo serio, ricco di indicazioni curricolari per insegnanti e
operatori del settore e di consigli concreti per le famiglie.
Motivo di fondo è la collaborazione tra le varie agenzie educative che sono chiamate ad intervenire intorno al bambino adottato e che necessariamente devono operare in una sinergia di forze, finalizzate al raggiungimento dello stesso obiettivo: facilitare la crescita serena e responsabile di ogni bambino, rendendo gratificante il suo percorso scolastico e positiva la sua esperienza adottiva.
L’autrice, dottore di ricerca in pedagogia presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, cita Spitz, Bowlby, Freud per spiegare i danni causati dal mancato ammaternamento subito dal bambino, ma nel contempo offre comunque un’alternativa positiva per cercare di ristrutturare la propria esistenza. Proprio partendo dalle risorse personali e dall’inserimento del bambino all’interno di una famiglia accogliente, è possibile che l’immagine di sé si modifichi, riuscendo a dare continuità tra ciò che c’è stato in precedenza e la vita attuale. Nei capitoli successivi vengono presi in considerazione i diversi aspetti dell’adozione: l’impossibilità procreativa, l’inserimento di un figlio in presenza di figli biologici, i rapporti tra fratelli e sorelle, il rapporto tra il figlio adottivo e i nuovi genitori. Secondo l’autrice, uno dei punti fondamentali per una migliore integrazione all’interno della nuova famiglia, passa attraverso la conoscenza delle proprie origini. La carenza di informazioni, se non l’assoluta mancanza, possono essere motivo di ulteriori difficoltà da parte sia del bambino, che da quella dei neo-genitori che si ritrovano a dover affrontare alcune problematiche senza riuscire a definirle meglio all’interno di una particolare situazione pregressa. Purtroppo, come succede nella maggior parte dei casi, le informazioni che si hanno sono veramente poche e, a volte, è il bambino stesso ad avere atteggiamenti di chiusura nei confronti delle esperienze precedentemente vissute. Quindi, in mancanza di elementi che possano aiutare, viene richiesta ai genitori adottivi una maggiore consapevolezza del vuoto presente nella storia del bambino; questo, però, non deve essere elemento di diversità intesa in senso negativo, bensì di “ patrimonio originale e personale che gli appartiene e che, proprio in quanto tale, è parte della famiglia”
L'età
adulta rappresenta una delle tappe meno esplorate e studiate della vicenda
adottiva. Solitamente, infatti, quando si parla di "adottati" ci si
riferisce ai bambini, dimenticando che i figli adottivi crescono, diventano
adolescenti prima e adulti poi, entrano nel mondo del lavoro, si sposano, hanno
figli. Il volume, che si articola in tre parti, fornisce in primo luogo un
inquadramento storico-giuridico e socio-culturale dell'adozione oggi, anche
alla luce dei risultati più significativi emersi dall'indagine CIAI-GFK Eurisko
sui figli adottivi adulti; quindi, analizzandoli, riflette su ciascuno di
questi "temi cruciali" dai diversi punti di vista (psicologico,
giuridico, filosofico) e, infine, calandosi nella "realtà" e facendo
seguire alla teoria una proposta di prassi, presenta alcune specifiche e
innovative esperienze, nate proprio con lo specifico intento di affrontare quei
"temi cruciali". Le voci degli studiosi e degli operatori
dell'adozione si intrecciano dunque a quelle dei diretti protagonisti dell'adozione:
i figli adottivi. Ne risulta un testo originale e ricco, in cui l'apertura alle
diverse prospettive e ai diversi contributi riflette la volontà di facilitare
la ricomposizione di quel puzzle che è l'identità di ognuno; per questo sarà di
sicuro interesse non solo per quanti studiano le tematiche adottive o lavorano
in questo contesto, ma anche per tutti coloro che vivono l'adozione, da
genitori o da figli adulti.
Storie ascoltate
per lavoro che si intrecciano alle storie vissute in casa. La quotidianità dei
figli, dei loro amici, dei ragazzi adottivi in difficoltà, tratteggiano l’idea
di un’adolescenza come età complessa, momento di passaggio e di allontanamento dai
genitori, di ripensamento, di trasformazione e anche di dolorosa contraddizione
quando alle spalle si sono accumulati dolori, solitudine, straniamento.
Nel
libro Perché mi hai preso? Adolescenti adottivi(edizioni la meridiana,
collana prove, 2005, pp. 136, Euro 12,00) Simonetta Cavalli – assistente sociale che si occupa di
minori e disagio infantile dal 1979 – racconta storie di adolescenti e di
famiglie “che si cercano” al di là dell’appartenenza biologica, a volte
trovandosi e a volte anche respingendosi.
I
ragazzi adottati descritti sono tutti presi in carico dai servizi territoriali,
provengono da passati difficili, spesso provengono da percorsi adottivi
complicati, talvolta non riusciti. Sono ragazzi pieni di dolore, anche di
rancore, sono ragazzi che spesso non riescono a sentirsi figli; hanno genitori
che sentono di non farcela, che spesso non si sentono neanche legittimati ad
essere genitori.
L'importanza di un adeguato accompagnamento alla
famiglia adottiva nella fase immediatamente successiva all'adozione emerge in
tutta evidenza verso la seconda metà del decennio appena concluso, in
coincidenza con il crescere del numero delle adozioni e con la migliore
articolazione della rete dei servizi di sostegno sul territorio nazionale. Da
qui, lo sviluppo di ricerche e di studi in materia, che hanno sottolineato
quanto sia importante, per un armonico andamento dell'adozione, sostenere e
accompagnare la nascita della nuova famiglia, alle quali ha fatto naturalmente
seguito la realizzazione di interventi e di servizi di supporto alle famiglie.
Proprio a partire da questa consapevolezza, e dalla diretta esperienza che l'autore ha maturato in molti anni di lavoro sia come operatore sia come formatore e supervisore, il volume concentra la sua attenzione sulla fase che segue l'inserimento del bambino nella famiglia, approfondendo gli aspetti teorici complessivi e le strategie che possono favorire il sostegno e l'intervento nelle situazioni problematiche. |
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