Elementi di comunicazione non verbale
Quanto tempo si impiega, ad
un primo incontro, a decidere se una persona ci è simpatica o antipatica? In
tutta sincerità si può ammettere che, di solito, il verdetto viene emesso nel
giro di pochi secondi. Inoltre molte persone trovano difficoltà nel ricordare
il nome dell’altro appena conosciuto.
Nei primi istanti di un
rapporto si è maggiormente occupati ad osservare altre cose; i sensi si
attivano in ogni direzione tanto da notare, stringendo la mano al nuovo interlocutore,
se ha una mano calda o fredda, se è sudata, se la sua stretta trasmette
sicurezza. Ecco perché ci è difficile ricordare il suo nome.
La prima impressione su una
persona appena conosciuta è quasi sempre sbagliata; qualche volta i sensi e le
percezioni ingannano, o meglio, svolgono un ruolo che è loro proprio: un primo
sondaggio della realtà sulla scorta di dati meramente emotivi. Qualsiasi
approfondimento, qualsiasi dimensione di analisi viene rimandata ad un secondo
momento dove la mente è chiamata a svolgere compiti qualitativamente più
complessi e imposta processi razionali di critica sui giudizi emotivi, di
confronto, associazioni e memoria.
E' anche vero che quel primo giudizio, quelle
percezioni iniziali, non solo hanno pesato enormemente sull'impostazione della
relazione, ma continuano ad influire anche nel proseguo del rapporto: la mente
umana è fatta in modo tale da andare a cercare quasi sempre le conferme a quanto i nostri sensi hanno
percepito! E' molto più faticoso il processo di revisione e/o disconferma di
quelle sensazioni iniziali.
L'impatto
del contenuto sulla comunicazione (almeno nei primi momenti del rapporto) è
assolutamente trascurabile. Questo può significare che, in comunicazione,
esistono delle situazioni nelle quali la forma ha un potere di impatto assai
superiore al contenuto. Pertanto si può ammettere che :
Come diciamo
le cose è più importante di ciò che diciamo.
La comunicazione verbale (C.V.) serve a scambiare
informazioni sugli oggetti e a trasmettere la conoscenza; ma nel settore
della relazione la comunicazione non verbale (C.N.V.) ha un peso non trascurabile, anzi spesso
determinante.
Ogni volta che la relazione è il problema centrale
della comunicazione, la comunicazione verbale è pressoché priva di significato.
La C.N.V. è una forma di
comunicazione immediata; viene dal profondo, spesso è assolutamente inconscia e
proprio per questo è facile dichiarare qualcosa verbalmente ma è difficile
sostenere una bugia con il corpo.
D'altra parte di deve
anche notare che la C.V. ha un grado di complessità e precisione maggiore
della C.N.V. Sarebbe infatti impossibile la trasmissione di concetti astratti
e complessi senza ricorrere al linguaggio verbale (o numerico), alla versatilità
della parola; di contro, il linguaggio non verbale (o analogico) è assai più
ambiguo e impreciso e assolutamente inadatto per la trasmissione di messaggi
complessi.
1.
La Postura
La posizione
del corpo che il soggetto assume durante un colloquio è altamente indicativa
del proprio atteggiamento interiore. Le sensazione , le impressioni o
semplicemente ciò che si vuole esprimere in un determinato evento sociale può
essere celato dalle parole ma non dal proprio corpo. Qualsiasi movimento
improvviso del corpo riflette sempre un cambiamento dell’atteggiamento
interiore, soprattutto quando si sposta di colpo il peso corporeo.
Ciò che si è
e si pensa, quindi, viene espresso attraverso il corpo e la congruenza tra il
linguaggio verbale e quello corporeo riflette una coerenza mentale.
Un
atteggiamento corporeo rilassato produrrà
nell’altro una sensazione positiva evitando un impatto negativo.
Il
significato delle singole posture non è identico per tutti; ogni persona ha un
proprio codice altamente soggettivo determinato dall’esperienza personale,
dalla cultura di appartenenza e dall’educazione ricevuta ed è probabile che una
persona ripete la medesima postura quando gli si presenta la stessa emozione.
2.
La Gestualità
Un’altra
dimensione della C.N.V. è caratterizzata dai gesti. Non tutti sono
significativi, ma considerati globalmente costituiscono un messaggio rilevante.
Se parlando
con un interlocutore gli si dice di essere tranquillo e rilassato con
espressione accigliata e muovendo ritmicamente i piedi da seduti, il
messaggio risulterà incongruente.
Si può
generalizzare sul significato dei vari gesti, ma questi, presi singolarmente,
possono non voler dir niente, ma vanno interpretati insieme ad altri indicatori
come la postura, la prossemica, le espressioni e nel contesto in cui si svolge
l’azione.
La cosa che
sembra importante sottolineare è che non solo il singolo gesto non è indicativo
dell’atteggiamento della persona, ma il significato di un gesto cambia nelle
diverse culture.
Ad esempio
una donna asiatica tende a non guardare mai negli occhi quando parla con un
superiore, soprattutto se si tratta di un uomo, perché è stata educata in tal
modo. Diversamente una donna bianca è stata abituata fin dall’infanzia a
parlare guardando sempre negli occhi l’altro.
Ancora,
nella cultura occidentale appoggiare la gamba sul ginocchio indica che il nostro interlocutore è
decisamente rilassato. In Medio Oriente
tale gesto può essere giudicato offensivo; in Giappone, ad esempio, verrebbe
considerato alquanto maleducato, l’accavallamento delle gambe in qualunque sua
forma è infatti molto raro.
Questo ci
dimostra che, se i gesti non vengono contestualizzati, si corre il rischio di
darne una interpretazione semplicistica od errata.
3.
La Prossemica
Anche il
comportamento legato alla dimensione “spaziale” (Prossemica) influenza in
maniera significativa il processo comunicativo.
L’ampiezza
della zona intima dipende fondamentalmente da due fattori: il proprio stato
d’animo (o sicurezza) e lo “status” dell’interlocutore.
Quanto più è
elevato lo status di una persona, tanto maggiore è l’ampiezza della zona intima
che gli altri le riconoscono.
E’ naturale
che ogni persona tende a rivendicare il proprio “territorio”; infatti, se
due persone si trovano a condividere lo
stesso tavolo, ciascuna ne considera la metà come parte della sua zona intima.
E’ possibile
riscontrare alcune eccezioni derivanti dalla timidezza e dal differente status
dei due interlocutori.
C’è,
generalmente, un rapporto diretto tra il non rispetto della zona di spazio
fisico di un altro e lo stargli troppo addosso in senso figurato.
I segnali di
distanziamento possono indicare il desiderio di avere più spazio libero sia in
senso fisico che psicologico.
4.
Le Espressioni
L’insieme
dei lineamenti facciali, del contatto oculare, della direzione dello sguardo e
dei processi psicosomatici (come ad esempio l’impallidire) sono ritenuti
aspetti rilevanti ed anch’essi della C.N.V.
Il volto,
per la ricchezza della sua muscolatura, è la parte del corpo che più di tutte
veicola messaggi non verbali con una grande varietà di sfumature. L’importanza
espressiva prevalente attribuita la volto porta a trascurare durante la
conversazione l’osservazione delle altre parti del corpo che hanno invece una
notevole importanza ai fini della comunicazione.
Ogni singola
persona ha delle espressioni tipiche e strettamente soggettive, di conseguenza
solo una conoscenza approfondita dell’altro ci permetterà di attribuire un
significato univoco alle espressioni.
Anche in
questo caso l’aspetto sul quale focalizzare l’attenzione è la congruenza o meno
tra i segnali emessi dal volto e ciò che dice l’interlocutore. A volte basta un
impercettibile a sorriso a farci capire che l’altro pur dicendo di essere
arrabbiato sta solamente scherzando.
Ma cosa sono
le espressioni ?
Le
espressioni del viso sono il risultato di micromovimenti provenienti da:
1. Regione frontale
2.
Regione
mediana
3.
Regione
del mento e della bocca
Le espressioni della
regione frontale, sede di processi mentali e analitici come il pensiero, la comprensione,
l’analisi e la concentrazione sono principalmente pieghe orizzontali e
verticali.
Le prime
indicano che l’attenzione è interamente assorbita da qualcosa.
Molto spesso
questo tipo di espressione è accompagnato da altre espressioni come l’apertura
della bocca o il chiudere leggermente gli occhi che stanno ad indicare
rispettivamente un atteggiamento di attesa
o di sorpresa, nel primo caso, e lo sforzo di capire nel secondo caso. Altre interpretazioni che vengono date
a questo tipo di espressione sono il dubbio,
la confusione e la paura.
Più
specificamente, le pieghe verticali
indicano che l’attenzione è concentrata intensamente su qualcosa (o su
qualcuno).
La regione mediana è
rappresentata dagli occhi che, oltre ad essere i principali strumenti di
raccolta di informazioni esterne, riflettono la nostra condizione interiore.
La stessa
direzione dello sguardo può fornire informazioni sullo stile adottato dalla
persona nel percepire e nel pensare.
5. La prosodia
Un altro
aspetto che caratterizza la C.N.V. sono gli elementi prosodici, ossia il tono della voce il ritmo e le
pause.
Il tono di
una comunicazione non è semplicemente il tono di voce di chi parla (melodica o
timbrica); ma l’intera costruzione della frase (interrogativa, esplorativa,
imperativa..).
Il tono della voce è lo
specchio del nostro stato d’animo, veicolo dell’espressione delle emozioni le
quali si correlano con l’affettività di un individuo. Si può cogliere
l’emotività come una totalità affettiva o come un insieme di più sfumature tonali,
quali risultano all’osservatore esterno o al soggetto che si autopercepisce.
Il ritmo
deve essere “in linea” con il contesto comunicativo e di solito è meglio
renderlo vario per richiamare l’attenzione o a seconda della situazione.
Le pause
sono indispensabili: danno il tempo di pensare e di riflettere. Sono un segnale
di rispetto per l’altro, servono a sottolineare, richiamano l’attenzione.
dott.ssa Ivana Siena
VEDI ANCHE: COMUNICANDO
Nessun commento:
Posta un commento