Calcio
e tifo nel legame tra padre e figlio
Il legame tra genitore
e figlio rinsaldato dalla comune passione per la propria squadra di
calcio e l'importanza delle famiglie allo stadio, un tema di grande
attualità che è stato approfondito per FORZAPESCARA.TV .
«E’ sabato pomeriggio e come
spesso capita specialmente quando c’è un po’ di sole e non fa freddissimo porto
mio figlio a vedere la mia squadra del cuore. Ha quattro anni e mezzo, da
sempre l’ho portato ad assaporare l’atmosfera, i seggiolini, il campo verde e
22 ragazzi che danno l’anima per mettersi in evidenza. Non nego che è anche un
pretesto per vedere qualunque partita giocata con quella maglia, ma cercare di
“educare” il bambino e trasmettergli questa passione, come fece mio padre, è il
sogno più grande» (Un tifoso dal web).
Questa è la testimonianza di
un tifoso come molti, che comunica attraverso le sue parole, la sua grande
passione per il gioco del calcio, ormai un culto a livello
nazionale quanto mondiale. Portare i propri figli allo stadio è un modo di
lasciare traccia di sé, della propria dedizione ad un interesse che si
tramanda di generazione in generazione. Si tratta quindi di un modo
alternativo di interpretare l’intensità di un legame forte come può essere
quello tra genitore e figli, in particolare tra padre e figlio quando si tratta
di calcio.
Ci sono tanti motivi per i
quali il calcio piace e appassiona un numero così rilevante di persone. Ciò che
ne esprime la vera essenza è la possibilità di sentire sulla pelle le emozioni
che trasmette nella consapevolezza che sono le stesse di chi ti sta affianco.
In questo contesto, perciò, condividere significa “dividere con” qualcuno
i significati delle azioni in campo, le scelte dei suoi protagonisti, l’attesa
del goal, l’esultanza della vittoria. Poterlo fare con una persona di famiglia
come il proprio figlio è l’apice del’appagamento e racchiude in sé una funzione
importantissima, ossia quella di tramandare questa passione che rafforzerà
nel tempo il legame di unione tra i due consanguinei.
Per un genitore che porta la
famiglia a vedere la partita, lo stadio rappresenta, con grande probabilità, un
luogo che egli stesso nell'infanzia ha imparato a conoscere ed amare in
compagnia di suo padre e che ora, in una nuova veste, vive con la sua prole. In
questa sorta di passaggio del testimone, adesso è lui a trasmettere
il significato di questa esperienza. Inoltre, vedere sugli spalti una donna in
dolce attesa è conferma che ci sarà una continuità generazionale di questo
interesse.
L’età tipica di “iniziazione”
dei bambini allo stadio è intorno ai quattro anni, quando il papà esce dalla
sola funzione di sostenitore della maternità della compagna e può assumere
realmente il suo ruolo scoprendo il valore del sentirsi pienamente padre. In
questo momento di crescita del bambino il triangolo familiare è formato in ogni
sua parte e il padre, da regolatore di una relazione a due (madre/bambino), è
ora sempre più impegnato ad assolvere ai compiti tipici del Paternage (inteso
come cura, dolcezza, autorevolezza, dimensione etica e delle regole trasmesse e
condivise). Deve quindi rispondere emotivamente ai bisogni del figlio,
ma anche insegnargli a vivere nella società e ad adattarsi alle
richieste esterne e, poiché il bambino comunica attraverso il gioco, quello
sportivo risulta il contesto migliore per aiutare il genitore in questo compito
evolutivo. Si tratta di una vera e propria forma di trasmissione del mandato
familiare, vale a dire il compito più o meno esplicito assegnato ai membri
di una famiglia riguardo a una serie di ruoli da ricoprire e di scelte
da fare.
La prima volta allo stadio resta indimenticabile
per ogni bambino come per il genitore che vede la faccia del figlio nel momento
in cui finalmente si trova sulle gradinate, paralizzato con la bocca aperta. In quell'istante diventa chiaro che anche lui è conquistato dalla magia dello
stadio e che da quel momento in poi i due avranno per tutta la vita almeno una
passione da condividere.
A rinforzare questa nuova
unione ci sono inoltre i rituali: piccoli gruppi di bambini
accompagnati da qualche adulto prendono posto sugli spalti, tutti bardati dai
colori della propria squadra, ognuno con la maglia personalizzata di nome e
numero del proprio idolo (spesso corrispondente allo stesso del padre); gli
stessi bambini che intonano strofe di cori in attesa dell’ingresso della
squadra e che si siedono rigorosamente nello stesso ordine dell’ultima partita
a cui hanno assistito e da cui sono usciti vincenti. Le sciarpe agitate da
piccoli diventano parte dell’arredamento della propria stanza ed assumono un valore
affettivo incomparabile.
Il vivere insieme questa
esperienza diventa importante al punto che se uno dei due è impossibilitato
l’altro difficilmente decide di parteciparvi senza; il legame che si crea in
questi eventi è di pura complicità tanto che l’uno può sentirsi incompleto
senza l’altro o sentire di tradirlo se decidesse di partecipare comunque.
Si dice che più che il primo
bacio, per tutta la vita il tifoso ricorda la sua prima partita vista allo
stadio di cui per anni ha conservato il biglietto nel diario scolastico.
Mantenere questa tradizione nonostante le difficoltà di oggigiorno è
fondamentale perché rappresenta una possibilità di rinsaldare il legame
tra padre e figlio attraverso passione, dedizione, complicità
e condivisione, tutti elementi distintivi della famiglia.
Dott.ssa Ivana Siena
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