Criticità nei giovani
L'adolescenza è quella fase del ciclo di vita umano in cui si verifica la transizione dallo
stato di bambino a quello
di adulto. Essa copre un periodo piuttosto lungo, mutevole da individuo a
individuo e da cultura a cultura,
in cui a fronte delle numerose trasformazioni fisico-corporee si assiste a
profondi cambiamenti psicologici,
che investono le capacità cognitive, la sfera degli affetti e le competenze
sociali della persona.
La
definizione psicologica di adolescenza come fase di transizione non deve
tuttavia comportare una svalutazione
del contributo sociale e culturale da essa rappresentato. Il periodo di vita
vissuto dagli adolescenti
è infatti un preciso momento evolutivo con caratteristiche specifiche che lo
rendono, pur nella continuità
data dal processo di costruzione dell’identità, uno stadio autonomo.
C’è
un’idea di adolescenza come percorso/processo di costruzione dell’identità
all’interno del ciclo di vita: percorso
che si realizza affrontando (coping) e in qualche modo risolvendo specifici
compiti di sviluppo che trovano
nel contesto e nella cultura di appartenenza del singolo adolescente la loro
concreta esplicitazione.
Autori
che hanno contribuito a definire il tema della costruzione dell’identità in
adolescenza sono Erikson (1982)
e Marcia (1966; 1980). Vygotskij (1934), Bruner (1990) e Cole (1996) hanno
fornito gli strumenti metateorici
per accostarvisi criticamente. A Vvgotskij si deve il concetto di “zona di
sviluppo prossimale” (lo
spazio d’intervento dell’adulto per accrescere le competenze del bambino) e
l’idea che lo sviluppo di capacità
naturali è in parte funzione dei cosiddetti “amplificatori culturali”, ossia
gli strumenti che la cultura mette
al servizio della mente. Il contributo dell’ultimo Bruner è rintracciabile nel
concetto di “conoscenza” come
ricerca e costruzione condivisa del significato, grazie al procedere
complementare del pensiero logicoscientifico e
di quello narrativo. Cole ha fatto dei contesti d’apprendimento il luogo della
propria ricerca,sviluppando
idee riguardanti capacità mentali di soggetti appartenenti a popolazioni non
occidentali.
Adolescenza, identità e compiti di sviluppo
Erikson
(1982) ha una visione dello sviluppo come “ciclo di vita’ costellato di eventi
critici.
L’orizzonte
al cui interno egli colloca il suo modello evolutivo è psicosociale, nel tentativo
di comprendere non
solo le dimensioni psichiche dello sviluppo della persona, ma anche quelle
sociali e culturali. Quella che emerge
è una visione complessa dell’individuo che si definisce in base a tre
dimensioni fondamentali: biologica,
psichica e sociale.
Il
modello eriksoniano tiene conto non solo del presente vissuto dalla persona, ma
anche del suo passato e del
suo futuro, concependo l’esperienza individuale della persona sullo sfondo
della sua inserzione socioculturale e
storica.
Adolescenza e transizione all’adultità
Da
diversi anni ormai è stata individuata una nuova fase di vita denominata
post-adolescenza.
La
costituzione di questa nuova fase nasce dall’esigenza di poter descrivere e
spiegare da un punto di vista psicosociale
il fenomeno che vede sempre più giovani o tardo adolescenti permanere nelle
propria famiglia, rimandando
una serie di scelte che una volta accadevano prima, contribuendo all’assunzione
definitiva della propria
identità.
Quello
a cui spesso si assiste è un lento modificarsi delle relazione fra genitori e
figli dovuto alla coabitazione
prolungata nel tempo causata da elementi e difficoltà esterne, soprattutto di
tipo lavorativo.
Erikson
costruisce il suo modello in stadi e individua per ciascuno stadio del ciclo di
vita un particolare compito
di sviluppo che, a seconda di come viene affrontato e risolto, condurrà ad
esiti evolutivi positivi o negativi.
Ogni stadio dello sviluppo è infatti caratterizzato da un “dilemma
psicosociale” che nasce all’interno
della relazione soggetto/ambiente e che deve essere superato perché la crescita
possa procedere in senso
maturativo.
Il
dilemma che l’adolescente deve affrontare è legato dall’antitesi fra identità e
confusione d’identità e può portare
a raggiungere la forza psicosociale positiva della fedeltà, ossia della
capacità di essere coerenti e leali
rispetto ad un impegno assunto.
Identificazione
e sperimentazione vengono ad essere i due processi cruciali per la costruzione
dell’identità in tale
fase: attraverso il primo processo, l’adolescente abbandona le identificazioni
precedenti, scegliendo nuovi
modelli identificativi presenti nell’ambiente (amici, insegnanti e così via).
Inoltre, egli si sperimenta nell’adesione
consapevole a gruppi sociali che gli consentono di assumere svariati ruoli,
favorendo il confronto,
l’autoriflessione e la conoscenza di sé.
Al
termine dell’adolescenza, il ragazzo dovrebbe possedere una maggiore e più articolata
consapevolezza della
propria identità e delle sue caratteristiche, che Erikson individua nelle
seguenti componenti:
-
continuità e coerenza (l’adolescente percepisce, pur nella discontinuità delle
sue esperienze e vicende, una continuità
e una consistenza interna);
-
reciprocità (vi è consapevolezza di una sostanziale corrispondenza fra
l’immagine che abbiamo di noi e quella
percepita dagli altri);
-
libertà ed accettazione dei/imiti (la comprensione dei propri limiti fisici e delle
proprie capacità non intacca la
consapevolezza e la libertà di scegliere);
-
avvertire una destinazione (aver costruito delle rappresentazioni realistiche
di sé e del proprio
progetto/percorso
di vita).
CPF
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