DOUDOU: Come utilizzarlo?
Prima di metterlo nella culla la mamma deve dormire con il
doudou una notte per impregnarlo con il suo odore corporale. Ripetere il primo
passo dopo averlo lavato. Le puericultrici incoraggiano le future mamme a
scegliere un doudou per il proprio bambino, e a tenerlo con sé nel letto
durante la gravidanza. L’ odore familiare di mamma e papà potrà così
rassicurare il bambino fin dalle primissime ore.
In Francia il doudou è una cosa seria, fa già parte della
famiglia prima ancore che il bambino venga al mondo. Quando il piccolo viene affidato ad altri il doudou rappresenta per
lui un legame con la propria casa e con i propri genitori. Perdere il
doudou è un dramma per tutta la famiglia, per questo esistono appositi servizi
di immatricolazione che permettono di ritrovarlo in caso di smarrimento, o
riviste che mettono a disposizione una sezione di annunci dedicati ai doudou
smarriti.
Ogni tanto un giro in acqua e sapone è d’obbligo, ma fatto
di giorno con detergenti naturali. Nel caso il bambino non ne voglia sapere di
adottare un secondo oggetto transazionale i genitori potrebbero comprarne
sempre due. Potrebbero farlo subito, senza aspettare che il primo si rompa o
che venga perso o dimenticato, soprattutto se viene utilizzato per dormire. Uno
si lascia nel lettino e uno si usa come jolly, per esempio tenerlo nella borsa
che si porta al parco, dai nonni o dagli amici, così da agevolare il sonno del
bambino.
Un esempio di doudou:
Durante la crescita il bambino passa diverse fasi e il
ciuccio potrebbe essere il suo oggetto transazionale per eccellenza,
quell’oggetto a cui è emotivamente legato. Verso i 6/8 mesi fino all’anno di
vita il bambino comincia ad avere la consapevolezza che la mamma può comparire
o scomparire dalla sua vista, ma non dalla sua vita: in questo modo stabilisce
dentro di sé una rappresentazione stabile della figura materna. A questo punto
potrebbe essere idoneo l’uso del ciuccio che consente lui di tollerare questa
lontananza dal genitore nel tempo e nello spazio, creando uno spazio simbolico
e nello stesso tempo reale, per contenere l’angoscia e il suo dispiacere per la
separazione. Con lo sviluppo questi oggetti vengono abbandonati ma in
situazioni particolari di cambiamento possono tornare per attenuare paure
legate e nuove scoperte e per ritrovare quella sicurezza conosciuta, in sua
compagnia, durante l’infanzia. I cambiamenti sono destabilizzanti per i piccoli
e vanno aiutati con calma e gradualità per abituarsi alle novità.
“Ogni bambino ha il suo tempo e non
sempre corrisponde al nostro … “
Un bambino per essere pronto a lasciare il ciuccio, o
l’oggetto transazionale, deve aver raggiunto un certo sviluppo emotivo e una
capacità di auto-consolazione tale da potergli consentire di affrontare
determinati momenti della giornata, come ad esempio il momento della
separazione per la nanna, senza quell’aiutino in più. E’ importante togliere
quell’abitudine di tenere sempre il ciuccio in bocca in ogni momento della
giornata perché così perde la sua funzione di coccola, e su questo bisogna che
i genitori non cedano. Con il tempo si potrà cominciare a stimolare l’eliminazione
del ciuccio, quando il bambino vivrà un momento di relativa stabilità emotiva.
Si potrebbero inventare delle storielle che possono traghettare questo momento,
i bambini amano le favole e spesso imitano i personaggi.
E’ importante condividere con le altre figure che si
occupano del bambino queste esperienze per trovare una linea comune e seguirla
insieme, serve costanza e pazienza, ma quando i genitori prendono una strada
dovrebbero portarla avanti con fermezza, i bambini sanno leggere dentro.
E se il bambino perde il suo “doudou”?
Potrebbe succedere di vedere una mamma in preda alla
disperazione se non riesce a trovare “la coperta di Linus” del bambino, il
genitore potrebbe comportarsi come se si trattasse di una questione di vita o
di morte, perché il bambino potrebbe reagire piangendo e urlando senza tregua e
diventando inconsolabile. In questi casi solo nel momento in cui si ritrova
l’oggetto il bambino si calma, passa dal singhiozzo al sorriso in meno di un
secondo, alla sua vista i suoi occhi si illuminano.
Questi oggetti sono talmente importanti per il bambino che
se per qualche motivo si smarriscono o si dimenticano è un vero dramma per un
bambino piccolo. Il genitore se per qualche motivo dimentica l’oggetto potrebbe
mantenere per primo la calma e non andare in panico, altrimenti fa capire al
bambino che senza l’oggetto, lui, non
può farcela. Si potrebbe addolcire questa dimenticanza con parole e abbracci. A
volte però la situazione non è rimediabile: l’oggetto si è perso e non si trova
più. In questi casi si può spiegare con sincerità al bambino come stanno le
cose, non illuderlo e raccontargli bugie. Si può cercare insieme un oggetto
sostitutivo, senza fretta, lasciandogli il tempo per elaborare quanto è
successo. A noi sembra banale, ma per un bambino che cerca la rassicurazione in
quello che lo circonda non è così. I drudo sono importanti e rassicuranti per
la costruzione della sua identità, fiducia e sicurezza in sé stesso. Le
separazioni, le perdite fanno parte della vita e questa è una delle prime
esperienze che il bambino si può trovare ad affrontare. Ci potrebbe volere
pazienza e dolcezza per coccolarlo quando il suo oggetto di solito era più
necessario la sera prima di dormire, potrebbe servire una doppia dose di
coccole e rituali che lo aiutino a rassicuralo e tranquillizzarlo.
Alcuni bambini portano sempre con sé un oggetto senza
separarsene mai, non è un campanello d’allarme, è normale, è un oggetto che
infonde al bambino sicurezza. Non bisogna pensare a quest’attaccamento come
qualcosa di malato, col tempo il bambino non sentirà più la necessità di avere
con sé l’oggetto e l’abbandonerà. Crescendo
comincerà a sentirsi più autonomo dal punto di vista emotivo e potrà fare a
meno dell’oggetto transazionale. I genitori potrebbero: non ridicolizzare
il bambino per il fatto di possedere l’oggetto; accettare che quest’oggetto fa
parte della sua persona; mantenere l’oggetto in buone condizioni dal punto di
vista igienico; non ripararlo o lavarlo all’insaputa del bambino perché sarebbe
come spersonalizzarlo; non obbligarlo a rinunciare ad esso.
Dott.ssa Sara Drudi