L'avvento dei Social Network, diventati ormai parte integrante della
nostra vita quotidiana, ha sconvolto le nostre abitudini e i nostri
comportamenti.
A questo sconvolgimento non si sottraggono neppure le relazioni
sentimentali, che ora devono fare i conti con le nuove tecnologie.
Le cose sono cambiate profondamente, viviamo nella società dei social, dove non solo il contatto umano virtuale è a portata di click, a qualsiasi distanza, e tutto comincia con l’ammirazione per una foto del profilo di un perfetto sconosciuto.
Foto profilo su cui iniziamo a fantasticare e a investire e che, in un
certo senso, sono diventate più importanti della presenza fisica reale, mediata
non solo dal canale visivo, ma da tutti gli altri quattro sensi.
Anche da questo punto di vista la tecnologia ha inciso profondamente,
perfino sui canoni estetici: applicazioni facilmente scaricabili sui più comuni
smartphone (come Instagram o Retrica), permettono a chiunque di modificare le
proprie foto a piacimento, aggiungendo e togliendo filtri, aggiustando luci,
difetti, imperfezioni, rendendo la photoshoppata perfezione da copertina
non più esclusivo appannaggio dei fotografi e delle modelle professioniste.
In questa società, in cui, soprattutto per gli adolescenti e i giovani
adulti, un’immagine profilo vincente su Facebook diventa un passpartout
relazionale, pose, luci e filtri digitali, hanno sostituito l’essenza di un
particolare modo di sorridere, di un profumo, un difetto, una cicatrice,
rendendo i primi approcci un concorso fotografico di bellezza, ponendo la
scelta di potenziali partner sullo stesso piano della selezione di un vestito
fra tante vetrine.
Un vestito che non abbiamo mai neppure toccato, indossato, provato sulla
pelle.
L’influenza dei social, però, non si ferma unicamente al primo contatto,
che, nonostante i risvolti negativi sopracitati, viene positivamente facilitato
dal mezzo virtuale, ma anche e soprattutto si estende alla realtà relazionale
di una storia sentimentale.
Assistiamo costantemente a come gesti dall’unica valenza virtuale, come il
postare un cuore sulla bacheca Facebook dell’amato, abbiano sostituito in parte
e a volte integralmente gesti concreti, tesi a costruire basi solide per una
relazione duratura del tempo.
Gli amori adolescenziali (e tristemente non solo) nati sui social network
spesso hanno breve vita: si nutrono di etere, di contenuti manifesti e pubblici
a rimpiazzare una reale intimità, e si consumano in un centinaio di selfie
e qualche decina di frasi d’amore scopiazzate da Tumblr o Insanity.
E, quando infine questi amori 2.0
implodono della loro stessa virtuale sostanza, si entra a far parte del circolo
degli ex, dove la vera e propria impresa è la rimozione del ricordo.
Tutto, dalle frasi alle foto, dagli status ai giochi, che fino al momento
precedente è stato entusiasticamente mostrato al mondo, forzatamente condiviso
con la nostra metà e con l’intero networking delle reciproche amicizie
virtuali, può ricordarci l’ex.
Se pur nell’era dei social network, un semplice clic non basta per
eliminare legami, basta però per vendicarsi diffondendo, ad esempio, online le
foto osé del proprio ex o diventare uno stalker.
Io credo che, chiunque tenda a vivere le relazioni sentimentali in questo
modo, dovrebbe tentare di tagliare la realtà virtuale, il pubblico immenso del
social network, fuori dalla porta di una reale intimità.
Fare lo sforzo di conoscere l’altro per ciò che è realmente, indipendentemente
dagli status di Facebook e dalla galleria di Instagram, riscoprendo il valore
della chimica, del contatto umano reale, del suono di una risata, di un modo
unico di bere il caffè da una tazzina, di camminare, gesticolare, muoversi.
Sono convinta che bisogna riscoprire il valore del privato, del tempo
trascorso insieme, nel microcosmo che è una coppia, senza la spasmodica
necessità di fotografarne ogni istante, per sbatterlo alla mercé dell’intera
utenza di internet.
Ricordare che ci si innamorava comunque, anche prima del primo cellulare,
della prima fotocamera integrata, dell’avvento del web, prima che l’amore
diventasse 2.0 .
Dott.ssa Arianna Santarsiero
Laureata in Psicologia e tirocinante presso l'Obiettivo Famiglia Onlus di Pescara
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