La
dottoressa Ivana Siena ad Evento Abruzzo
La dottoressa Ivana Siena, Psicologa e Psicoterapeuta
ad indirizzo Sistemico-Relazionale, fondatrice del Centro di Psicoterapia Familiare Pescara-Foggia, ha rilasciato
un’intervista esclusiva ad Evento
Abruzzo.
L’intervista:
In che modo interpreti il lavoro:
Professione? o Vocazione? Perché?
Il percorso formativo legato alla
mia professione ha Sì origine da una “chiamata”. Non c’è, però, un essere
supremo a farla, ma una serie di fattori legati alle problematiche che si
vivono sin dalla nascita nella propria famiglia. Non mi riferisco a situazioni
al limite, ma alle difficoltà che ogni Famiglia vive nel corso del proprio
ciclo di vita e che, inevitabilmente, hanno risonanze su ognuno dei suoi
membri. Queste difficoltà si legano a specifiche caratteristiche di personalità
dell’individuo, alla predisposizione all’ascolto ed al personale grado di
tolleranza della sofferenza, portando il futuro Psicologo a scegliere di
investire in questo tipo di percorso universitario. Il passaggio alla Professione
vera e propria arriva quando matura la consapevolezza che l’aiuto che si cerca
per sé arriva attraverso quello che si è disposti a offrire all’Altro, e
viceversa.
Come mai a tuo avviso i giovani
d’oggi non riescono a divertirsi senza bere?
In una società degli eccessi come la
nostra, ogni persona è in continuo confronto con il “tanto” ed il
“troppo”. Le energie psico-fisiche che vengono impiegate per restare al
passo con i tempi possono essere circoscritte se l’obiettivo è di tipo materiale,
ma meno gestibili se si entra nella sfera della realizzazione personale ed in
quella delle relazioni sociali. “Insoddisfazione” è la parola chiave, oggi
oseremmo dire il tag, che meglio delinea il sentimento di tristezza e la
sensazione di vuoto che spesso attanagliano i giovani quando sono impegnati
nella ricerca, apparentemente difficile, del proprio valore, della propria
stima, così l’alcool diventa lo strumento d’elezione per NON pensare e NON
sentire.
La famiglia d’origine può risultare
davvero fondamentale nel processo di formazione di una persona? Perché?
La famiglia d’origine E’
fondamentale in questo processo. Tutto ciò che si è da adulti dipende da quello
che coloro che ci hanno cresciuto si sono impegnati, più o meno volutamente, a
tramandare. Spesso si tratta di messaggi impliciti, gesti, sguardi, brevi frasi
i quali restano impressi dentro i figli, le quali saranno la mappa che indica
la direzione, il “cosa fare” e “come farlo”. Questa mappa assomiglia ad un
copione teatrale che può essere però modificato nel tempo, senza mai rifiutare
la trama. Un albero senza le radici è destinato a non stare in piedi, ma a
cadere. Lo stesso albero può essere trapiantato e vivere bene anche in altre
condizioni diverse, purché non lo si privi delle sue radici.
Il benessere economico, talvolta
provoca apatia e depressione, come spieghi questo fenomeno?
Il confronto continuo con dei
modelli che incoraggiano “l’avere” piuttosto che “l’essere”, si scontra
notevolmente con la realtà economicamente meno favorevole di talune persone.
Ciò che provoca apatia e, nei casi più gravi, depressione è il “misurarsi” con
l’altro, ma la stessa parola implica il sentirsi sconfitti in partenza.
Ragionare per emulazione impedisce l’accettazione di ciò che si è o si è
diventati, porta a polemizzare contro il fato perdendo di vista il proprio
potere di cambiare le cose, se solo lo si vuole. Sentirsi meno fortunati
diventa un alibi per restare nella passività e non crearsi alternative.
Che ruolo hanno assunto i
Social Network in una società come la nostra?
Mi viene in mente la parola Alter
Ego, ossia l’altro Sé che ognuno vorrebbe essere. Credo che i Social Network
rappresentino l’invenzione più ingegnosa degli ultimi tempi, ma anche la più
penalizzante. Se da un lato attraverso questi si può esprimere se stessi nella
totalità, perché protetti da uno schermo che impedisce il contatto oculare con
le persone, dall’altro si trasforma la naturalezza delle relazioni vis à vis.
Si tratta di un mezzo per esibire, comunicare, condividere e spesso giudicare,
infatti si può affermare che, a tutti gli effetti, è un’arma e come tale può
essere usata per proteggere o per ferire gli altri, ma spesso si
dimentica che il rischio più grande è rivolgerla verso se stessi.
In un momento di congiuntura
economica come quello stiamo attraversando che valenza possono assumere i
sogni veri ed autentici?
A mio avviso i sogni sono tutti veri
ed autentici, sono la rappresentazione paradossale della realtà, quella che si
desidera e che spesso viene negata a se stessi. La riflessione sul “cosa”
impedisce di realizzarli è un lavoro lungo e difficile, ma non impossibile.
Matteo Sborgia
Fonte: www.eventoabruzzo.it